Vangelo di Matteo – Cap 1


Annunciazione - Vladimir Borovikovsky

Origine di Gesù

Capitolo 1,1-17

*Questo è il libro dell’origine di Gesù Cristo, discendente di Abramo e di Davide. *Abramo fu il padre di Isacco, Isacco il padre di Giacobbe e Giacobbe il padre di Giuda e dei suoi fratelli. *Giuda fu il padre i Fares e Zara, nati dall’unione con Tamar; Fares fu il padre di Esrom, Esrom il padre di Aram, *Aram fu il padre di Aminadab, Aminadab il padre di Naasson, Naasson il padre di Salmon. *Salmon fu il padre di Booz e la madre Raab. Booz fu il padre di Obed e la madre Ruth; Obed fu il padre di Iesse, *Iesse il padre di re David. David fu il padre di Salomone, nato dall’unione con la moglie di Uria. *Salomone fu il padre di Roboamo, Roboamo il padre di Abia, Abia il padre di Asa, *Asa il padre di Giosafat, Giosafat il padre di Ioram, Ioram il padre di Ozia, *Ozia il padre di Ioatam, Ioatam il padre di Acaz, Acaz il padre di Ezechia. *Ezechia fu il padre di Manasse, Manasse il padre di Amon, Amon il padre di Giosia. *Giosia fu il padre di Geconia e dei suoi fratelli al tempo della deportazione degli israeliti in Babilonia. *Dopo l’esilio di babilonia Geconia fu il padre di Salatiel, Salatiel il padre di Zorobabel, *Zorobabel il padre di Abiud, Abiud il padre di Eliachim, Eliachim il padre di Azor, *Azor fu il padre di Sadoc, Sadoc il padre di Achim, Achim il padre di Eliud, *Eliud il padre di Eleazar, Eleazar il padre di Mattan, Mattan il padre di Giacobbe, * Giacobbe fu il padre di Giuseppe, marito di Maria, da cui nacque Gesù, chiamato Cristo.

*Il numero totale delle generazioni è dunque di quattordici da Abramo a Davide, quattordici da Davide al tempo della deportazione degli israeliti in Babilonia, quattordici dall’esilio di Babilonia a Cristo.

La genealogia all’inizio del vangelo stabilisce la posizione di Gesù nella tradizione giudaica. La struttura non presenta oscurità. Apre il brano un titolo che ne esprime subito l’orientamento teologico; segue l’elenco delle generazioni suddiviso in tre quadri: da Abramo a Davide, da questi all’esilio babilonese e poi fino a Gesù; in chiusura una riflessione a modo di commento.

La successione regolare della genealogia è “disturbata” dall’inclusione dei nomi di quattro donne. Non solo tale avvenimento è insolito in una genealogia giudaica, ma ciò che si conosce di queste donne dall’A.T. rende ancora più sorprendente la loro apparizione. Tamar (v.3) si travestì da prostituta e concepì dei figli da Giuda, suo suocero (Gn.38). Raab (v.5) era una prostituta di Gerico la cui vita venne risparmiata grazie alla sua collaborazione con le spie di Giosuè (Gs. 2,6). La tradizione che la ritiene la madre di Booz si ritrova solo nel Vangelo di Matteo. Ruth (v.5) era una moabita che si unì al popolo di Israele tramite la famiglia di suo marito (il libro di Ruth). La “moglie di Uria” (v.6) era Betsabea: il re Davide progettò in modo vergognoso la morte di suo marito in battaglia, e poi la prese in moglie (2 Sam. 11).

L’apparizione di queste quattro insolite figure femminili nella genealogia del Messia, prepara alla nascita sorprendente di Gesù ai versetti 18-25.

La genealogia di Gesù in Mt. 1,1-17 procede in due direzioni: essa fa notare la continuità di Gesù con le grandi figure del popolo di Dio (figlio di Abramo ecc…), e inoltre prepara alla nascita atipica, anzi unica, narrata nei versetti seguenti.

Sembrerebbe, a prima vista, un monotono e arido insieme di versetti, ma solo apparentemente. Ecco alcune delle ricchezze che racchiude:

-Una sintesi della storia della salvezza, nel suo lento snodarsi, nelle sue svolte decisive (Davide, vetta luminosa; l’esilio, baratro oscuro), nella sua orientazione verso Gesù, “termine fisso d’eterno consiglio”;

-Gesù è radicato profondamente in un popolo e nella storia degli uomini;

-E’ l’erede delle benedizioni di Abramo e della gloria di Davide;

-Le donne insolitamente nominate nella genealogia, in parte sono peccatrici (= Gesù solidale coi peccatori), in parte straniere (= Gesù salvatore di tutti). Certo è che se l’amore e i disegni di Dio avessero avuto per oggetto solo persone per bene e di una razza particolare, nessuna di queste donne sarebbe stata inclusa.

Con la genealogia l’orizzonte messianico si allarga e tocca i suoi ultimi confini, poiché ad Abramo Dio ha ricollegato la salvezza di tutte le genti (Gn.12,3). Nel Messia, figlio di Abramo, tutta l’umanità è destinata a ricevere la promessa. La speranza non muore, la scintilla non si spegne. E proprio nell’ora in cui lo splendore si è attenuato e la grandezza è scomparsa, la parola di Dio si adempie, poiché Gesù è il Messia, la speranza e l’avveramento, il sogno e la realtà d’Israele. Dio si è fatto uomo in Gesù, entrando in pieno nel complesso delle generazioni umane. Diventando completamente uomo, egli sta in mezzo all’umanità, quindi non è più lontano da noi, e le nostre invocazioni non echeggiano nel vuoto.

Fra quegli uomini troviamo le grandezze e le caducità umane. Ma Gesù sempre riannoda il filo della speranza.

Figlio di Dio e discendente di Davide

capitolo 1, 18-25

*Ecco quale fu l’origine di Gesù Cristo. Maria, sua madre, era fidanzata di Giuseppe e prima che abitassero insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. *Giuseppe, suo marito, uomo timorato di Dio, non volle denunciarla in pubblico e decise di rompere il fidanzamento. *Ma mentre faceva questi progetti il Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, discendente di Davide, non temere di prendere Maria in sposa, perché il bambino generato in lei viene dallo Spirito Santo. *Essa darà alla luce un figlio, che tu chiamerai Gesù, perché salverà il suo popolo dai peccati. *Tutto ciò avvenne perché si realizzasse quello che il Signore aveva detto per mezzo del profeta: *La vergine concepirà e darà alla luce un figlio: si chiamerà Emmanuele, che vuol dire Dio-con-noi. *Giuseppe si svegliò e fece come gli aveva prescritto il Signore: prese Maria in sposa. *Ma non ebbe rapporti con lei, finché partorì il bambino, al quale impose il nome di Gesù.

Matteo, citando alla lettera il testo di Isaia 7,14 (v.23), dichiara che Gesù è nella linea delle promesse fatte a Davide e quindi figlio di Davide secondo la carne (Rom. 1,3), anche se la sua nascita verginale esclude l’opera dell’uomo. Egli è giuridicamente figlio di Davide solo attraverso Giuseppe, che fisicamente non è suo padre. Giuseppe che è “giusto” – non perché cerca di separarsi da Maria ma perché, come esige il termine, cerca in ogni cosa il compimento della volontà di Dio – riconosce Gesù come suo figlio e gli trasmette, dandogli il nome, tutti i diritti di un discendente di Davide. Il fatto dimostra che la salvezza è opera di Dio, ma si concretizza sulla terra con la cooperazione dell’uomo.

Non dobbiamo scordare che il fidanzamento nella società giudaica del tempo di Gesù implicava un tipo di impegno ben più severo di quello richiesto nella moderna società odierna. La descrizione dell’imbarazzo di Giuseppe e dei suoi piani, ai vv.18-19, lascia intendere che egli sospettasse che Maria, nel suo viaggio per andare a trovare Elisabetta, fosse stata rapita e sedotta con violenza. Da devoto osservante della Legge dell’A.T., Giuseppe non poteva prendere in moglie Maria (Dt. 22,23-27). Non volendo sottoporre Maria al vergognoso processo nei confronti della donna sospettata di adulterio (Nm. 5,11-31), egli decise di rinunciare alle procedure pubbliche, e di assumersi la responsabilità del divorzio. Le procedure per il divorzio non erano effettuate in un tribunale, bensì per iniziativa dell’uomo (Dt. 24,1).

I piani di Giuseppe sono interrotti dall’apparizione di un messaggero di Dio in sogno. Il messaggio dell’angelo conferma il concepimento verginale di Gesù per mezzo dello Spirito Santo, e si concentra sui nomi del Messia. Come figlio legale di Giuseppe Gesù verrà chiamato “figlio di Davide”. Gli verrà dato il nome di Gesù che in ebraico significa “salvare”. Il nome è appropriato, perché, dal punto di vista di Matteo e nella fede dei primi Cristiani, Gesù salvò il popolo di Dio dai suoi peccati. L’altro nome, Emmanuele, che in ebraico significa “Dio con noi”, esprime l’importanza di Gesù per Matteo e per la chiesa primitiva.

Ad ogni modo il sogno dissipò i timori di Giuseppe. Non solo Maria non era stata rapita e sedotta con violenza, ma il bambino era stato concepito dallo Spirito Santo, e portava i nomi di “figlio di Davide”, Gesù ed Emmanuele”. Così Giuseppe agisce in conformità alla comunicazione divina, e prende Maria in moglie.

La figura di Giuseppe, quale ci appare da questo brano evangelico, è alta e drammatica, scolpita di fede e di umiltà. Non è semplice accettare di essere padre di Dio. Giuseppe ha saputo mantenere il contegno giusto di fronte al miracolo dell’opera e della parla di Dio. Lui non è curioso e nemmeno intimidito, non riesce a spiegarsi ciò che vede in Maria e non vuole penetrare a forza il mistero; si ritira piuttosto in una rispettosa venerazione lasciando il resto a Dio. Tuttavia, lui non ha esitazioni, dopo il sogno, né difficoltà di sorta, ma si comporta come l’angelo lo ha consigliato. Soltanto chi è aperto all’obbedienza a Dio, ne ode la parola e può collaborare alla sua opera, perché soltanto che sa ascoltare sa anche obbedire.

Indice Vangelo di Matteo