La conversione – 6

Arrivammo a San Giovanni Rotondo

Padre PioCominciai a piangere e versare fiumi di lacrime ininterrottamente. Lo sentivo dentro di me, mi faceva conoscere per quanto possibile chi era, il suo cuore, la sua anima, quanto amava le creature, quanto si era prodigato per loro e per la loro salvezza, quanto aveva interceduto con Dio per portarci a lui, quanta sofferenza per guadagnare le anime a Dio, soprattutto quanto amore e bontà che rivestiva verso tutte le creature.

Si era preso la croce di Gesù per completare la redenzione e la salvezza degli uomini. Mi confessai dopo tantissimo tempo e mi recai nella sua tomba che era posta nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie per pregare. Mi inchinai a pregare e sentii le sue parole dentro di me e furono queste: “io non posso prometterti niente, ma tu prega sempre, devi dire tutti i giorni il rosario e poi lascia fare a me”. Non udii proprio una voce, o meglio erano come parole stampate, nette, chiare, come un timbro. Rimasi un po’ li a pregare, mi sentivo come liberata, leggera, emozionata, provata ma serena, confortata ma soprattutto amata, amata di un amore e un linguaggio da me non comprensibili fino ad allora, un amore diverso, totale, si divino, un amore puro e disarmante che colmava la mia fame d’amore e dissetava la mia anima. Mi sentivo anche spogliata di tutto, è come se mi fosse stata fatta la radiografia dei miei trent’anni, perché quella era l’età che avevo.

* * *

Passato il periodo estivo tornai nella mia città di Bologna con una grandissima sete di conoscenza. Volevo sapere con precisione, con maggiore informazione chi fosse quel padre che aveva bussato al mio cuore e l’aveva sconvolto, ma di gioia regalandomi un’immensa serenità. Ero felice, appagata, mi recai in libreria e comprai diversi libri che trattavano sia la sua biografia che le sue opere, il catechismo, la sua figura mistica. Mentre leggevo le pagine di quei libri ho pianto tanto, mi sono enormemente emozionata, avevo trovato un senso alla vita, avevo scoperto l’amore verso le creature, avevo imparato che non siamo soli, che c’è lassù chi ascolta le nostre angosce, chi ci tende la mano. Lessi che San Pio aveva fondato i gruppi di preghiera in suo nome per pregare tutti insieme, io entrai a fare parte di uno dei suoi Gruppi. Andavo spesso in Chiesa, tutte le domeniche mi recavo a messa e avevo cominciato a prendere il sacramento dell’Eucarestia. Ricordo che quel periodo fu come una nuova fase della mia vita, di esplorazione, di conoscenza, di equilibrio, come se tante risposte mi fossero già state donate, ma era solo l’inizio, eravamo solo alla prima lettera dell’alfabeto di quello che sarebbe stato un percorso e un cammino rivolto ad una conversione spirituale che continua ancora a tutt’oggi. Perché quando ci si incammina verso l’infinito non ci si può fermare, c’è sempre tanta strada da percorrere, ti sembra di averne già intrapresa tanta, ma non è mai abbastanza, perchè c’è sempre da fare, da imparare, bisogna combattere per mantenersi saldi, per conservare al meglio i nostri doni e i nostri talenti, perchè noi siamo umani, siamo deboli, siamo imperfetti e limitati, abbiamo le nostre fragilità che ci penalizzano, che intralciano il cammino verso la perfezione divina. Ma non dobbiamo scoraggiarci, Gesù stesso ha vissuto la nostra condizione umana, proprio per quell’amore sublime verso la creatura imperfetta e terrena, proprio per quell’amore verso di noi si è fatto crocifiggere, ha preso su di se i peccati dell’umanità per la redenzione umana. Fino ad allora però io conoscevo solo Padre Pio, era lui la figura che sentivo, e che ho sentito al ritorno da San Giovanni Rotondo e che mi ha guidato, o meglio ha fatto da intercessore per aprirmi le porte all’incontro con Dio.

*****

Penso che nel corso di tutta la nostra vita Dio ad un certo punto bussi alla porta del nostro cuore, per ciascuno di noi in modo diverso, e abbia anche per ognuno un progetto salvifico diverso. Per molti di noi ha bisogno di ripulire il “terreno” del nostro animo, eliminare le erbacce secche, i rami spogli, purificarci per essere un pò più pronti all’incontro con lui, elevarci ad una dimensione diversa e superiore, come quel “leggero sollevamento” che spesso mi aveva accompagnato fino ad allora. Io facevo parte di quella categoria di persone, quelle da ripulire, anche perchè un terreno fertile, incolto e ripulito è meglio recettivo per accogliere, seminare e per portare frutto. Nel frattempo il mio amore cominciava a stare meglio e a riprendersi lentamente. Accade tutto in modo quasi inconsapevole, era come tutto inconscio, come se tutto ciò che stava accadendo lo realizzai pienamente con il trascorrere del tempo. In realtà allora non mi ponevo tante domande, vivevo ciò che accadeva in modo autentico, vivevo nel mio limbo senza troppe perplessità o interrogativi, che invece presero possesso di me parecchio tempo dopo, quando compresi con chiarezza ciò che realmente avevo maturato. E’ la ragione di queste pagine scritte molto tempo dopo rispetto all’esperienza vissuta, quando si ha una visione completa trasparente e assimilata e quando soprattutto si comprende il valore della testimonianza. L’ho raccontata oralmente molte volte a persone amiche, vicine, o che incontravo nel mio cammino, ma mai niente che lasciasse un’impronta scritta indelebile, che rimanesse nella memoria e nei sentimenti di chi invece è alla ricerca, di chi si pone degli interrogativi, di chi vorrebbe percepire una speranza nella propria vita, di chi vorrebbe rinnovarsi, di chi vorrebbe convertirsi, di chi desidera conforto ed è avvolto nella solitudine più totale, non dico quella che potrebbe apparire esteriore, ma quella interiore, la solitudine dell’anima, da chi è assorbito dall’inquietudine, da chi si chiede perchè viviamo? perché l’umanità soffre? perchè siamo attanagliati dal peccato? La mia non è la risposta assoluta, è la mia testimonianza che da uno spiraglio di luce, per chi vuole vederlo, per chi ha la sensibilità di aprire il cuore.

La conversione 7

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)