A Cana di Galilea

La Madre disse ai servi: Fate tutto quello che vi dirà.
Gli occhi di Maria si riempiono di luce e di timore nell’ascoltare la risposta di Gesù di portata profetica, come si è già detto. Di luce, perché Gesù è amore donato, offerto gratuitamente a tutti, immolato dal momento della Incarnazione fino alla resurrezione.
In Gesù batte il cuore di Dio. Di timore, perché il riferimento di Gesù alla “sua ora” ridesta nel suo animo le parole profetiche del vecchio Simeone: ” A te stessa una spada trapasserà l’anima” (Lc.2,15).
E’ da sottolineare il ruolo della fede della Madre di Gesù, la donna modello di fede. Così pure va sottolineato la raccomandazione di Maria ai servi: “Qualsiasi cosa vi dice, fatela!”. Non vi è altro compito e significato per Maria, per la Chiesa, per ciascun credente autentico: essere un invito in direzione di Gesù Cristo.
La scena muta ancora alle nozze. Unico protagonista di tutto ciò che può accadere in senso positivo -il miracolo- o in senso negativo -il non miracolo-, è nelle mani di Gesù di Nazareth. Egli assume il ruolo di Figlio di Dio, dopo che Maria Vergine gli ha richiamato l’investitura del Padre: “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”.
Una lezione di vita per tutti i credenti, per la Chiesa è la nuova rievangelizzazione: ripartire da Dio, da Gesù, Figlio di Dio, dall’ascolto della sua Parola e dal suo esempio in risposta alla filosofia del superuomo, potenziato dalla struttura del regno del peccato, proposto come paradiso terrestre, infestato di idoli, di magie e d’illusioni.
Ripartiamo da Gesù per ritrovare il senso ultimo di noi stessi.

Vi erano là sei giare di pietra destinate alle abluzioni.
Il Maestro non si muove. I servi aspettano gli ordini. La festa continua. I commensali sono allegri. Qualcuno pensa al peggio, altri dicono: stiamo a vedere. La musica nasconde le incertezze che s’infiltrano anche nella gioia della vita. In alcuni cuori c’è l’attesa, in altri il silenzio della fede e la certezza che Gesù sa come fare, sa come dimostrare il suo amore per l’uomo e la sua gloria, la sua provenienza divina, soprattutto ai discepoli presenti. Il momento è veramente importante perché deve proporsi come luogo della creazione, luogo della conversione, luogo del miracolo.

Gli strumenti presentati da Giovanni in modo descrittivo: “V’erano sei giare di pietra destinate alle abluzioni”, passano sotto l’azione della potenza divina di Gesù. Esse sono di pietra, ossia esprimono la durezza della materia nei confronti dell’azione dello spirito. I cuori di pietra sanno resistere alle sollecitazioni della grazia, come si legge nell’Apocalisse: ” Sto alla porta e busso” (Ap.3,20).
E Gesù, richiamando Isaia, dirà: ” Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”, vuol fare conoscere non solo gli ostacoli da rimuovere per l’incontro con Lui, ma intende fare capire che, nonostante tutto, compirà ugualmente il miracolo di Dio in mezzo a noi, alla Chiesa, alle famiglie, alle coscienze, ai popoli, qualunque sia la loro condizione sociale e morale, perché Dio ama l’uomo e si cura di lui.
La motivazione di ogni intervento di Dio è il suo amore per noi. Gli attimi di pausa prima dell’azione bruciano, consumano, se vogliamo, i nostri egoismi, per restituirci all’amore per la vita.

Gesù ordinò ai servitori: Riempite le giare di acqua.
E’ da approfondire, oltre le apparenze, il comportamento di Gesù. In Lui, dopo le parole di Maria, che ormai ha predisposto le cose e gli animi all’accoglienza dell’opera divina del Figlio di Dio, sembra in atto un raccoglimento interiore che richiama alla mente i grandi silenzi biblici, quando Dio si consulta prima di intervenire nella guida del suo popolo. Gesù sa di porsi oltre il possibile umano, mettendo nel ritmo del quotidiano il ritmo del ” tutto è possibile a Dio” (cfr,Mc.10,27).
La sua Incarnazione passa ora dall’epifania di Dio nell’epifania dell’uomo: un volto nuovo ed un potere d’amore onnipotente scendono a proporre alla mente, al cuore, alla volontà degli uomini, quelle aperture profonde dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, per mezzo delle quali la persona umana diventa capace d’infinito, di dialogo e di esperienza di Dio, essendo chiamata a partecipare alla natura di Dio con la figliolanza adottiva e col progetto di salvezza universale, il vero sogno dell’Amore di Dio.
Il punto di partenza esistenziale è quello richiesto da Gesù ai servitori: riempite le giare d’acqua, ossia salvare se stessi da se stessi e lasciarsi riempire da Dio, accettare l’azione di Dio in noi, lasciare fare a Gesù Figlio di Dio fatto uomo e partecipe di questa nostra umanità, perché egli trasforma in noi la sua Incarnazione e la sua dimensione di uomo-Dio, morto e risorto.
La fede conduce a riempirsi della Parola di Dio; essa è Dio, il Verbo fatto uomo.