Nel Getsemani: Figlie di Gerusalemme

…non piangete per me, ma per voi stesse piangete e per i vostri figli.

La Chiesa-parrocchia vive quest’ora nel cammino della fede, per passare da una fede d’abitudine ad una fede convinta, fino all’abbandono totale della volontà di Dio. Essa. Però nota, come del resto Gesù sul Calvario, l’espandersi del fenomeno della cristianizzazione. Lo stesso fenomeno che ha investito il Calvario. Le folle di un tempo diventano spettatori della morte del profeta di Nazareth senza opporre la propria resistenza, perché i dominatori di quell’ora risultano i più forti.

Il Cristo, rinchiuso nel Tabernacolo, osserva ancora oggi il taglio netto tra una fede che muore e una fede che vive nella fedeltà alla formazione cristiana ricevuta durante il periodo della formazione nella Chiesa-parrocchia. Gesù vede perfino coloro che cancellano quest’esperienza per sempre dalla loro vita. Egli assiste, ancora oggi, ad un modo passivo di porsi e di rispondere alla persecuzione del maestro.

Ora si pensa, si valuta, si agisce, si lavora, si fa famiglia, si educano i figli senza alcun rapporto con la Chiesa-parrocchia, le leggi morali: la realtà comunque del fatto religioso è gradualmente emarginata, e da molti giudicata sorpassata, anacronistica.
Si tace sull’abbandono totale o si condanna l’esperienza e la formazione ricevuta; si colpevolizzano la Chiesa-parrocchia e i tempi; si preferisce calpestare anche se stessi, perché, in quel periodo non era possibile capire se stessi e conoscere la vita che ci veniva spiegata secondo la visione cristiana.

Infine, gli incontri individuali e sociali con gente senza Dio suggeriscono d’impegnarsi per se stessi e di disimpegnarsi da Dio, dagli altri, dalla società, dagli ambienti di promozione umana, culturale, religiosa, democratica.

La scristianizzazione, quindi, diventa l’abito quasi d’obbligo dell’adulto in genere, ed anche del cristiano che non si prepara ad affrontare le sfide del bene e del male, culturali ed umane, religiose ed atee della sfera in cui vive. Cristiani paragonabili a case senza porte e senza finestre ce ne sono tanti in circolazione. Sotto certi aspetti rappresentano una moda, un traguardo, almeno dalle nostre parti. Essi si comportano come mondi chiusi alla trascendenza, al cielo, all’oltre.

Gesù passa con la croce davanti alle nostre coscienze; ma si rivolge prima di tutto ai genitori, agli educatori, alla famiglia, con espressioni profetiche, forti ed interroganti: “Piangete su voi stesse e per i vostri figli…Non piangete su di me. Gesù”. Gesù sposta le ragioni del piangere sulla miseria umana.

Una civiltà passa nella condanna di Gesù, perché i responsabili si sono disimpegnati di fronte all’amore misericordioso e rigeneratore di Dio. Hanno visto senza capire; e se non hanno saputo o voluto comprendere il cammino della conversione per se stessi, ora lo impediscono ai figli.

Questa è la sofferenza più profonda e redentivi della Chiesa-parrocchia, la quale, come Gesù, prosegue con la croce sulle spalle la via crucis in questo tempo, e non desiste da predicare: “Non toglierò la mia grazia e alla mia fedeltà non verrò mai meno” (Sal.88,34).

Indice: Spiritualità del Cristiano