Vestire gli ignudi


Nella società dei consumi è difficile scorgere come praticare anche quest’altra opera di misericordia. Se da noi non esistono gli “ignudi”, per mancanza di vestito, si possono però trovare a volte persone, soprattutto di colore, che indossano indumenti leggeri con temperature rigide, come quelle invernali, oppure anche bambini zingari scalzi o anziani senza cappotto. Con molta discrezione in silenzio bisognerebbe potere allungare qualche vestito nuovo a queste persone.

Il bisogno è molto maggiore in altre parti del mondo dove c’è gente veramente ignuda e bisognosa di vestiti: sono centinaia di milioni in Africa, America Latina, in varie nazioni asiatiche, ecc….

Lasciamo stare i problemi di cultura, che va rispettata. La realtà è che non si vestono perché non hanno i soldi per comprarsi i vestiti; tant’è vero che il vestito, e di solito molto bello, lo riservano per la festa; tant’è vero che le persone che riescono a studiare, a guadagnare e a tirarsi fuori dalla povertà, si vestono; tant’è vero che nella stagione meno calda si sentono molti tossire e molti sono malati di tubercolosi perché non possono coprirsi sufficientemente.

Ma come aiutarli?

Alcuni raccolgono vestiti usati e li mandano ai missionari. E’ una strada buona se si manda roba buona, ben pulita e soprattutto se si invia quello che i missionari chiedono e si è sicuri che sono loro a utilizzarlo in modo diretto e mirato. Forse, però, il mezzo più efficace è quello di rinunciare alle spese superflue nell’acquisto dei propri vestiti e mandare il denaro ai missionari, perché acquistino sul posto i vestiti che vanno bene ai più poveri che non possono procurarseli o, meglio ancora, perché forniscano telai e filo per produrre le stoffe, o almeno forniscano le stoffe per confezionare i vestiti secondo i costumi e le mode del luogo.

In altre parole: un vestito di meno per “vestire gli ignudi” dei paesi poveri.

Amen,alleluia,amen.

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