Vangelo di Giovanni


Introduzione

Guido Reni, San Giovanni evangelistaIo credo che nessuno può comprendere il senso del vangelo di Giovanni se non si è chinato sul petto di Gesù e non ha ricevuto da Gesù, Maria come madre. Si tratta di un testo d’alta qualità teologica, “il fiore dei vangeli”, ed ha ricevuto, a partire da Clemente Alessandrino (II-III secolo d.C.), la definizione di “vangelo spirituale”, una definizione che l’ha accompagnato nei secoli.

Il vangelo ha un linguaggio misterioso e meno familiare degli altri tre, era il meno letto degli altri nella Chiesa primitiva, ma è la via migliore per andare fino in fondo alla domanda posta negli altri vangeli: Chi Gesù?

Marco alla domanda: Chi è Gesù?, ci ha risposto di pazientare (segreto messianico), ogni cosa a suo tempo. Così ci siamo incamminati nella lettura del suo vangelo, abbiamo ascoltato discorsi, parabole, miracoli (segni), esortazioni, sempre in attesa di una risposta. Giunti al racconto della passione, la risposta non si è fatta attendere. Marco l’ha messa in bocca ad un pagano, un centurione, che, vedendo morire Gesù in quel modo, esclamò: Costui era veramente il Figlio di Dio.

Matteo, alla domanda: Chi è Gesù?, ci ha dato appuntamento sul Monte delle Beatitudini, perché in quel luogo il Maestro avrebbe pronunciato un Discorso Nuovo, ci avrebbe insegnato una legge nuova, ci avrebbe dato un comandamento nuovo, quello dell’amore. Quindi Gesù è il Maestro e Matteo ha sintetizzato tutto il suo insegnamento in cinque grandi Discorsi.

Luca, invece, alla domanda: Chi è Gesù? non ci ha fatto attendere, ci ha risposto subito. Gesù è l’amico dei peccatori, degli ultimi, dei reietti. Gesù è colui che accoglie i piccoli, che perdona (il figlio prodigo), che va in cerca di chi è debole, smarrito, lontano, per condurlo all’ovile (la pecorella smarrita) per poter fare di tutti gli uomini una grande famiglia.

Giovanni alla domanda: Chi è Gesù? ci ha detto di “vedere”, con gli occhi della fede, in ogni avvenimento della storia e della nostra vita la presenza del Cristo glorificato, che trasforma l’acqua in vino, la manna in pane, le lacrime in gioia, la croce in gloria, la morte in vita.

Iniziando il suo scritto con il prologo, Giovanni risale fino al principio che svela il vero mistero dell’uomo Gesù: “In principio era il Verbo”. Il Verbo, Parola fatta carne, nell’uomo-Gesù, ha sempre avuto la sua dimora nel seno del Padre (“Il Verbo era presso Dio”), e quando l’eternità si è aperta sul tempo per far posto al divenire: (“… e il Verbo si fece carne”), il termine “Verbo” si nasconde per far posto soltanto all’uomo nella sua dimensione fragile, effimera e sofferente.

Il quarto vangelo è costruito con arte, secondo una struttura precisa. Il filo che percorre l’intera narrazione consiste nel progressivo svelarsi di Gesù e, quindi, nel progressivo manifestarsi della fede e dell’incredulità. In ogni episodio c’è Cristo che si rivela, e di fronte alla sua manifestazione gli uomini sono costretti a compromettersi: o la fede o l’incredulità. Gli episodi sono poi disposti uno dopo l’altro in modo fa formare un crescendo: il Cristo rivela sempre più chiaramente il suo mistero, e gli uomini rivelano sempre più chiaramente la loro incredulità. La drammaticità del racconto si fa ancora più evidente se si tiene presente che per l’evangelista il decidersi ora, nella propria vita personale, a favore o contro Cristo è l’anticipo del giudizio finale. Bisogna scegliere, ora, tra la luce e le tenebre, tra la fede e l’incredulità, tra l’amore e l’indifferenza, tra la morte e la vita.

L’evangelista Giovanni ci trascina sempre più a fondo nella vera Vita eterna che già inizia quaggiù nella misura in cui noi amiamo i fratelli. Occorre un’anima contemplativa per gustare il Vangelo di Giovanni, appena noi cominciamo a meditare il Vangelo con calma e con attenzione, ne restiamo soggiogati. E’ il vangelo più amato dai contemplativi, il vangelo che aiuta di più a penetrare e contemplare il mistero di Cristo. Il vangelo pasquale per eccellenza, il vangelo del Venerdì santo, perché ci scopre, attraverso la lettura della passione, la “gloria” dell’Unigenito del Padre. Ed è anche il vangelo quaresimale; basti pensare ai racconti della samaritana, dell’uomo nato cieco, della risurrezione di Lazzaro.

Sotto l’ottica di Gesù-Luce leggiamo, meditiamo i primi dodici capitoli. Poi c’incamminiamo verso il Calvario e sarà un cammino di “gloria”; e andremo là per fissare lo sguardo su “colui che hanno trafitto”, perché emana fiumi d’acqua viva, e noi desideriamo dissetarci a quella sorgente della salvezza; desideriamo lasciarci attirare da colui che è stato innalzato da terra e ci ha aperto la via al Padre, perché Gesù è la “Via”. Secondo la tradizione, Giovanni è vissuto fino all’inizio del regno di Traiano (98-117).

In quanto al luogo di redazione, si ritiene che il vangelo sia stato scritto ad Efeso. In quanto alla data si propende per il 100 e il 110 D.C. Il vangelo fu scritto in greco, in una lingua non sempre elegante, ma corretta. Lo studio della lingua mostra numerose assonanze con l’aramaico, come “fare la verità” (Gv 3,1), “credere nel nome di…” (Gv 1,12; 2,23; 3,18). L’insieme rimanda ad un modo di pensare e scrivere “aramaico”.

Il vangelo di Giovanni è talmente differente dagli altri tre vangeli che gli specialisti hanno moltiplicato le ricerche per identificare gli ambienti che hanno potuto influenzare l’autore. Il Cristo di Giovanni, infatti, si differenzia radicalmente dal Gesù dei sinottici. In Giovanni non troviamo alcuna parabola, nessuna istruzione morale, nessuna controversia in fatto di legge o casistica come quelle che hanno entusiasmato le folle della Galilea fino ad acclamare Gesù come profeta. Abbiamo invece allegorie, simbolismi, vocaboli difficili, e una serie di asserzioni magistrali: “Io sono il pane…la luce…la porta…il pastore…la risurrezione… la via… la vite”.

E’ abbastanza ovvio che Giovanni presuppone la tradizione sinottica. Per lui è scontato che i suoi lettori conoscano già chi siano i dodici, e quindi tralascia di presentarli. Egli non fa alcuna menzione del battesimo di Gesù da parte del Battista, ma suppone che il lettore sia già a conoscenza di tale battesimo quando riporta la testimonianza del Battista (Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo…” Gv 1, 32-34). In molti casi, sarebbe difficile cogliere il senso di Giovanni se non avessimo già una conoscenza approfondita dei sinottici.

La maggioranza degli studiosi moderni pensa che Giovanni abbia utilizzato o letto il vangelo di Marco (il primo scritto e che riporta la catechesi di Pietro). A volte Giovanni non solo segue la disposizione di Marco ma usa anche sue espressioni peculiari. A ciò possiamo aggiungere che Marco fosse già noto nel mondo cristiano a cui era destinato il vangelo di Giovanni. Circa l’utilizzazione del vangelo di Matteo da parte di Giovanni, alcuni autori spiegano che le affinità occasionali che si riscontrano tra Gv. e Mt. potrebbero essere spiegate dal fatto che Giovanni conobbe un Matteo aramaico che fu utilizzato come fonte per la composizione del nostro Matteo canonico. Molte sono invece le affinità tra Giovanni e Luca: ci sono innegabili somiglianze tra i due vangeli quanto al contenuto e alla teologia. Il racconto dell’adultera in Gv 7,35-8,11 benché trovato nella maggior parte dei manoscritti di Giovanni, è di Luca al cento per cento.

Le divergenze, tuttavia, che esistono tra Giovanni e i sinottici sono ancor più numerose dei punti in comune. I numerosi miracoli riportati nei sinottici non hanno alcuna eco nei sette miracoli di Giovanni (due soltanto dei quali appaiono nei sinottici), e in Giovanni non abbiamo neppure un solo esorcismo. Dei discorsi di Gesù in Giovanni, neppure uno è registrato nei sinottici. Anche la cronologia del ministero pubblico di Gesù in Giovanni si differenzia radicalmente dai sinottici. Una cosa però è certa: Giovanni, nel suo vangelo, non ha voluto correggere la cronologia sinottica relativa alla vita pubblica, o fornire successive informazioni statistiche assenti negli altri, o connettere il racconto sinottico alla sua propria narrazione. Al contrario, egli vuole semplicemente aggiungere la sua testimonianza personale senza tener conto della selezione e della disposizione degli eventi che si riscontravano nei sinottici.

Caratteristiche del Vangelo di Giovanni

L’analisi fatta finora ha mostrato che il vangelo di Giovanni segue le sue regole e che esso va letto come un’opera indipendente. Esaminiamo ora brevemente solo alcune delle caratteristiche del suo genere letterario, che vanno prese in considerazione da chi si accinge a leggere e meditare il suo vangelo. Prima caratteristica è l’aspetto escatologico. Nei vangeli sinottici, la manifestazione della gloria del Cristo è principalmente legata al suo ritorno escatologico (Mt 16,27 ss). Anche in Giovanni si ritrovano i principali elementi dell’escatologia tradizionale: l’attesa dell’ “ultimo giorno” (6,39 ss; 11,24; 12,48), della “venuta” di Gesù (14,3; 21,22 ss), della risurrezione dei morti (5,28; 11,24) e del giudizio finale (5,29.45; 3,36). Tuttavia in Giovanni si nota facilmente una duplice tendenza: ad attualizzare e ad interiorizzare l’escatologia. La “venuta” del figlio dell’uomo è concepita soprattutto come la venuta di Gesù in questo mondo con l’incarnazione, la sua elevazione sulla croce e il suo “ritorno” al Padre, ed è visibile nei discepoli mediante lo Spirito. Il “giudizio” si opera fin da ora nell’intimo dei cuori; la vita eterna (che corrisponde in Giovanni al “regno” dei sinottici) è posseduta già ora nella fede e il ritorno del Cristo nell’ultimo giorno sarà solo un completamento del trionfo di Dio sul male (la lotta si svolge già su questa terra tra i figli della luce e i figli delle tenebre).

Un’altra caratteristica è l’ironia. Il narratore attribuisce talvolta agli avversari di Gesù parole o azioni ingiuriose che a prima vista sembrano rivolte a Gesù. Tuttavia, attraverso un’ironia accessibile ai lettori credenti, questi avversari dicono su Gesù una verità profonda che sfugge loro. Così, per esempio, la regalità sottolineata da Pilato, il cartello sulla croce, dicono la verità su Gesù. Una terza caratteristica è il doppio significato: Giovanni utilizza spesso parole o espressioni volutamente ambivalenti: Gesù parla di “rinascere” e Nicodemo capisce che bisogna ritornare nel grembo della propria madre. La distruzione del tempio evocata in Gv 2,19 è presa alla lettera dai suoi avversari, ma è spiegata dal narratore come un riferimento al corpo di lui. La parola di Gesù sul pane dal cielo è accolta come un evento puramente materiale: “Dacci sempre questo pane”, chiedono allora i giudei a Gesù (Gv 6,34). Il malinteso permette a Gesù di entrare più in profondità nella rivelazione.

Il simbolismo giovanneo. In Giovanni si riscontra un più vasto simbolismo che negli altri vangeli. Viene richiamata una maggiore attenzione sul significato spirituale d’avvenimenti apparentemente ordinari e sul senso profondo delle parole e degli episodi. Il “discepolo amato”, il cieco nato, Lazzaro, rappresentano, sotto certi aspetti, non soltanto dei personaggi storici, ma anche tutti i cristiani. Maria, la madre di Gesù, è la Chiesa stessa. Tale simbolismo si estende ad altri eventi e persone ed è necessario che meditiamo Giovanni con una particolare attenzione se vogliamo coglierne tutto il significato. Il vangelo di Giovanni è entusiasmante, tuttavia il percorso per assimilarlo può essere arduo. Si tratta di conquistare Gesù, o meglio, di lasciarci conquistare da lui, dal fascino della sua persona, che ci fa discepoli e amici. Se un consiglio è opportuno, è proprio questo: prima di meditarlo, preghiamo e chiediamo aiuto allo Spirito Santo. E’ lui che Gesù ha incaricato di spiegarci ogni cosa.

I commenti ai versetti, solo sono un aiuto, è il testo stesso che è importante. Ho preferito, dopo attenta lettura di studio, offrire a voi tutti solo l’indispensabile per aiutarvi nell’accostamento. Non l’ho scritto per dare un sapere, ma una conoscenza nel senso biblico della parola, cioè una conoscenza che si fa esperienza di Gesù, vita in Gesù. Non scordiamoci di ciò che ha detto l’evangelista:”…perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate vita nel suo nome”.

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