La Pasqua (2012)

Ultima cena di Gesù - Joan de JoanesMancano due settimane alla Pasqua

Oggi mi sono recata a messa e dentro di me parlavo a Gesù. Gli dicevo: Tu sei morto per me, per la mia salvezza, per la redenzione umana, e riflettevo sul significato di perdere noi stessi per rinascere, come il chicco di grano che per portare frutto deve morire.

Non sono così coraggiosa, ma Gesù lo sa, chiede ciò che ognuno di noi può dare, io mi sento sempre in difetto, vorrei ricambiare il suo amore in modo adeguato e degno, ma lo faccio poche volte. Gli offro il mio amore quello si, sempre, misero imperfetto ma tanto amore.

Oggi mi sentivo come una bambina, che corre libera e poi per proteggersi corre e si rifugia nelle braccia di Gesù per sentirsi in pace, serena e consolata.

In questa Pasqua e spesso nelle ultimi anni, ho sempre avuto questo sentimento forte verso Gesù, di rassicurarlo, di stare con lui, consolarlo per la sofferenza che ha patito per me, per noi tutti, curare le sue ferite, quanto avrei voluto curare le sue piaghe, asciugare le sue lacrime, perché l’amore che provo è immenso.

Durante questo periodo negli anni della mia conversione ho sentito forte Gesù, il suo amore, la sua passione, il desiderio di stargli vicino, come se fosse e stessi vivendo tutto ora, come se ogni anno si rinnovasse il suo sacrificio di amore, e il sentire nel mio cuore è intenso.

Sul momento nel pensare alle parole morte, sofferenza procurano turbamento, smarrimento, e la natura umana tende ad allontanare questi pensieri, fugge da questi sentimenti che fanno parte della nostra verità, ma poi se penso al significato che invece hanno, vado oltre, è come se respirassero un aria nuova, perché in realtà il sacrificio di Gesù per noi ha come ricompensa la vita eterna, la nostra risurrezione, come promesso da Gesù: chi crederà in me e seguirà i miei comandamenti avrà la vita eterna.

Noi non conosciamo la vita eterna, ma ci dobbiamo fidare di Gesù. Conosciamo la vita terrena, e sicuramente non è come la vorremmo, c’è il peccato, ingiustizia, discriminazione, povertà, odio, ma c’è anche amore, l’amore di Dio che ci accompagna, ed è un dono di Dio, la vita è un dono, anche questo un grandissimo dono di nostro Signore.

Penso a quanto Dio ci ami, anche se ad alcune risposte non so darmele, ma confido in lui, perché incontrarlo ha cambiato la mia vita.

Anni fa, come dicevo sopra, proprio nel periodo pasquale ho vissuto un episodio “mistico” o almeno io lo definirei tale.

Accade una domenica, poco prima di Pasqua, quel giorno non volevo recarmi a messa, con la promessa che sarei andata il giorno seguente il lunedì.

Ma improvvisamente sentii un tuffo al cuore, una voce che mi chiamava, molto forte, che sovrastava i sensi, e mi recai in Chiesa dove cominciai ad adorare il Crocifisso, amavo e adoravo le sue piaghe, quel giorno la sua sofferenza, la sua croce mi apparvero come bisognose di consolazione, lui mi faceva sentire il suo amore, mi diceva: adora le mie piaghe perché io ho amato il sacrificio di amore, e non provavo dolore, ma amore, tanto amore, mi ha fatto sentire per qualche minuto la percezione del suo amore, di cosa significasse la sua passione per noi, cosa intendesse lui con la parola sacrificio di amore per noi.

La chiamo esperienza mistica perché ero accompagnata dalla grazia dello spirito per sentire “la sua voce” il suo richiamo e fare parte intimamente di quelle sensazioni.

L’adorazione alla passione di Cristo

Il pensiero che ho avuto e che ho sempre in mente, è che fino ad allora vivevo la Pasqua, il venerdì santo con sofferenza, perché tutto mi legava al patimento di Gesù nel Getsemani e in croce, ma solo quell’esperienza mi ha portata a sentire invece “le delizie della croce” intese come l’amore senza confini di nostro Signore che mi faceva comprendere di amare il suo sacrificio e mi rendeva partecipe facendomi assaporare questi sentimenti con gioia e dolcezza.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)