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La Pasqua (2012)

Ultima cena di Gesù - Joan de JoanesMancano due settimane alla Pasqua

Oggi mi sono recata a messa e dentro di me parlavo a Gesù. Gli dicevo: Tu sei morto per me, per la mia salvezza, per la redenzione umana, e riflettevo sul significato di perdere noi stessi per rinascere, come il chicco di grano che per portare frutto deve morire.

Non sono così coraggiosa, ma Gesù lo sa, chiede ciò che ognuno di noi può dare, io mi sento sempre in difetto, vorrei ricambiare il suo amore in modo adeguato e degno, ma lo faccio poche volte. Gli offro il mio amore quello si, sempre, misero imperfetto ma tanto amore.

Oggi mi sentivo come una bambina, che corre libera e poi per proteggersi corre e si rifugia nelle braccia di Gesù per sentirsi in pace, serena e consolata.

In questa Pasqua e spesso nelle ultimi anni, ho sempre avuto questo sentimento forte verso Gesù, di rassicurarlo, di stare con lui, consolarlo per la sofferenza che ha patito per me, per noi tutti, curare le sue ferite, quanto avrei voluto curare le sue piaghe, asciugare le sue lacrime, perché l’amore che provo è immenso.

Durante questo periodo negli anni della mia conversione ho sentito forte Gesù, il suo amore, la sua passione, il desiderio di stargli vicino, come se fosse e stessi vivendo tutto ora, come se ogni anno si rinnovasse il suo sacrificio di amore, e il sentire nel mio cuore è intenso.

Sul momento nel pensare alle parole morte, sofferenza procurano turbamento, smarrimento, e la natura umana tende ad allontanare questi pensieri, fugge da questi sentimenti che fanno parte della nostra verità, ma poi se penso al significato che invece hanno, vado oltre, è come se respirassero un aria nuova, perché in realtà il sacrificio di Gesù per noi ha come ricompensa la vita eterna, la nostra risurrezione, come promesso da Gesù: chi crederà in me e seguirà i miei comandamenti avrà la vita eterna.

Noi non conosciamo la vita eterna, ma ci dobbiamo fidare di Gesù. Conosciamo la vita terrena, e sicuramente non è come la vorremmo, c’è il peccato, ingiustizia, discriminazione, povertà, odio, ma c’è anche amore, l’amore di Dio che ci accompagna, ed è un dono di Dio, la vita è un dono, anche questo un grandissimo dono di nostro Signore.

Penso a quanto Dio ci ami, anche se ad alcune risposte non so darmele, ma confido in lui, perché incontrarlo ha cambiato la mia vita.

Anni fa, come dicevo sopra, proprio nel periodo pasquale ho vissuto un episodio “mistico” o almeno io lo definirei tale.

Accade una domenica, poco prima di Pasqua, quel giorno non volevo recarmi a messa, con la promessa che sarei andata il giorno seguente il lunedì.

Ma improvvisamente sentii un tuffo al cuore, una voce che mi chiamava, molto forte, che sovrastava i sensi, e mi recai in Chiesa dove cominciai ad adorare il Crocifisso, amavo e adoravo le sue piaghe, quel giorno la sua sofferenza, la sua croce mi apparvero come bisognose di consolazione, lui mi faceva sentire il suo amore, mi diceva: adora le mie piaghe perché io ho amato il sacrificio di amore, e non provavo dolore, ma amore, tanto amore, mi ha fatto sentire per qualche minuto la percezione del suo amore, di cosa significasse la sua passione per noi, cosa intendesse lui con la parola sacrificio di amore per noi.

La chiamo esperienza mistica perché ero accompagnata dalla grazia dello spirito per sentire “la sua voce” il suo richiamo e fare parte intimamente di quelle sensazioni.

L’adorazione alla passione di Cristo

Il pensiero che ho avuto e che ho sempre in mente, è che fino ad allora vivevo la Pasqua, il venerdì santo con sofferenza, perché tutto mi legava al patimento di Gesù nel Getsemani e in croce, ma solo quell’esperienza mi ha portata a sentire invece “le delizie della croce” intese come l’amore senza confini di nostro Signore che mi faceva comprendere di amare il suo sacrificio e mi rendeva partecipe facendomi assaporare questi sentimenti con gioia e dolcezza.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)

Piccoli rapimenti

Maria Maddalena in estasi  - CaravaggioDal mio primo incontro con Gesù sono susseguiti durante il mio cammino spirituale episodi che io definisco “piccoli rapimenti”.

I miei piccoli rapimenti sono le delizie che Gesù mi fa sperimentare facendomi sentire fortemente la sua presenza, intimamente, procurandomi come una sospensione dal mondo, per alcuni minuti, è come se fossi avvolta in una nuvola e sentissi solo la sua voce, la voce dell’amore.

Non ci sono momenti precisi, può accadere sempre, di solito accade spesso durante la Pasqua o il Natale, ma è capitato anche in diverse ore del giorno, quando prego, in mezzo alla natura e soprattutto spesso è accaduto durante l’Eucarestia.

Quando succede io non riesco a parlare, piango, provo un emozione immensa, e mi metto in ascolto, ma lui mi parla al cuore, mi dice che mi ama, di non avere timore, che lui c’è sempre, di pregare.

Lo stato che provo è di estrema beatitudine, è come se non avessi bisogno di niente, sono totalmente appagata nel corpo, nell’anima e nella mente, ho solo desiderio di stare li abbandonata in lui e sentire il suo amore, vorrei che quel momento non finisse mai.

Ultimamente, viviamo in un momento di estremo terrore, sembra che il male stia prendendo il sopravvento nel mondo, ma non sarà così per chi ha fede, in questo momento terribile, Gesù ha detto al mio cuore di pregare per l’umanità.

Come mi parla? So che non è facile comprendere per chi non ha vissuto questa esperienza, perché sono come parole stampate e scolpite nel cuore e io le devo solo tradurre o meglio comunicare. Non danno adito a interpretazioni diverse, sono quelle e basta.

Io mi trovo in una dimensione soprannaturale, comprendo che sono come leggermente distaccata da terra, e il suo amore si impossessa del mio essere totalmente, io non reagisco perché mi beo della sua presenza, è come se riconoscessi il mio Creatore, e non mi manca nulla, rimarrei così in eterno.

Spesso Gesù mi richiama davanti all’immagine della Divina Misericordia, che come già ho scritto precedentemente, è un mistero che sento particolarmente nel cuore, egli mi dice di divulgarlo e recitare la coroncina.

Mi “chiama” il giorno mercoledì per la devozione del mistero, è capitato che diverse volte mi chiedesse per cinque mercoledì di fila, di recarmi in Chiesa davanti all’immagine e recitare la coroncina della divina misericordia.

Io so che tutte queste preghiere andranno a beneficio dell’umanità, dei miei affetti, e soprattutto di chi soffre nel corpo e nell’anima.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)

La miseria dell’uomo e la sua povertà

Dimensione terrena e dimensione spirituale

sacro cuoreDa quando ho incontrato Gesù ho vissuto ad intermittenza attimi e momenti spirituali in cui sentivo la dimensione divina, e momenti in cui venivo riportata all’infermità terrena.

Durante questo mio percorso spirituale ho sentito e avvertito tantissimo questo travaglio tra la vita terrena e la vita spirituale.

Difficile fare incatenare questi due modi di sentire, perchè quando venivo chiamata alla spiritualità mi rendevo conto di dover ritornare al terreno e viceversa quando ero immersa nella povertà della terra ero richiamata verso il cielo.

Ovviamente nella mia dimensione terrena ho sentito tutta la pochezza e la miseria dell’uomo, di me stessa, forse la stessa miseria che tutti i poeti e scrittori hanno cercato di interpretare e di narrare nel corso dei secoli.

Soffro particolarmente al pensiero di ciò che siamo, al fatto che siamo destinati a morire, che arriveremo con l’avanzare dell’età e forse non ci riconosceremo neanche più, al cambiamento del corpo, alla malattia, alla consapevolezza che perderemo i nostri cari, ai pensieri che mutano, al nostro misero evolverci per poi cessare di vivere.

Mi fa soffrire la natura povera e inferma dell’essere umano e tutte le nostre limitazioni e debolezze.

La speranza e la luce è Dio. La mia fede mi porta ad avere pienamente fiducia in Gesù, che proprio per donarci la vita eterna, la salvezza dell’anima e la resurrezione è morto per me, per noi. Quale amore più grande? quale amore più puro può arrivare a tanto? questo mi fa comprendere come nostro Signore ami la sua creatura e come la nostra vita sia un dono, tutto è un dono di Dio, bisogna fidarsi di lui.

Nonostante tutto questo la mia anima mortale soffre, ma non appena si eleva riconosce il Padre e si bea del suo amore e della sua appartenenza.

Credo che tutto questo sia stato scritto da secoli nel cielo, l’uomo deve provare tutto questo, l’uomo è nel peccato, l’uomo è miseria, solo Dio può elevare la nostra natura e condizione.

A volte ho provato dei sentimenti di ribellione verso questo Dio, ho cercato di allontanarmi un pò, ma mai definitivamente e pur rimanendo nella consapevolezza di avere sempre la mia mano intrecciata alla sua, ma lui è sempre li che aspetta e attende i suoi figli.

Non si può scappare dal tuo creatore perché “gli appartieni”.

Tutto questo ti porta ad amare immensamente i tuoi fratelli, a perdonare, perché tu sei stata perdonata in primis, ad amarli di più perché tu hai sentito l’amore di Dio, a perdonare i loro limiti, perché tu stesso hai dei limiti, a comprendere che siamo tutti incatenati in unico dono di amore.

E’ come se avessi trovato la mia pace e il mio ristoro dimorando in lui. Mi calma nei momenti di tensione, mi consola nei momenti di sofferenza, ma non sempre sento l’azione dello spirito, bisogna cercarlo, pregare, mettersi in ascolto, non è scontato, non accade ogni giorno, ma avviene soprattutto nella preghiera e chiamandolo: “vieni o spirito”.

Rimane comunque e sempre un dono di Dio.

Molte volte è come se volutamente mi facesse sentire queste due reali differenze.

Credo che la felicità vera non esista qui sulla terra o almeno vi sono momenti di gioia, attimi di serenità, ma poi comunque il peccato si fa sentire, siamo ingoiati e concatenati per cui le azioni dei nostri fratelli si ripercuotono su di noi, se vi fosse il Regno di Dio già qui sulla terra non vi sarebbe sofferenza, ma pace, solidarietà e luce, ci sarebbe uguaglianza e amore verso tutti indistintamente.

Accade però che quando incontriamo Dio inizia già sulla terra una parte di Paradiso.

Il disegno di Dio è portare il suo Regno e noi abbiamo il compito di partecipare al suo progetto d’amore e il desiderio di Dio è salvare tutte le anime.

Perché noi siamo gli artefici del suo progetto di amore?

Dio ci ama e ci ha concesso il libero arbitrio, la scelta di seguire la via del bene o la via del male. A volte la vita veramente appare come il combattimento tra le forze del bene e quelle del male.

Dio entra solo se noi glielo concediamo e lo lasciamo entrare nel nostro cuore. Se il nostro cuore è pieno di lui, non c’è più posto per Satana.

Seguirlo significa ascoltare la sua parola tramite la lettura delle Sacre Scritture, del Vangelo e i suoi insegnamenti, rassomigliargli per quanto ci è possibile nella nostra natura imperfetta.

Egli ci conosce, ci ama per come siamo con le nostre debolezze. Egli ha scelto il mondo per portare la sua luce e la sua salvezza. Dal cielo ha scelto noi. Che cos’è la vita terrena in confronto alla vita dell’eternità?

Non dobbiamo spaventarci per la sofferenza, per le tenebre e il buio della terra, lui ha portato la luce e la speranza e ha scelto gli eletti per trasmettere e divulgare il suo messaggio di luce.

L’importanza della preghiera la chiave che apre le porte al cuore di Dio.

Mi resi conto di quanto fosse importante la preghiera, il pensiero rivolto a lui nell’arco della giornata per non perdere questo rapporto continuo e unico, spirituale quasi intimo per l’intensità, pregando mantieni viva l’azione dello spirito santo, Gesù parla al tuo cuore, e tu parli a lui, puoi raccontargli tutto, le tue ferite, le tue gioie, le tue sofferenze, i tuoi dolori, e più c’è abbandono e amore da parte nostra e più nostro Signore è recettivo ad accogliere il nostro grido e le nostre intenzioni e ad esaudirci con le sue grazie, o con ciò che noi chiediamo.

Più vi è purezza amore abbandono umiltà nel chiedere più Dio è propenso a concedere.

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La rosa di Santa Rita

Santa RitaIl 22 maggio ricorre la festa di Santa Rita. E’ consuetudine per i devoti per l’occasione recarsi in Chiesa e acquistare le rose, fiori che sono stati simbolo e che hanno accompagnato la vita della Santa. Quel giorno mi recai con un amica in Chiesa per acquistare le rose. Volevo regalarle a mia madre.

Ne comprammo tre, io ne acquistai una rossa e due bianche. Ricordo che la Chiesa era colma di persone, e vi era poco spazio persino per camminare, anche perché si stava celebrando la messa, ci trovammo quindi a spostarci salendo qualche gradino in uno spazio di rientranza, dove vi erano poste alcune panche per sedersi e vi era una statua di nostro Signore con i segni della passione riverso e disteso in senso orizzontale racchiuso in un rettangolo di vetro.

La visione di quella statua colpì profondamente il mio cuore, e fui presa da un richiamo intimo di compassione accompagnata da dolcezza e tenerezza verso Gesù. Sentii forte il desiderio di consolarlo, come se Egli fosse li veramente tra noi, vivevo il momento intensamente avvolta dallo spirito, e gli dissi: “Gesù come vorrei e come avrei voluto alleviarti solo di un po la tua sofferenza, come avrei voluto consolarti”.

Quello che stavo vivendo era un “momento di grazia” donato da nostro Signore, sentire lo spirito di compassione e di amore vivo verso Gesù. Presi una rosa bianca del mio mazzetto e la porsi a Gesù, la adagiai in un vaso che era posto li accanto alla statua e gli dissi: “spero di poter alleviare di un pò la tua sofferenza con questa rosa, i patimenti che hai subito per noi”. Tutti questi pensieri erano condivisi intimamente con nostro Signore, nel silenzio del mio cuore. Quando ripresi in mano il mazzetto di rose mi accorsi, che vi era una rosa in più, un bocciolo di rosa bianca.

Rimasi attonita e la mia amica mi chiese da dove provenisse quel bocciolo apparso improvvisamente, che era impossibile, non era nel mazzo e non l’avevamo acquistato. Io compresi che fosse un pensiero di Gesù, ma ero confusa. La mia amica mi spinse a recarmi nella saletta delle rose e chiese se la signora si ricordasse di avermi dato anche un bocciolo di rosa bianca. Ma la Signora rispose che non vendevano boccioli di rose, ma solo rose. Ero molto stupita, ma non incredula. Raccontai al mio Direttore spirituale l’accaduto e lui mi disse semplicemente:” Gesù ha risposto donandoti la sua carezza”. Mi disse anche che questi episodi non erano rari, ma erano capitati in quella Chiesa, in occasione di Santa Rita.

Quel ricordo mi accompagna sempre, tanto da amare appassionatamente le rose bianche, in particolare i boccioli di rosa. Mi sono chiesta perché un bocciolo chiuso. Ho pensato alla mia spiritualità ancora acerba, da scoprire, che doveva risvegliarsi e aprirsi alla vita. Un piccolo fiore ancora chiuso, inesperto, da dover annaffiare custodire e alimentare con la luce e l’acqua, la sete di Dio.

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La vista

transfigurazione di GesùDopo il primo incontro con Gesù, seguirono altre sue rivelazioni, avvenivano principalmente durante l’Eucarestia, sentivo il suo calore, e mi rendevo conto che lui mi stava riempiendo l’anima del suo amore. Mai come allora mi sono sentita così amata, un amore divino, gratuito, pieno avvolgente e la mia gioia era infinita. Mi chiedevo se Gesù volesse in cambio qualcosa da me, cominciava a balenarmi in mente l’idea della consacrazione, ma questo pensiero mi agitava, perché non era ciò che avrei voluto. Parlando in seguito con il mio direttore spirituale compresi invece che Gesù quando vuole qualcosa da te, te lo pone direttamente nel cuore, non c’è imposizione, non c’è timore, lo senti già dentro di te con desiderio e intenzione. Compresi che non era quella la mia strada, ma di proseguire nel mio cammino verso la strada dell’ amore. verso me stessa.

“Conoscerlo” è’ stato come se ad un certo punto avessi veramente trovato il significato della vita, della mia esistenza, è come se prima ero cieca, tutti noi lo siamo prima di incontrarlo, vediamo solo ciò che ci è concesso vedere, il limite, il nostro limite umano, solo affidandoci a lui possiamo fare molto e donare molto. Lui ci porta inizialmente verso noi stessi per farci comprendere chi noi siamo, curando le nostre ferite, e facendo emergere i nostri talenti, poi ci illumina, ci cammina accanto e noi ci sentiamo talmente fortunati da voler trasmettere ai nostri fratelli la nostra esperienza di incontro, tocchiamo con mano il Vangelo, cerchiamo di viverlo, di imitarlo, anche se abbiamo le nostre debolezze e i nostri limiti e la strada maestra e della “perfezione” è lunga, necessita di molta costanza e cura. Lui non ci abbandona mai, noi lo tradiamo spesso, ma lui è sempre li, con la sua infinita bontà e dolcezza, questo sente il mio cuore, lui ci conosce profondamente, conosce ognuno di noi e ci ama senza distinzioni.

Quante volte l’ho rinnegato? Quante volte ho avuto paura?, quante volte mi sono allontanata? Quante volte l’ho messo all’ultimo posto? come lo stesso discepolo e diletto Pietro che rinnegò Gesù tre volte, e non solo lui, tutti noi lo abbiamo tradito in qualche modo, ma egli è sempre rimasto li, rimane lì con noi, con il cuore aperto, ci perdona, ci ama, ci comprende, ci attende, tutto è stato fatto a lui, ma egli non si stanca mai non ci abbandona mai.

Questi è Gesù, la via, la speranza e la vita.

Mentre scrivo queste parole il mio cuore trabocca dall’emozione, a volte ne ha paura, perchè siamo umani, e non possiamo comprendere pienamente cosa significa amare in modo puro e incondizionato, questi sentimenti nobili e divini sono talmente perfetti che fanno paura, almeno a me, a volte, quando non c’è Gesù che mi consola, perché invece molte volte lo fa.

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La conversione – 6

Arrivammo a San Giovanni Rotondo

Padre PioCominciai a piangere e versare fiumi di lacrime ininterrottamente. Lo sentivo dentro di me, mi faceva conoscere per quanto possibile chi era, il suo cuore, la sua anima, quanto amava le creature, quanto si era prodigato per loro e per la loro salvezza, quanto aveva interceduto con Dio per portarci a lui, quanta sofferenza per guadagnare le anime a Dio, soprattutto quanto amore e bontà che rivestiva verso tutte le creature.

Si era preso la croce di Gesù per completare la redenzione e la salvezza degli uomini. Mi confessai dopo tantissimo tempo e mi recai nella sua tomba che era posta nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie per pregare. Mi inchinai a pregare e sentii le sue parole dentro di me e furono queste: “io non posso prometterti niente, ma tu prega sempre, devi dire tutti i giorni il rosario e poi lascia fare a me”. Non udii proprio una voce, o meglio erano come parole stampate, nette, chiare, come un timbro. Rimasi un po’ li a pregare, mi sentivo come liberata, leggera, emozionata, provata ma serena, confortata ma soprattutto amata, amata di un amore e un linguaggio da me non comprensibili fino ad allora, un amore diverso, totale, si divino, un amore puro e disarmante che colmava la mia fame d’amore e dissetava la mia anima. Mi sentivo anche spogliata di tutto, è come se mi fosse stata fatta la radiografia dei miei trent’anni, perché quella era l’età che avevo.

* * *

Passato il periodo estivo tornai nella mia città di Bologna con una grandissima sete di conoscenza. Volevo sapere con precisione, con maggiore informazione chi fosse quel padre che aveva bussato al mio cuore e l’aveva sconvolto, ma di gioia regalandomi un’immensa serenità. Ero felice, appagata, mi recai in libreria e comprai diversi libri che trattavano sia la sua biografia che le sue opere, il catechismo, la sua figura mistica. Mentre leggevo le pagine di quei libri ho pianto tanto, mi sono enormemente emozionata, avevo trovato un senso alla vita, avevo scoperto l’amore verso le creature, avevo imparato che non siamo soli, che c’è lassù chi ascolta le nostre angosce, chi ci tende la mano. Lessi che San Pio aveva fondato i gruppi di preghiera in suo nome per pregare tutti insieme, io entrai a fare parte di uno dei suoi Gruppi. Andavo spesso in Chiesa, tutte le domeniche mi recavo a messa e avevo cominciato a prendere il sacramento dell’Eucarestia. Ricordo che quel periodo fu come una nuova fase della mia vita, di esplorazione, di conoscenza, di equilibrio, come se tante risposte mi fossero già state donate, ma era solo l’inizio, eravamo solo alla prima lettera dell’alfabeto di quello che sarebbe stato un percorso e un cammino rivolto ad una conversione spirituale che continua ancora a tutt’oggi. Perché quando ci si incammina verso l’infinito non ci si può fermare, c’è sempre tanta strada da percorrere, ti sembra di averne già intrapresa tanta, ma non è mai abbastanza, perchè c’è sempre da fare, da imparare, bisogna combattere per mantenersi saldi, per conservare al meglio i nostri doni e i nostri talenti, perchè noi siamo umani, siamo deboli, siamo imperfetti e limitati, abbiamo le nostre fragilità che ci penalizzano, che intralciano il cammino verso la perfezione divina. Ma non dobbiamo scoraggiarci, Gesù stesso ha vissuto la nostra condizione umana, proprio per quell’amore sublime verso la creatura imperfetta e terrena, proprio per quell’amore verso di noi si è fatto crocifiggere, ha preso su di se i peccati dell’umanità per la redenzione umana. Fino ad allora però io conoscevo solo Padre Pio, era lui la figura che sentivo, e che ho sentito al ritorno da San Giovanni Rotondo e che mi ha guidato, o meglio ha fatto da intercessore per aprirmi le porte all’incontro con Dio.

*****

Penso che nel corso di tutta la nostra vita Dio ad un certo punto bussi alla porta del nostro cuore, per ciascuno di noi in modo diverso, e abbia anche per ognuno un progetto salvifico diverso. Per molti di noi ha bisogno di ripulire il “terreno” del nostro animo, eliminare le erbacce secche, i rami spogli, purificarci per essere un pò più pronti all’incontro con lui, elevarci ad una dimensione diversa e superiore, come quel “leggero sollevamento” che spesso mi aveva accompagnato fino ad allora. Io facevo parte di quella categoria di persone, quelle da ripulire, anche perchè un terreno fertile, incolto e ripulito è meglio recettivo per accogliere, seminare e per portare frutto. Nel frattempo il mio amore cominciava a stare meglio e a riprendersi lentamente. Accade tutto in modo quasi inconsapevole, era come tutto inconscio, come se tutto ciò che stava accadendo lo realizzai pienamente con il trascorrere del tempo. In realtà allora non mi ponevo tante domande, vivevo ciò che accadeva in modo autentico, vivevo nel mio limbo senza troppe perplessità o interrogativi, che invece presero possesso di me parecchio tempo dopo, quando compresi con chiarezza ciò che realmente avevo maturato. E’ la ragione di queste pagine scritte molto tempo dopo rispetto all’esperienza vissuta, quando si ha una visione completa trasparente e assimilata e quando soprattutto si comprende il valore della testimonianza. L’ho raccontata oralmente molte volte a persone amiche, vicine, o che incontravo nel mio cammino, ma mai niente che lasciasse un’impronta scritta indelebile, che rimanesse nella memoria e nei sentimenti di chi invece è alla ricerca, di chi si pone degli interrogativi, di chi vorrebbe percepire una speranza nella propria vita, di chi vorrebbe rinnovarsi, di chi vorrebbe convertirsi, di chi desidera conforto ed è avvolto nella solitudine più totale, non dico quella che potrebbe apparire esteriore, ma quella interiore, la solitudine dell’anima, da chi è assorbito dall’inquietudine, da chi si chiede perchè viviamo? perché l’umanità soffre? perchè siamo attanagliati dal peccato? La mia non è la risposta assoluta, è la mia testimonianza che da uno spiraglio di luce, per chi vuole vederlo, per chi ha la sensibilità di aprire il cuore.

La conversione 7

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)

Piccolo pensiero

Sono appena tornata dalla Chiesa dove mi sono confessata, e parlando con il Sacerdote gli dicevo quanto facevo fatica a comprendere il mistero della sofferenza.

Dopo la confessione mi sono diretta ad un crocifisso della Chiesa per salutare Gesù e ho trovato un santino con una croce in legno molto bella con scritto: Sapienza e potenza di Dio con queste parole:

Peter Paul Rubens - elevazione della croceLa Croce

Per chi crede, la croce è manifestazione suprema dell’amore del Padre e del dono di Gesù. Fare il segno della croce e portare la croce al collo deve essere testimonianza che, nella nostra povertà e fragilità, ci dichiariamo anche noi dalla parte di quell’amore capace di sacrificare la propria vita.

Per Gesù la croce è il prezzo della fedeltà e dell’amore a Dio e agli uomini. La risurrezione è l’altra faccia della croce: è il segno che la via della fede a Dio e del dono di sé fino alla croce, è vincente.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)