Chi è per noi

IL PUNTO DI VISTA GIOVANNEO

Secondo l’evangelista Giovanni, la pace è il dono ultimo di Gesù ai suoi, consegnato appena prima della passione, e dunque anche nel quarto Vangelo la pace ha relazione con la Pasqua del Signore.

Il contesto però appare differente da quello paolino. Gesù, infatti, non è identificato alla pace, ma ne è la fonte peculiare, a sua volta la pace è presentata con una forza che abilita il credente a vivere la sua propria pasqua come Gesù.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non ve la do come il mondo la dà. Cessi il vostro cuore di turbarsi e di temere” (Gv.14,27).

“Queste cose vi ho detto affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv.16,33).

Anche per Giovanni la pace è dunque dono di Dio comunicato in Gesù: l’insistenza sul verbo “dare” è una delle caratteristiche del racconto della Pasqua secondo Giovanni (in particolare Gv.17), proprio perché la Pasqua del Signore si comunica, si rivela, si dà il massimo: non come il mondo che dona per compromessi, ma fino al segna supremo.

La pace di Gesù inoltre non è assenza di conflitti, ma anzi è la consolazione che egli offre ai suoi per resistere al conflitto col mondo che Gesù sa inevitabile (Gv.15,18-21; 16,1-2).

Essere cristiani significa vivere in stato di lotta e persecuzione con la mentalità corrente: resistere non è facile, il resistere è il frutto della fiducia che Gesù ha già vinto il mondo, benché questa vittoria non sia ancora pienamente sperimentata da noi. Questa tensione tra ciò che è già compiuto e ciò che ancora non lo è, è consolata dal dono della pace, da non intendersi come un comodo rifugio o una delega del proprio compito, ma come una certezza che diventa operante in misura della nostra fede.

CONCLUDENDO

Dobbiamo dunque fare attenzione a non svuotare questa pace, se non vogliamo svuotare Gesù e la sua Pasqua. Ancora una volta siamo interpellati a decidere se fidarci della diplomazia che mercanteggia, o se fidarci della Croce del Signore, presente nella nostra vita e nella nostra storia.

Cristo-pace significa evidentemente lotta alla disuguaglianza e alla menzogna accollandosi il peso e le conseguenze che essa comporta; significa rifiuto del compromesso che priva le parole del loro effettivo spessore.

LA DOMANDA FONDAMENTALE

Ci accostiamo infine alla realtà profonda di Gesù. Questa volta non si tratta di delinearne delle caratteristiche, quanto di cogliere il nocciolo della questione.

Naturalmente questo non sarà senza rischi, perché quanto più ci si avvicina all’essenziale, tanto più calano gli strumenti per descriverlo e le parole si svuotano. Tuttavia, corriamo il rischio.

Partiamo da un’affermazione che già altre volte abbiamo ripetuto su queste pagine: Gesù non è la risposta della vita dell’uomo, ma la domanda. E allora partiamo da questa domanda. Gesù sa bene di essere una sfida o, quanto meno, una provocazione. Egli lo ha sperimentato già sulle strade della Palestina e non solo da parte di avversari, ma anche di amici e di uomini di fede:

“Giovanni, intanto, che era in carcere, avendo sentito
parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per
mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt.11,2-3).