La conversione

La miseria dell’uomo e la sua povertà – dimensione terrena e dimensione spirituale.

Carl Heinrich Bloch - Gesù ConsolatoreDa quando ho incontrato Gesù ho vissuto ad intermittenza attimi e momenti spirituali in cui sentivo la dimensione divina, e momenti in cui venivo riportata all’infermità terrena. Durante questo mio percorso spirituale ho sentito e avvertito tantissimo questo travaglio tra la vita terrena e la vita spirituale.

Difficile fare incatenare questi due modi di sentire, perchè quando venivo chiamata alla spiritualità mi rendevo conto di dover ritornare al terreno e viceversa quando ero immersa nella povertà della terra ero richiamata verso il cielo. Ovviamente nella mia dimensione terrena ho sentito tutta la pochezza e la miseria dell’uomo, di me stessa, forse la stessa miseria che tutti i poeti e scrittori hanno cercato di interpretare e di narrare nel corso dei secoli. Soffro particolarmente al pensiero di ciò che siamo, al fatto che siamo destinati a morire, che arriveremo con l’avanzare dell’età e forse non ci riconosceremo neanche più, al cambiamento del corpo, alla malattia, alla consapevolezza che perderemo i nostri cari, ai pensieri che mutano, al nostro misero evolverci per poi cessare di vivere.

Mi fa soffrire la natura povera e inferma dell’essere umano e tutte le nostre limitazioni e debolezze. La speranza e la luce è Dio. La mia fede mi porta ad avere pienamente fiducia in Gesù, che proprio per donarci la vita eterna, la salvezza dell’anima e la resurrezione è morto per me, per noi. Quale amore più grande? quale amore più puro può arrivare a tanto? questo mi fa comprendere come nostro Signore ami la sua creatura e come la nostra vita sia un dono, tutto è un dono di Dio, bisogna fidarsi di lui. Nonostante tutto questo la mia anima mortale soffre, ma non appena si eleva riconosce il Padre e si bea del suo amore e della sua appartenenza.

Credo che tutto questo sia stato scritto da secoli nel cielo, l’uomo deve provare tutto questo, l’uomo è nel peccato, l’uomo è miseria, solo Dio può elevare la nostra natura e condizione. A volte ho provato dei sentimenti di ribellione verso questo Dio, ho cercato di allontanarmi un pò, ma mai definitivamente e pur rimanendo nella consapevolezza di avere sempre la mia mano intrecciata alla sua, ma lui è sempre li che aspetta e attende i suoi figli. Non si può scappare dal tuo creatore perché “gli appartieni”.

Tutto questo ti porta ad amare immensamente i tuoi fratelli, a perdonare, perché tu sei stata perdonata in primis, ad amarli di più perché tu hai sentito l’amore di Dio, a perdonare i loro limiti, perché tu stesso hai dei limiti, a comprendere che siamo tutti incatenati in unico dono di amore. E’ come se avessi trovato la mia pace e il mio ristoro dimorando in lui. Mi calma nei momenti di tensione, mi consola nei momenti di sofferenza, ma non sempre sento l’azione dello spirito, bisogna cercarlo, pregare, mettersi in ascolto, non è scontato, non accade ogni giorno, ma avviene soprattutto nella preghiera e chiamandolo: “vieni o spirito”.

Rimane comunque e sempre un dono di Dio.

Molte volte è come se volutamente mi facesse sentire queste due reali differenze. Credo che la felicità vera non esista qui sulla terra o almeno vi sono momenti di gioia, attimi di serenità, ma poi comunque il peccato si fa sentire, siamo ingoiati e concatenati per cui le azioni dei nostri fratelli si ripercuotono su di noi, se vi fosse il Regno di Dio già qui sulla terra non vi sarebbe sofferenza, ma pace, solidarietà e luce, ci sarebbe uguaglianza e amore verso tutti indistintamente.

Accade però che quando incontriamo Dio inizia già sulla terra una parte di Paradiso. Il disegno di Dio è portare il suo Regno e noi abbiamo il compito di partecipare al suo progetto d’amore e il desiderio di Dio è salvare tutte le anime.

La conversione – 2

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)