Vangelo di Marco – Cap 2

Quarta controversia.
Le spighe raccolte in giorno di sabato 2,23-28

*Avvenne poi che egli si trovò a passare in giorno di sabato tra i campi di grano, e i suoi discepoli, strada facendo, cominciarono a cogliere spighe. *I farisei gli dissero: Vedi, perché fanno di sabato quello che è proibito? *Egli rispose: loro: Non avete mai letto ciò che fece Davide quando si trovò nella necessità ed ebbe fame, lui e quelli che erano con lui? *Che entrò nella casa di Dio, al tempo del sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani consacrati, che nessuno può mangiare se non è sacerdote, e ne dette anche a quelli che erano con lui? *E disse loro: Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. *Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato.

In questa quarta controversia, come quella seguente, l’attenzione è polarizzata attorno alla legge del riposo sabbatico. Sono di scena ancora o discepoli e i farisei, questi ultimi scrupolosi osservanti della legge. Non dobbiamo scordare che la legge giudaica del sabato escludeva ben 39 tipi di lavoro, tra i quali anche quello di mietere, fare covoni, battere il grano, ventilare ecc. Così per i farisei vedere i discepoli di Gesù che colgono spighe passando tra i campi di grano compiono ciò che non è lecito in giorno di sabato. Dissero i farisei: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?” Rispose loro Gesù: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. E così disse loro: “IL sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”.

Gesù e i suoi discepoli rappresentano una comunità itinerante, un gruppo di persone che attraversano in lungo e in largo la Palestina, in modo particolare la Galilea. In questa intensa attività itinerante non sempre capita di essere ospitati da amici e persone disposte a dare da mangiare a Gesù e ai discepoli che sono con lui. Ecco perché, in alcune occasioni, soffrendo la fame e per sfamarsi, essi ricorrono alla frutta degli alberi che incontrano lungo il cammino, oppure si mettono a spigolare nei campi di grano. Tra l’altro, trattasi di consuetudine permessa dalla Scrittura, fuorché di sabato, che è giorno in cui non bisogna lavorare. Quindi il gesto dei discepoli di Gesù, di prendere le spighe e mangiarne i grani, è equiparato al “mietere e trebbiare”. Perciò la violazione del sabato è proibita con la minaccia della lapidazione, bisogna avvertire l’interessato di modo che si fosse certi che agisse “deliberatamente”.

Tuttavia Gesù afferma la sua autorità anche circa il sabato, Prendendo le difese dei discepoli aveva detto: “Il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato”. Questo per far capire che la sua funzione è anzitutto il bene spirituale dell’uomo, raggiunto mediante un rapporto più intenso con Dio negli atti di culto, non solo individuali ma comunitari; e anche il suo bene materiale procurandogli un giusto riposo e permettendogli di dedicarsi ad opere di carità in favore del prossimo. Gesù, dichiarandosi “Signore del sabato”, lo libera dalla gretta interpretazione dei farisei e nello stesso tempo ammonisce i discepoli ad usarlo con giusta libertà, ma sempre conforme al suo insegnamento ed esempio.

La sentenza generale antilegalista e liberale corrisponde alla prospettiva di Marco che interpreta per la comunità l’atteggiamento di Gesù nei confronti delle istituzioni giudaiche mediante formule e principi generali che pongono l’uomo a concepire le cose in un certo modo, e a volte anche di insegnarle, possano fare apparire la religione come un complesso di verità da credere e di precetti da osservare: un concetto non molto dissimile da quello che avevano gli scribi e i farisei nei riguardi della propria religione.

Ma Gesù, che pure ha affermato di essere venuto “non ad abolire la legge ma a dare compimento”, a riguardo delle prescrizioni tradizionali manifesta per sé ed esige dai suoi uno spirito “libero” che trova nelle prescrizioni non un inciampo, ma un aiuto per il libero esercizio dei propri diritti. Il cristiano conosce l’importanza ed il valore dell’assemblea liturgica nel “Giorno del Signore”, e anziché esimersene con leggerezza per affermare la propria libertà, afferma invece con forza il proprio diritto, come credente, a ritrovarsi con i propri fratelli e sorelle di fede per attuare con gioia il sacrificio di lode al Padre. Gesù è colui che offre la possibilità di incontrare Dio di là della paura e della divisione del peccato.