Chi è per noi

Uguale esperienza fa il popolo d’Israele liberato dall’Egitto, camminando nel deserto verso la terra promessa dal Signore, guidato, tappa per tappa, dai segni di Dio e dalla propria fede (Es.13,21-22). Il cammino non è senza incertezze, la fede vacilla, le ribellioni sono frequenti; ma questo continuo riferimento a una strada da percorrere tracciata da Dio, è il segno, sul versante umano, di una fede dinamica pronta alle risposte e ugualmente capace di riprendersi dopo le ribellioni. La vita è intesa come un progressivo andare verso Dio, nella certezza che egli a sua volta viene incontro all’uomo attraverso la storia, lo prende anzi in braccio, gli rende più agevole la strada (Sal.18,10;Deut.32,10).

Questo tema della strada compare lungo tutto l’AT, nei profeti come nei salmi, sia per descrivere una liberazione progressiva che Dio spalanca davanti all’uomo, sia per mostrare come la decisione dell’uomo sulla sua vita sia una specie di bivio di fronte al quale ci si trova ogni giorno. Solo la Parola di Dio accolta come progetto della vita fa capire quale ramo del bivio imboccare, dà la forza per sceglierlo e il coraggio di perseverarvi con successo (Sal.1).

Da questa immagine della strada, l’uomo è provocato a prendere quotidianamente la propria decisione davanti a Dio e perseguirla con costanza, come un cammino sicuro quanto la meta, anche se pieno di sorprese e difficoltà nell’itinerario.

Tenendo presente tutto questo complesso discorso, capiamo allora che cosa significhi “Io sono la via”.

Da una parte, come Abramo, siamo invitati a una decisione sicura mettendoci in cammino e ripetendo in noi l’esperienza di fede dei patriarchi e di Israele. Dall’altra il fatto che Gesù indichi se stesso come la via, significa che sappiamo, finalmente, non solo la meta ma anche l’itinerario, che è quello stesso percorso da Gesù, appunto: quello della Croce in vista della resurrezione.

Siamo chiamati a prendere una strada che è, ora lo sappiamo con certezza, una sequela (1Pt.2,21), l’acquisire una conformità a Cristo-Via divenendo, a nostra volta, Via al Padre per tutti gli uomini nostri fratelli.

Tale decisione non è presa una volta per sempre, ma richiede di essere rinnovata ogni giorno e ogni momento lungo un continuo itinerario di conversione.

E se è vero che una strada si conosce anzitutto mentre la si percorre, benché in modo frammentario (solo alla meta infatti la si può conoscere globalmente e comprenderla in pienezza), è anche vero che il Signore non ci lascia soli lungo il percorso, anzi ci offre una guida rassicurante e forte, perché:

“lampada per i miei passi è la tua Parola,
luce sul mio cammino” (sal.119,105).
“mi rinfranca, mi guida per il giusto
cammino” (sal23,3)

Ripercorrendo l’universo dei simboli attraverso i quali Gesù si è fatto conoscere a noi, vediamo che, contemporaneamente, egli ha rivelato noi a noi stessi: queste immagini sono quindi non solo il suo ritratto, ama anche il nostro, e il contatto con Gesù diventa per noi, in tal modo, più importante di qualunque introspezione per vederci chiaramente come siamo. E’ nella contemplazione del suo mistero che ci scopriamo, alla sua luce vediamo la nostra faccia.

All’interno di tale universo troviamo un’immagine profondamente radicata nell’AT che merita la nostra attenzione, appunto perché in grado di svelare l’identità profonda di Cristo, e cioè quella del pastore. Vediamo come essa è in grado di illuminarci riguardo a lui e riguardo a noi stessi.