Il razzismo

Nascita del Sionismo

Per gli ebrei d’Europa, il secolo XIX era iniziato nell’atmosfera aperta dell’Illuminismo. Ma si trattò di un’illusione e gli ebrei ben presto si ritrovarono di nuovo perseguitati. Nel 1819, in Germania, le folle in tumulto attaccarono gli ebrei, che tornarono ad essere emarginati. La rinnovata oppressione e il timore della perdita d’identità fecero rinascere negli ebrei la speranza di un tempo, secondo cui Gerusalemme sarebbe stata ricostruita ed essi sarebbero ritornati in Israele.

Poco alla volta il desiderio di fare ritorno a Sion, l’antico nome di Gerusalemme, nella terra dei loro Padri, si trasformò ben presto in movimento politico grazie a giornalista di nome Theodor Herzl (1860-1904), le cui speranze per una piena partecipazione degli ebrei alla vita d’Europa furono annientate dal “caso Dreyfus” (1859-1935), come ho già ricordato in precedenza. Il fatto convinse Herzl a ritenere che gli ebrei sarebbero rimasti cittadini di seconda classe fino a quando non avessero avuto una patria che gli appartenesse. Così nacque il movimento sionista per creare uno stato ebraico in Palestina. Herzl morì nel 1904 e non vide il suo sogno realizzarsi.

Poco più tardi, il 2 novembre 1917 il governo inglese, sotto l’influenza dello scienziato e leader Chaim Weizmann (1874-1952), rese nota l’importante “Dichiarazione Balfour”, secondo la quale il governo britannico appoggiava “la nascita in Palestina di una nazione per il popolo ebraico”. Nel 1919 l’allora presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, confermò la dichiarazione Balfour. Nel 1939 quasi mezzo milione di ebrei aveva raggiunto la “nuova-antica terra”.