Nel Getsemani: Io sono innocente nel sangue

…di questo giusto (Mt.27,24).

La Chiesa-parrocchia osserva estasiata il volto di Cristo, uomo e Dio. Essa vede soprattutto il volto umano perché molto simile al suo. Oggi la Chiesa-parrocchia è importante come lo fu Cristo, di cui essa è il tempio, ma nello stesso tempo, è anche il luogo di dissensi, di lacerazioni interne ed esterne, perché si vorrebbe trascinarla dall’una o dall’altra parte, sfigurandola, riducendola espressione della propria visione soggettiva e non riconoscendole l’origine divina.

Il conflitto tra visione soggettiva ed oggettiva della Chiesa esiste fino a quando i cristiani non si affidano all’autorità del magistero della Chiesa per abbandonarsi con fiducia soltanto alla sua guida pastorale. Poiché Gesù-Dio è fuori della visione della Chiesa-parrocchia che vive nella mente di tanti cristiani credenti e professanti. Tutto si legge e si critica a misura della propria ragione e non a dismisura della fede, la quale potrebbe spezzare l’incantesimo delle tenebre, com’è accaduto a Pilato: “Sono innocente del sangue di questo giusto”.

Egli ha scoperto qualcosa di più di questo volgare seduttore del popolo nemico di Cesare e della Sinagoga; egli ha visto “il Giusto” e il “Santo” nel volto di Gesù, Persona divina. Sulla via crucis della Chiesa-parrocchia il giusto è il volto dell’azione pastorale della Chiesa, che promuove la verità, la giustizia e la pace tra gli uomini e nelle coscienze.

La soppressione del giusto comporta la scomparsa della profezia, della chiaroveggenza e della speranza. Gesù si rivela sempre, ma non basta riconoscerlo giusto, occorre farne il motivo del vivere, il fine dell’esistere, la speranza della gloria futura. “Oggi stesso sarai con me in paradiso”. Forse, se Pilato avesse aperto il cuore al sole di giustizia; se avesse creduto alle parole di Gesù, Verbo di Dio, più che alle parole o al verbo di Roma; se si fosse dimenticato per un momento del posto che occupava, avrebbe potuto risentire le parole consolatrici di Gesù sulla verità e sul suo regno come profondamente vere e rivoluzionarie.

Caro cristiano parrocchiano, c’è in te, in me, in noi l’occhio di Pilato che vede e non scopre, che cerca e non trova, pur nella luce.
“Io sono la luce del mondo…la luce era nel mondo e il mondo per mezzo di lui fu fatto. Ma il mondo non lo riconobbe” (Gv.1,14).

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