Quinta settimana di Quaresima: Domenica

“Rendi saldi i miei passi secondo la tua
parola e su di me non prevalga il male.
Salvami dall’oppressione dell’uomo e
Obbedirò ai tuoi precetti”.
(Salmo 118,133-134).

Perché il Signore domanda al Padre di stabilire con ogni coscienza e con tutte le coscienze degli uomini un’azione spirituale simile a quella esistente tra le divine persone, per cui San Paolo afferma:”Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me?” (Gal.2,20).

Gesù si è fatto uomo per essere incorporato integralmente con tutta l’avventura umana di ciascun uomo. Egli si è fatto simile a tutti tranne nel peccato. Perciò prosegue l’Apostolo:”Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno” (Eb.4,16).

Ciò che ostacola l’amore a Dio in Gesù è il peccato. Gesù mette a servizio del nostro pentimento e del proposito di non offenderlo più, il potere di perdonare, di esercitare la misericordia. Con questo sacramento Gesù ci rigenera di nuovo alla condizione battesimale, quella cioè di figli adottivi “santi e immacolati al suo cospetto”, aperti in tutto alla sua volontà, come la Vergine Maria:”Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc.1,38).

La rottura tra la coscienza e Dio provoca una incancellabile senso di colpa interiore, profonda, intima, radicale, perché sconvolge l’originale tendenza al suo Creatore. Il bisogno di perdono è pari a quello della verità, del bene, della giustizia e dell’amore. L’uomo cerca di liberarsi da questa profonda esigenza con preghiere, con riti, con sacrifici, con offerte, con suppliche di ogni genere, perché l’inimicizia con il suo Creatore è inconsciamente, nell’intimo del cuore, un inferno insopportabile.

Le ripercussioni giungono anche alla superficie dell’io, e spesso travolgono anche le relazioni interpersonali. Il perdono di Dio, tuttavia, non si configura come una salutare terapia, ma è soprattutto la salvezza e l’inizio di un dialogo con Dio in Gesù.

Amen, alleluia,amen.