L’uomo della resurrezione

“Insegnaci a contare i nostri giorni, e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal.89,12).

Lo recito davanti al crocifisso in compagnia di Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, e lo ripeto con stupore davanti alla tomba scoperchiata in quel mattino dopo il Sabato in compagnia di Maria Maddalena, mentre “due angeli vestiti di bianco le chiesero: “Donna perché piangi?” Disse loro: “Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l’abbiano messo”. Ora Gesù le rivolge la stessa domanda: “Donna, perché piangi? Chi cerchi? Essa, pensando che fosse l’ortolano, rispose: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai messo ed io andrò a riprenderlo”. Le disse Gesù: “Maria!”. “Maestro!”, esclama Maria. “Non trattenermi perché non sono ancora salito al Padre. Ma va dai miei fratelli e dì loro: “Ascendo al Padre mio e al Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv.20,11-18).

Quanto conta l’uomo della resurrezione per Maria Maddalena? Conta quanto l’infinito. Insegnaci. O Signore, ciò che sei riuscito ad insegnare a Maria Maddalena pentita, convertita al tuo Vangelo e alla tua persona divina in veste umana, affinché ciascuno di noi sappia scegliere, nell’incontro con i beni terrestri, che pure provengono da Te, i beni celesti che partono dalla tua divina persona; quei beni che contano veramente per la sapienza del cuore perché saldati alla persona divina e professati nell’esperienza terrena del Figlio di Dio.

Contare non vuol dire solo enumerare aritmeticamente delle unità, ma contare nel senso evangelico, significa, prima di tutto, saper conoscere e valutare ciò che conta, ossia la capacità di scegliere quel terreno simile alla roccia, come dice espressamente Gesù, per edificare se stessi, realizzando pienamente la propria vocazione umana alla maniera di Cristo e rifiutando di edificarsi alla maniera del mondo o dell’uomo terrestre, naturale, contrario all’uomo interiore e spirituale, che, al dire ancora di Gesù, costruisce se stesso sui beni terrestri, paragonabili alla sabbia, ossia quei beni in cui tempo si può veramente contare in modo cronologico e determinato. La prima scelta è lodata da Gesù perché ispirata all’uomo saggio, simile “a chi ascolta le mie parole e le mette in pratica” (Mt.7,24-29); chi costruisce sulla sabbia, su ciò che passa, è chiamato da Gesù “uomo stolto”, “simile a chiunque ascolta le mie parole e non le mette in pratica” (Mt.7,26).

L’uomo della resurrezione conta, vale al di sopra di tutto e di tutti. Egli diventa l’unico amore, l’unico oggetto e soggetto della fede, perché “se Cristo non è risuscitato allora è vana la nostra predicazione, ed è vana anche la vostra fede. Invece Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti morirono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1Cor.1,13; 20-22).

Cristo rivaluta il tempo e lo impreziosisce con la sua grazia, con la partecipazione alla sua natura divina, con l’esperienza dello Spirito Santo.

Gesù, insegnaci a vegliare e ad aspettare il nostro giorno

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