Gesù e Zaccheo

Incontro e salvificio di un peccatore

Luca 19,1-10

Entrato in Gerico, Gesù attraversava la città. Ed ecco un uomo, chiamato Zaccheo, che era sovrintendente degli esattori del fisco e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non ci riusciva a causa della folla perché era piccolo di statura. Corse dunque avanti e per poterlo vedere salì sopra un sicomoro, perché doveva passare di là.

Quando Gesù arrivò sul posto, alzò lo sguardo, e gli disse: Zaccheo, presto, vieni giù perché oggi debbo fermarmi a casa tua. Egli discese in fretta e lo accolse con gioia in casa. E tutti, vedendo ciò, incominciarono a mormorare dicendo: E’ andato ad alloggiare in casa di un peccatore. Ma Zaccheo, fattosi avanti, disse al Signore: Ecco, Signore, la metà dei miei beni la dono ai poveri, e a quelli che ho frodato restituisco il quadruplo. Disse allora Gesù a lui: Oggi in questa casa è entrata la salvezza, perché anche lui è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Non ci fa meraviglia che il tema della misericordia ritorni con tanta frequenza nella Liturgia perché Dio è misericordia infinita, inesauribile e perché noi uomini siamo massimamente bisognosi di misericordia. Dio che ci ha creati in un atto d’amore, ci ricrea giorno per giorno in un incessante atto di misericordia col quale ripara la nostra debolezza, perdona le nostre colpe, ci redime dal male.
“Hai compassione di tutti, perché puoi tutto, dimentichi i peccati degli uomini perché si convertano. Poiché tu ami tutte le cose esistenti, non disprezzi nulla di quanto hai creato” (Sp.11,23-24).

Prima di entrare in Gerico, Gesù aveva incontrato un cieco che si protendeva in mezzo alla folla e gridava verso di lui invocando il dono della vista. La conversione di Zaccheo a Gerico è l’ultimo episodio del viaggio di Gesù a Gerusalemme. Dobbiamo sapere che Gerico era la sosta obbligata per i pellegrini che provenivano dal nord attraversando la Perea. Vale a dire una cittadina di frontiera e di collegamento per il commercio con i paesi sud-orientali.

E’ in questa realtà che prosperavano i funzionari della dogana e del dazio. Zaccheo è appunto un esattore capo e di conseguenza ricco. Le due qualifiche, funzionario del fisco e ricco, fanno di Zaccheo un caso disperato. Non solo egli appartiene alla categoria dei peccatori, ma è anche ricco. E sappiamo dall’episodio del notabile ricco che è impossibile che un ricco si salvi (Lc.18,24-25). Tuttavia nell’incontro con Gesù capita l’imprevedibile. Pare quasi che San Luca si sia divertito un poco e con una certa simpatia l’espediente cui ricorre Zaccheo per vedere Gesù. E’ curiosità quella che lo spinge o interesse indefinito?

Qui dobbiamo fare subito una prima breve riflessione. San Luca non fa la psicologia della conversione, ma descrive le grandi tappe del cammino salvifico secondo un modello ideale. Ecco Zaccheo, piccolo di statura, che sfida la calca della folla e si arrampica su un albero (sicomoro) desideroso anche lui di vedere: vuol conoscere il Maestro di cui ha sentito parlare e forse anche descrivere la bontà proprio verso i pubblicani. Era una cosa inaudita, infatti, che un maestro di Israele si occupasse di questi uomini sfuggiti e odiati da tutti per la loro professione di impiegati dell’impero romano e ritenuti nemici del popolo. Zaccheo è il loro capo e quindi più malvisto degli altri; e poiché è ben conosciuto non può passare inosservato. Ma lui non si preoccupa della gente né teme di esporsi al ridicolo, alle beffe, vince ogni complesso di dignità e di prestigio; gli preme soltanto di vedere il Signore e attende il suo passaggio spiando dall’alto dell’albero.

“Or quando giunse sul luogo, Gesù guardò in alto e gli disse: “Zaccheo, scendi in fretta perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Gesù sa molto bene chi è Zaccheo: un pubblicano arricchito con soldi estorti al popolo; tuttavia non lo disprezza e neppure lo rimprovera, anzi si rivolge a lui con un simpatico gesto di amicizia: vuole andare a casa sua. A questo punto s’innesca la seconda parte della scena nella quale Gesù prende l’iniziativa. Gesù entra di prepotenza nella vita di quest’uomo, solidarizzando con lui senza mezze misure, sfidando le critiche dei benpensanti.

Da parte sua Zaccheo non avrebbe mai sognato una simile proposta, scende in fretta dall’albero e lo accoglie pieno di gioia. Ovviamente, la gente mormora scandalizzata; lui lascia dire; ha cose ben più importanti da trattare col Maestro che ormai gli ha toccato il cuore. Davanti a Gesù Zaccheo decide un cambiamento radicale. Conversione per un ricco significa dire nuovo modo di usare i beni e nuovi rapporti di giustizia sociale. “Ecco, Signore, la metà dei miei beni la dono ai poveri; e se ho commesso frodi ai danni di qualcuno restituisco il quadruplo”.

E’ il segno di una conversione coraggiosa, piena, totale; è bastata la presenza e la bontà misericordiosa del Signore per illuminare la coscienza di un uomo senza scrupoli, impelagato nei soldi, avvezzo ai guadagni ingiusti.Ma da parte di Zaccheo c’è stata una buona disponibilità che lo ha aperto alla grazia: il desiderio sincero di vedere, di incontrare Gesù. Ed ora si sente dire: “Oggi la salvezza è giunta in questa casa…; il Figlio dell’uomo è venuto infatti a cercare e salvare quello che era perduto”.
Al pubblicano considerato dai farisei un peccatore irrimediabilmente perduto, è stata offerta la salvezza ed egli l’ha accettata aprendo la sua casa e il suo cuore al Salvatore. La medesima offerta Gesù Cristo non cessa di farla anche oggi ad ogni uomo: “Ecco, sto alla porta e picchio. Se uno sente la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui e lui con me” (Ap.3,20). Dio, nella sua infinita misericordia, non si accontenta di convertire gli uomini e di perdonarli, ma offre ad ognuno la sua amicizia, invitando ognuno alla comunione con lui.

Cari fratelli e sorelle, se anche noi non saliamo sopra un sicomoro, non significa sottrarsi al rischio che questo momento di grazia, questa possibilità, passi inutilmente accanto a noi? Dobbiamo correre avanti, appostarci per rendere possibile l’incontro. Lui rispetta moltissimo la nostra libertà: se non vede il nostro desiderio di incontrarlo passa oltre: ne soffrirebbe troppo ma passerebbe oltre, lasciandoci così come siamo.
Dobbiamo fare di tutto per identificare il nostro sicomoro: la natura? Il silenzio? Un amico? Una chiesa? La comunità? La preghiera? I sacramenti? Un prete? Una suora? O quant’altro ancora…Con una certezza però, che il nostro atto di volontà è la via per l’incontro che cambia l’esistenza tutta.

Amen, alleluia, amen!