A Cana di Galilea

Allora la Madre di Gesù gli disse: ” Non hanno più vino”.
I responsabili diretti della festa nuziale non sanno cosa fare. Come ovviare al disagio incombente? Il banchetto nuziale è sull’orlo del collasso e della vergogna. La mancanza del vino è la rovina della festa. A questo punto della narrazione l’evangelista Giovanni introduce i nuovi protagonisti: Maria e Gesù. Essi sostituiscono gli sposi e gli organizzatori, affinché la gioia degli sposi e dei commensali sia completa secondo lo spirito della tradizione.
Una madre intuisce le paure nascoste, i problemi e le preoccupazioni dei figli. In lei esiste un sesto senso, quello della intuizione. Maria, Madre di Gesù, percepisce col cuore di mamma lo scoramento e forse anche l’inquietudine degli sposi. Si alza e va da Gesù. Ella sa che Gesù è la risposta vivente del padre a servizio dell’uomo e dell’umanità. Dio è fedele (1^ Cor.10,13). Non abbandona l’uomo ma si prende cura di lui mediante l’incarnazione del Figlio. Tutto ciò, pertanto, che in qualche modo o in qualche misura colpisce il cuore dell’uomo o la sua esistenza terrena, colpisce Dio stesso. Egli, infatti, ci fa sapere, per mezzo di Gesù, di essere “il Dio-con-noi”.
“Io sono con voi fino alla fine dei tempi”(Mt.28,20) e che “in Lui siamo, esistiamo, ci muoviamo” (At.17,28).
La storia dell’Amore di Dio si mescola con la storia umana trasformandola in storia della salvezza in Cristo Gesù, Dio e uomo, morto e risorto. E’ al Figlio di Dio fatto uomo, al Figlio della Potenza dell’Altissimo, soprattutto al figlio della cultura e della tradizione del popolo ebraico, che Maria Vergine si rivolge dicendo: “Non hanno più vino” per investirlo del bisogno che c’è di Lui e della sensibilità del suo amore per chi soffre, chi attende un intervento dall’alto, chi spera di essere visto e guarito da Gesù Salvatore.

Gesù le rispose: Che importa a te o a me, o donna?
Maria Vergine sa come rivolgersi al Figlio di Dio, perché Madre e perché anche conosce la sua missione: come mai ottiene una risposta francamente inspiegabile e deludente? Così appare alla nostra sensibilità umana.
La risposta di Gesù esprime una chiara reticenza pur acconsentendo poi a fare il miracolo. Certo, la comunicazione di Maria Vergine “non hanno più vino”, suona alle orecchie di Gesù come una sollecitazione a prendere a cuore la situazione, ad intervenire con la carità del suo cuore. L’intesa interiore tra la Madre e il Figlio è comunque fuori dubbio. Tra i due non esiste neppure l’ombra di un possibile screzio o dissenso, perché in Lui agisce la pienezza della Grazia e la fedeltà alla volontà del Padre. La ruvidità del linguaggio si spiega partendo dall’impostazione della fede e dell’autentica ed autonoma comunità dei discepoli,

in realtà ancora molto precaria e bisognosa di trasformare la fede iniziale in fede radicale nel loro maestro mediante quelle opere straordinarie che avrebbero dimostrato che Gesù non è solo un uomo, il figlio di Maria, ma il Figlio di Dio, il Dio fatto uomo. Nessun uomo può compiere le opere da Lui compiute. Cana di Galilea o il nostro paese, o città, o metropoli, è soltanto un’occasione che acconsente ancora oggi a Cristo, morto e risorto, di compiere attraverso la Chiesa ciò che è necessario per convertire i nostri cuori alla potenza divina del suo amore oblativo: “Senza di me non potete far nulla” (Gv.15,5).
Gesù si presenta agli uomini come un unico progetto di salvezza eterna.
Ogni pagina della storia deve confrontarsi con Lui, centro del cosmo e della storia. Con la risposta sorprendente “…Donna…”, Gesù indica la separazione del Figlio dalla Madre durante il ministero messianico. Gesù e solo Lui è l’iniziativa di Dio.

L’ora mia non è ancora venuta.
La precisazione di Gesù “l’ora mia non è ancora venuta”, rappresenta una difficoltà interpretativa più per noi che per Maria. La risposta è evidentemente profetica, proprio nel momento in cui Gesù inizia la sua missione, il suo pensiero già guarda al momento finale, cioè all’esaltazione sulla croce. Fino da Cana di Galilea, Gesù si rivela teso verso la sua ora, ossia il momento della croce-resurrezione. In Giovanni è proprio questa la caratteristica fondamentale del concetto di “gloria”.
Potrebbe sembrare strano e scandaloso affermare che la gloria si riveli sulla croce, luogo dell’umiliazione e della sconfitta, ma Giovanni insiste sulla sua formulazione: sulla croce si rivela la gloria. Quindi Gesù, a Cana, rivela il primo segno riguardante la sua vicenda, quella cioè di essere incamminato verso la croce, in cui si nasconde la vera vittoria di Dio.
Il secondo segno che si manifesta a Cana, ci porta più al cuore della manifestazione di Gesù: la gloria di Dio è l’amore. Maria Vergine legge nella profondità del cuore di Gesù e sa comprendere la sua Parola. Sa anche che Gesù deve sfatare l’idea di un Messia politico, trionfatore sugli altri popoli, guida alla restaurazione dei fasti d’Israele; Ella sa anche che la volontà di Dio cammina per altra strada, quella dell’Amore oblativo di Gesù crocifisso, morto e risorto, che non trova posto nella mentalità dei contemporanei di Gesù. Gesù è venuto a portare il regno di Dio tra gli uomini.