Vangelo di Luca – Cap 21,5-38

Cristo Pantocratore del duomo di Cefalù

Discorso sulla rovina di Gerusalemme.

Capitolo 21, 5-38

*Poi, avendo alcuni fatto osservare che il tempio era adorno di belle pietre e di ex-voto, Gesù disse: *Di tutto quello che voi ammirate, verranno giorni in cui non resterà pietra su pietra che non sia abbattuta. *Gli domandarono: Maestro, quando dunque accadranno queste cose o quale sarà il segno che queste cose stanno per accadere? *Rispose: State attenti a non farvi sviare, perché molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il momento è arrivato: Non li seguite. *Quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimenti, non spaventatevi, perché prima devono accadere queste cose, ma non sarà subito la fine. *E aggiunse: Si solleverà un popolo contro l’altro e un regno contro l’altro; *vi saranno grandi terremoti, e in diversi luoghi carestie ed epidemia; vi saranno fenomeni terrificanti e grandi segni dal cielo. *Ma prima che tutto ciò avvenga, metteranno le mani su di voi, vi perseguiteranno e vi trascineranno nelle sinagoghe e nelle prigioni, davanti a re e governanti a causa del mio nome. *Ma questo sarà per voi un’occasione di rendermi testimonianza. *Mettetevi dunque bene in mente di no n premeditare la vostra difesa. *Io vi darò una eloquenza e una sapienza, a cui non potranno resistere o contraddire tutti i vostri avversari. *Voi sarete traditi perfino da genitori e fratelli, parenti e amici; e alcuni di voi saranno uccisi, *e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. *Ma neppure un capello del vostro capo perirà. *Con la vostra costanza guadagnerete la vita. *Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che è giunta l’ora della sua distruzione. *Allora coloro che sono in Galilea fuggano sui monti, e quelli che sono in città escano; e quelli che sono in campagna non rientrino in città. *Quelli saranno giorni di castigo perché si compiano tutte le profezie. *Guai alle donne incinte e che allattano in quei giorni. Perché vi sarà una grande calamità nel paese, il castigo su questo popolo. *Essi cadranno divorati dalla spada e saranno condotti schiavi tra tutti i popoli, e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché sia compiuto il tempo dei pagani. *Allora vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra i popoli saranno nell’angoscia, spaventati per il fragore del mare sconvolto; *gli uomini verranno meno per la paura nell’attesa di ciò che sta per rovesciarsi sul mondo; perché le potenze dei cieli saranno squassate. *Allora si vedrà il Figlio dell’uomo venire su una nube nella pienezza della potenza e dello splendore. *Quando incominceranno ad accadere tali cose, rialzatevi e sollevate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. *E disse loro questo paragone: Osservate il fico e tutti gli alberi; *quando germogliano, voi stessi capite, vedendoli, che ormai l’estate è vicina. *E così pure, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. *In verità vi dico: Non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto. *Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. *Badate a voi stessi, che la vostra coscienza non sia sommersa nella crapula, nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni del vivere, perché quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso *come un laccio; perché esso si abbatterà su tutti gli abitanti della terra. *Vigilate dunque e pregate in ogni tempo perché abbiate la forza di sfuggire a queste cose che devono accadere e di stare alla presenza del Figlio dell’uomo. *Durante il giorno Gesù insegnava nel tempio, e la notte usciva e pernottava sul monte degli Ulivi. *E tutto il popolo il mattino presto veniva da lui nel tempio per ascoltarlo.

La giornata volgeva ormai al tramonto; Gesù si avviò per uscire dal tempio e trascorrere la notte fuori della città, com’era solito fare in quei giorni. Qualche discepolo, visto il Maestro molto assorto, volle scandagliare il suo pensiero; con fare innocente gli si avvicinò e iniziò ad esaltare l’edificio gigantesco in termini entusiastici. Tuttavia le parole di meraviglia non riuscirono a scuotere la pensierosità di Gesù; solo dopo qualche istante egli, rialzando il capo e dando uno sguardo fugace alle decantate costruzioni, rispose gravemente: Non resterà pietra su pietra che non sia abbattuta. E subito si chiuse nel suo silenzio. I discepoli rimasero come fulminati da quelle parole; la preoccupazione del Maestro si diffuse sui discepoli, e tutto il gruppo proseguì, ormai muto, il cammino. Quando fu sulla cima del monte, Gesù si sedette di fronte al Tempio (Mc.13,3) e restò in silenzio ad osservarlo. Gli sgomentati discepoli approfittarono della sosta per tornare sull’argomento di prima e chiedere al maestro qualche chiarimento inerente alla profezia sul tempio. Maestro, quando accadranno queste cose o quale sarà il segno che queste cose stanno per accadere?; e Gesù rispose loro con quello che comunemente è definito come il “discorso escatologico”. Il discorso escatologico tratta di due grandi avvenimenti, ambedue futuri in un tempo più o meno remoto, ma idealmente ricollegati in qualche maniera tra loro. Come futuri, questi avvenimenti erano entrambi velati di mistero per chi aveva ascoltato il discorso dalla bocca di Gesù o degli apostoli; poco più tardi, durante la stessa prima generazione cristiana, il meno remoto dei due avvenimenti accadde, di fatto, e allora una parte del mistero fu svelata: tuttavia, per contraccolpo, l’altra parte s’avvolse in un’oscurità più ansiosa e palpitante. Se si era avverata così puntualmente la prima predizione (la distruzione del tempio) che appariva idealmente ricollegata alla seconda, non si avvererebbe presto anche la seconda? Il primo avvenimento non era come l’immediato precursore del secondo?

Venti secoli di storia hanno attribuito il loro giusto valore alle parole di Gesù che ponevano tra i due fatti ( gran tribolazione e venuta del figlio dell’uomo) un intervallo di tempo incommensurabile. Fatta però luce sul primo e sullo spazio, l’oscurità si è raccolta oggi tutta sul secondo fatto. La domanda rivolta a Gesù dai quattro discepoli sulla cima del monte era consistita in queste parole: …quando accadranno queste cose? L’espressione “queste cose” si riferisce la prima volta alla distruzione del tempio, di cui Gesù predice che non sarebbe rimasto pietra sopra pietra; ma la seconda volta ha certamente un significato più ampio, e si riporta alla catastrofe addirittura universale in cui dovevano aver termine “tutte queste cose”, cioè il mondo presente per designare la fine del mondo. I discepoli dunque, al sentire annunciata da Gesù la distruzione del tempio, avevano ripensato alle varie promesse da lui fatte che il regno di Dio sarebbe venuto in potenza e che nella rigenerazione si sarebbe assiso il Figlio dell’uomo sul suo trono di gloria, nonché ai vari accenni delle parabole, e spontaneamente avevano fuso tutto insieme, contemplando un’immediata concatenazione di tempo ambedue gli avvenimenti, sia quello della distruzione del tempio sia quello della parusia e della fine del mondo. Gesù deve rispondere ad entrambi i punti della domanda, quando sarà la distruzione del tempio e quando la fine del mondo; inoltre deve descrivere i segni precursori dell’uno e dell’altro avvenimento.

Egli, infatti, inizia col mettere in guardia i suoi discepoli contro insidie ingannevoli, quindi nella prima sezione della sua risposta descrive i segni che precederanno la distruzione del tempio (Lc. 21,9-26). Falsi messia e falsi profeti: gli ingannatori. La storia biblica, accanto alla sincera esperienza religiosa e profetica, rammenta un pullulare di fanatici e impostori religiosi che, soprattutto nei periodi di crisi, sfruttavano l’emotività popolare (così come accade anche nel presente). Nel periodo travagliato che precedette la caduta di Gerusalemme, vi fu un particolare rigoglio d’ispirati, profeti e capi-popolo, liberatori che, trascinando la folla, promettevano i segni dell’intervento di Dio. Ecco perché Gesù ha catechizzato i suoi discepoli. Anche gli scritti cristiani ricordano il pericolo del fanatismo religioso e delle sette che minacciano la fede e l’impegno operativo della comunità. Attenzione e critica per non lasciarsi trarre in inganno dagli eventuali “prodigi”. Il prodigio in se stesso non è una credenziale univoca. Ma può diventare un segno d’autenticazione solo quando è congiunto con una genuina prassi di fede. Le devastazioni: le guerre. Si tratta dell’esperienza tragica di tutti i tempi. La violenza organizzata contro altri. Anche la storia del popolo di Dio è contrassegnata da un avvicendarsi di guerre che sono state interpretate a seconda dell’esito e dei momenti come segno della benedizione di Dio nello schema della guerra santa o come segno del castigo di Dio per l’infedeltà all’alleanza.

Di là della concezione mitica della storia, esiste un giudizio religioso veramente serio: la logica interna delle potenze storiche, che si contendono il dominio, è l’autodistruzione per mezzo della violenza. I credenti devono realizzare il loro compito e trovare la strada alla liberazione tra questi conflitti contro i fanatismi apocalittici. Una tribolazione come non ve ne fu mai dal principio del mondo. L’idea che il tempo della tribolazione sarà accorciato per la salvezza degli eletti, cioè del resto fedele, è un tratto caratteristico della letteratura apocalittica. In tutti i testi apocalittici, la trama della storia salvifica segue un cliché fisso: il tempo nuovo futuro, in pratica l’irrompere della salvezza, è preceduto dalla tribolazione, dai “dolori del Messia”. Il messaggio evangelico non s’identifica con questa visione catastrofica della storia e del mondo; essa fa parte dello schema culturale assunto per suggerire ai credenti l’atteggiamento di vigile attesa e di totale fiducia nel Signore della storia. Le persecuzioni. Su quest’annuncio d’esortazione cade l’accento di tutta la prima parte del discorso escatologico: Badate a voi stessi! Tutta l’attenzione è rivolta alla comunità dei credenti che dovrà sperimentare dal vivo nei suoi membri l’impatto con la violenza organizzata. Come Gesù, anche i discepoli saranno consegnati al potere politico-religioso. Gesù consola i discepoli dicendo loro che tutto ciò rappresenta l’occasione per rendere pubblica testimonianza, e che mette allo scoperto la grave responsabilità dei persecutori. Tuttavia, neanche questo è il segno della fine. Infatti, secondo le promesse profetiche, la chiamata di tutti i popoli alla salvezza e la loro incorporazione nel popolo di Dio fa parte della situazione escatologica che prepara la manifestazione definitiva di Dio. In ogni modo i credenti non devono temere, perché lo Spirito Santo suggerirà e sarà il vero avvocato e difensore d’ogni fedele. Inoltre anche se la comunità sarà devastata da tradimenti e da delazioni che spezzeranno perfino i vincoli familiari e che caratterizzano lo sfacelo morale della società. “Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarò salvo”. Questi versetti ci fanno capire che dal punto di vista di Gesù il discorso escatologico non era una fuga in un futuro apocalittico, né una fantastica ricerca di segni e predizioni sulla fine, ma un impegno serio nel presente, carico di tutte le sue contraddizioni e tensioni, per far maturare il nuovo futuro promesso da Dio.

Fin qui Gesù ha risposto soltanto al primo punto della domanda rivoltagli dai discepoli, descrivendo i segni che precederanno la distruzione del tempio. La nuova sezione dei versetti, 13,24, comincia con le parole Allora vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle,… In quest’epoca imprecisata, che si svolgerà dopo la gran tribolazione, avverranno insieme la fine del mondo e la “parusia”, che sono descritte con termini presi in gran parte dall’A.T. e comuni alla letteratura apocalittica: il sole e la luna si oscureranno, le stelle cadranno, le potenze dei cieli saranno scosse, e allora comparirà sulle nubi il Figlio dell’uomo che verrà con potenza e gloria e invierà i suoi angeli ai quattro venti a radunare gli eletti; con ciò il “secolo” presente è chiuso e il “secolo” futuro è inaugurato. Questa descrizione dei segni della parusia è più breve, della descrizione dei segni della “grande tribolazione”. Quanto poi all’indicazione del tempo in cui avverrà la parusia, la troviamo subito appresso all’indicazione del tempo assegnato alla gran tribolazione; ma, mentre per quest’ultima l’indicazione è stata precisa e netta – ossia per la presente generazione – per l’altra è totalmente negativa: vigilate dunque e pregate in ogni tempo perché abbiate la forza di sfuggire a queste cose che devono accadere e di stare alla presenza del Figliodell’uomo.

Presentato in questa maniera il discorso escatologico è chiaro in quella misura che può essere concessa dal suo argomento. La sua prima sezione tratta dei segni della “gran tribolazione”, in altre parole degli avvenimenti che precedettero ed accompagnarono la distruzione di Gerusalemme, la seconda sezione tratta dei segni della “parusia” e della fine del mondo. Dopo le trattazioni dei segni vengono le fissazioni dei rispettivi tempi: per la “gran tribolazione” è fissata la generazione contemporanea, mentre per la parusia è riservato un arcano silenzio. La terza parte del discorso, illuminato dal precedente annuncio della parusia, predomina l’esortazione all’attesa e alla vigilanza. Un breve paragone con relativa applicazione ci conduce alla vigilanza: il fico. Il paragone del fico è d’immediata efficacia: durante l’inverno il fico perde tutte le foglie, mentre i nuovi germogli, a differenza di quelli precoci del mandorlo, segnano l’arrivo dell’estate. Luca applica il paragone al tempo nel quale vive la comunità nell’attesa della parusia: Così anche voi quando vedrete accadere queste cose sappiate che il regno di Dio è vicino (Lc.21,31). Le parole di Gesù non intendono fornire informazioni circa la fine e i segni della fine, ma inculcare nei credenti un atteggiamento di vigile responsabilità. Infatti, la vigile responsabilità esclude sia il fanatismo apocalittico, che progetta il futuro almanaccando su un fantastico calendario del mondo, sia la narcosi o alienazione mondana, che perde di vista il compito e la meta di un progetto storico confortevole. In altri termini la tensione escatologica della comunità cristiana, che attende il Signore, è una forza critica nei confronti della fuga nell’utopia e nei confronti di un congelamento della situazione presente.

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