Quinta settimana di Quaresima: Lunedì

“Ma tu Signore, sei vicino, tutti i tuoi
precetti sono veri. Da tempo conosco
le tue testimonianze che hai stabilite
per sempre”.
(Salmo 118,131-132).

Ultima cena - TintorettoNessuno può scordare la distensione e la pace interiore che invadono l’anima e lo spirito dopo il perdono. La pace del cuore è frutto del perdono misericordioso di Dio. E’ una grazia che ha il potere di mutare i cardini dell’esistenza.

Gesù è abituato a donare la pace alle coscienze turbate per qualsiasi ragione. Quante volte Gesù ripete questa dolce ed ineffabile dichiarazione: “Và in pace e non peccare più”. E dopo la resurrezione, apparendo ai paurosi e talvolta impauriti apostoli e discepoli, ricorre al caratteristico saluto:”Pace a voi! La pace è con voi, la pace sia con voi”. Prima della passione e morte, Gesù si esprime in questo modo nel suo testamento d’amore:”Vi lascio la pace; vi do la mia pace: non ve la do come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si sgomenti”. (Gv.14,27).

Il bisogno del perdono di Dio esplode quando la coscienza diventa simile ad una polveriera a causa dei piccoli e grandi disordini morali. Quando cioè il peccato viene visto o scoperto dalla gente o dall’opinione pubblica; oppure il rimorso interiore, ad un certo momento, sfugge ad ogni possibile controllo della coscienza, perché lo stare male dell’anima pretende una risposta di verità o di condanna. Il peccato e il disordine morale non stanno mai da soli, ma si moltiplicano fino a divenire un modo o una maniera di vivere, quindi una condizione esistenziale tanto più suadente e persuasiva quanto più sa aggregarsi alla situazione di coloro che condividono la stessa sorte.

Il male sa farsi pubblicità da solo. Infatti la coscienza, accecata dalle passioni può considerare “progresso” ciò che è contro natura e contro la legge morale naturale, per il solo fatto che un numero crescente di persone, o la cultura vigente lo testimoniano e lo rendono una moda, un costume.

Amen, alleluia,amen.

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