STORIA DEL POPOLO EBRAICO
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PRIMA PARTE: DALLA PREISTORIA ALL'ESILIOPERIODO DEI GIUDICI |
Fonti bibliche e loro naturaLe notizie concernenti questo periodo ci sono offerte dal libro dei Giudici; i primi 15 capitoli di 1 Samuele si occupano invece della figura di Samuele tratteggiando così la situazione determinatasi al tramontare del periodo e il passaggio dalla giudicatura alla monarchia. Il periodo, acquisizioni e problemi Diciamo anzitutto che ci troviamo di fronte al periodo più oscuro di tutta la storia ebraica. E siccome il tempo dei Giudici è paragonabile al nostro Medioevo, possiamo parlare di “oscuro Medioevo” ebraico. Ma non in senso dispregiativo, deteriore! Basti pensare alla fecondità delle sue numerose e decisive realizzazioni:
In seguito a frequenti successioni di debolezze e d’eroismi in campo religioso, di sconfitte e di vittorie in quello della politica, gli Israeliti sono riusciti ad assorbire la maggiore civiltà del paese, a trovare una loro definitiva identità religiosa e politica, e a rimanere quali possessori incontrastati della loro terra. Detto questo, resta però la confessata oscurità di molti fatti storici concreti:
Assestamento internoI vari gruppi hanno certo dovuto consolidare il possesso definitivo dei rispettivi territori, acquisiti a causa di una penetrazione pacifica o con la forza delle armi. Quali fattori di una progressiva unione possiamo considerare:
Intanto la nuova vita instaurata sulla terra e in piccole comunità locali, ha portato alla costituzione di un regime oligarchico-municipale, dove le varie famiglie o clan erano rappresentate da un collegio di notabili, di anziani, aventi il compito di amministrare e di giudicare. Ogni città si regge quindi da sé, ha la sua giustizia per gli affari interni, ha la propria milizia arruolata nei casi di necessità, tra gli uomini validi di ogni famiglia. Il consiglio degli anziani tiene le sedute amministrative e giudiziarie alla porta della città, donde il significato metaforico di “porta”. Il libro dei Giudici ci obbliga a pensare ad un’organizzazione probabilmente più vasta, a livello di tribù (sparsa, e non raccolta in un unico insediamento cittadino). I dati da lui offerti non sono però omogenei:
Ora, se accettiamo l’ipotesi che il libro dei Giudici sia stato costruito in base ad una duplice tradizione, riguardante da un parte eroi liberatori occasionali e dall’altra Giudici che avevano esercitato una funzione direttiva nelle varie città, possiamo ricostruire la situazione pressappoco in questo modo: Ci fu, all’epoca dei Giudici, un organo di governo, il “giudice”. La lista dei Giudici minori non è completa. Inversamente, tutti i giudici maggiori non sono stati dei giudici (Otoniel per esempio e Sansone). Se si considera la lista dei giudici minori, “dopo di lui giudicò…” l’ufficio sarebbe stato ricoperto in modo continuo. Se si considerano i giudici maggiori, le loro giudicature sono state separate da grandi vuoti, i periodi di oppressione.
Relazioni con l'esternoA dispetto di quanto può apparire dal libro di Giosué, la conquista del Canaan non è stata per niente completa, ma ha avuto piuttosto il carattere di un insediamento parziale. Le popolazioni indigene non sono state annientate e ridotte al silenzio. Cosicché si rese necessario giungere ad una forma di convivenza. Esteriormente si cercava, nel reciproco interesse del momento, di convivere pacificamente. I Cananei vedevano in fatti negli Ebrei una gente che ancora una volta avrebbe potuto stroncarli se avessero tentato di insorgere; dal canto loro gli Ebrei avevano tutto da imparare per il bene della terra ormai loro dalle cognizioni notoriamente più evolute dei Cananei in fatto di edilizia, di agricoltura e delle arti. L’alternarsi di guerre e di pace, caratterizzante le relazioni degli Ebrei con le popolazioni locali, era destinato a ripetersi anche nei confronti dei vicini regni di Moab, Ammon, Edom. Nel loro tendere verso una terra, il Canaan, più fertile e ricca della loro, questi regni erano interessati a sfruttare le vicende interne della comunità ebraica: in periodi di crisi potevano tentare delle sortite, fare escursioni e razzie, occupare delle terre, fino a che il risveglio del sentimento etnico e religioso degli Ebrei non dava a questi ultimi la forza di reagire e di passare alla riscossa. Una “politica” ambigua anche la loro, quindi, che costringeva le comunità ebraiche ad una continua vigilanza. Penetrati anche loro nel Canaan al tempo dell’invasione ebraica, ed insediatisi nella piana costiera meridionale (perché provenienti dal Mediterraneo), essi rimasero sempre estranei allo sviluppo interno di Israele, ma misero in scacco la conquista israelita e obbligarono i figli di Israele a uscire dal loro primitivismo nomade e dalla loro tendenziale anarchia tribale per organizzare una resistenza efficace. Con la gravità del pericolo da loro rappresentato, i Filistei furono i responsabili indiretti della creazione dell’esercito e della monarchia israelita, e se loro hanno isolato i figli di Israele dalle coste del Mediterraneo impedendo loro di far concorrenza ai Fenici diventando un popolo di marinai, li hanno però lanciati sulla via della politica di espansione continentale che fu quella di Davide e di Salomone.
Influssi cananei in campo culturaleAbituati come siamo a considerare il lato negativo della presenza Cananea nella storia ebraica, dobbiamo sforzarci nel coglierne anche gli aspetti positivi e provvidenziali. E’ stato scritto: “La cultura del Canaan doveva impregnare profondamente Israele. La sintesi dei due popoli ha portato alla nascita di una civiltà nuova, quella in cui doveva esprimersi la Bibbia. In Palestina è avvenuto quello che accadde nelle Gallie dopo le invasioni dei Franchi. La Francia non poteva nascere che attraverso gli orrori della barbarie dei Merovingi. Ma mentre la Francia adottò la religione dei Gallo Romani, è la religione di Israele che si impose ai cananei. Per arrivare a questo lo jahvismo doveva adattarsi, senza rinnegarsi, come si adattò il cristianesimo antico per diventare la cristianità del Medio Evo”. Il primo apporto si è verificato nel campo dell’agricoltura e delle coltivazioni. Messisi alla loro scuola gli Ebrei hanno imparato a coltivare la vigna e gli alberi da frutto, a vivere da agricoltori, a lavorare il legno, più tardi a leggere e a commerciare. Gli Ebrei hanno impiegato molto tempo soprattutto a imparare l’arte del costruire e quella della ceramica. Altro settore di influenza è quello degli usi e costumi. Dai cananei gli Ebrei hanno mutuato i segni di lutto, il matrimonio mediante il pagamento di una somma di denaro al padre della sposa, la punizione di una città coll’accecare un occhio degli abitanti, l’esenzione dello sposo novello dal servizio militare, ecc… Giova osservare che gli israeliti, pur con tutte le loro concessioni all’ambiente, hanno sempre sentito la vita Cananea come u qualcosa di estraneo alla propria. Per questo hanno condannato l’industria, il commercio e il guadagno che costituivano gli interessi principali della civiltà urbana del Canaan. Anche in epoca tardiva il commerciante era ancora designato col termine “cananeo” (Is.23, 8; Prov.31,24), perché la sua attività non era ritenuta idonea per gli Israeliti.
Composito influsso cananeo sulla religione In campo strettamente religioso, i Cananei hanno esercitato una duplice influenza, una positiva e l’altra negativa. Si sono così avuti: Un fenomeno di leggiamo adattamento dello Jahvismo. Resosi sedentario, il culto di Jahvé che era sempre stato reso sotto la tenda, sostituì quest’ultima con il Tempio o meglio i Templi, poiché la popolazione ebrea era dispersa e non poteva accorrere tutta ad un medesimo luogo di culto. Tale pluralità divenne uno scandalo a partire dal regno di Giosia o piuttosto dall’esilio babilonese. Il materiale liturgico: altari, bacini, steli, fu conservato. Là dove non c’era tempio si annesse con tutta semplicità un’altura campestre. L’operazione riusciva spesso anche più facile per il fatto che alcuni luoghi, come Betel, Sichem, Mambre, Bersabea, erano legati ai ricordi dei patriarchi e beneficiavano così di una cauzione jahvista. Vi si venerava un albero, reso sacro da una teofania, un pozzo scavato da Isacco, una stele unta da Giacobbe. Il personale religioso che serviva i templi e le alture non cambiò. Jahvé aveva i suoi sacerdoti. Ma questi non potevano essere ovunque, sebbene si veda un levita-danita spostarsi con la sua tribù. Molto spesso i sacerdoti cananei restarono in funzione. Si è supposto che al tempo di Davide, Sadoc fosse un sacerdote di Sedeo in Sion e che fosse stato confermato nell’incarico dal re Israelita. La forma o il rituale dei sacrifici dello jahvismo ha preso assai dal rituale cananeo. E’ anche possibile che riti come quello dell’Urim-Tummim e l’arrivo del capro emissario provengano da quelli cananei. Anche la purificazione del lebbroso e numerose pratiche codificate nel codice Sacerdotale possono avere la loro origine nel vecchio rituale di Sion, anteriore alla conquista davidica. I musici creati a suo tempo da Davide per il servizio del Tempio sembra provenissero dall’ambiente cananeo. Infatti, alcuni di loro, come Etam e Hemen che la Bibbia denomina “ezrahiti” (3 Re 5,11; Sal. 87 e 88) cioè “aborigeni”, ricorrono in lista di nomi scoperte a Ras Shamra. Persino alcuni attributi di Jahvé sembra appartenessero originariamente al dio cananeo Baal-Hadad; così “Jahvé cavalcatore delle nubi” (Sal.67,5; Is.19,1) come lo era Baal; il tuono considerato quale voce di Jahvé e anche di Baal (Sal.47,3; Is.14,13). L’esistenza di tali influssi non pregiudica la bontà e originalità della religione ebraica, anzi rientra nel modo ordinario di agire di Dio il quale non crea continuamente ma, attraverso le circostanze provvidenziali, prepara quanto è necessario alle tappe ulteriori del suo disegno. Per questo siamo soliti dire che Dio ha fatto servire alla storia della salvezza cielo e terra, tutta la storia umana, comprese le vicende e istituzioni profane e persino le aberrazioni degli uomini peccatori.
Un fenomeno condannabile di sincretismoDi primo acchito lo Jahvismo sembrò rischiare di essere trascinato in un’onda di baalismo. Gli Israeliti subirono il fascino intenso dei riti violenti della religione dei vinti. Canaan sembrò conquistare i conquistatori. Il culto naturista delle alture, come le sue clamorose feste agricole, i templi, attorno ai quali si aggiravano prostituti di ambo i sessi, attiravano questi nomadi avidi che erano gli Israeliti. Nel Canaan si bevevo vino, e questo vino non era inutile quando i Cananei cercavano l’euforia destinata a provocare la risurrezione di Baal e la pronuncia dei suoi oracoli misteriosi. Se Salomone darà la sua cauzione regale a questi eccessi popolari, più tardi al tempo della regina Gezabele il tentativo di soppiantare Jahvé con Baal sarà sventato solo dall’energico ed eroico intervento di Elia (3 Re 18,1-46). Le simpatie maggiori andavano alle loro dee pagane: Aserah, Astante ed Anat. Nonostante la rigorosa proibizione del Decalogo (Es.20,3-5) gli Israeliti non seppero sottrarsi nemmeno all’influsso della iconografia religiosa Cananea. Gli scavi rivelano che nelle città abitate dagli Israeliti del Ferro I° e II° abbondano le figurine della dea Nutrix. Per quanto siano semplici amuleti e siano meno procaci delle celebri “placche di Astante”, non possiamo negarvi gli influssi della religione Cananea. Così anche per il culto tributato al serpente di bronzo del Tempio di Gerusalemme (4 Re 18,4) e per il culto del vitello d’oro introdotto da Geroboamo dopo lo scisma dei due regni settentrionale e meridionale. Facciamo alcune esemplificazioni:
Raggiungimento di una fede unica, jahvistaIl fatto saliente di tutto questo periodo dei Giudici resta il diffondersi dello jahvismo in tutte le dodici tribù. E’ vero che nei documenti attuali esso è dato come verificatosi alla fine del tempo di Giosué e che in Giosué 24 (=assemblea di Sichem) sembra si parli del rinnovamento di un patto che le 12 tribù avevano già sancito ai piedi del Sinai, tuttavia:
Tramonto dell’epoca dei GiudiciSecondo il libro omonimo, il periodo tramonta con la figura del giudice Sansone, definito quale “soldato isolato, combattente in avamposti perduti, senza che abbia potuto far sentire il suo influsso sull’insieme del popolo di Israele” che stava andando alla deriva, sempre più infedele al Patto Sinaitico rinnovato a Sichem. 1 Samuele ci presenta invece la figura di Samuele, dai tratti ambigui: Evidentemente nella composizione di queste figure hanno giocato prima le tradizioni popolari e poi le interpretazioni teologiche delle fonti scritte finali.
Produzione letterariaA “conquista del Canaan avvenuta”, le prime esperienze di vita sedentaria e contadina che da una parte favorivano il contatto continuo tra le varie comunità e dall’altra offrivano parecchi momenti di pausa (stagioni non lavorative, riposo giornaliero, feste settimanali e mensili) nei quali ci si ritrovava e si parlava delle proprie esperienze antiche e nuove, hanno portato ad un’attività orale, qualcosa di simile ai canti dei trovatori o menestrelli medievali, e scritta. Gli studiosi concordano nel far risalire a questo periodo:
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