Nel Getsemani: Vigilate e pregate…

…per non entrare in tentazione (Mt.26,41).

La vita di Gesù, in quest’ora del Getsemani, è sottoposta al silenzio e all’abbandono di Dio. Il Padre non risponde, anzi sembra ignorare il Figlio. Tace. Il dialogo di Gesù si fa sempre più un monologo e finisce nel soliloquio quando le parole e i sentimenti espressi in quell’ora delle tenebre, sfociano nel mare del nulla e nell’oceano dell’ignoto.

Gesù manifesta la sua condizione di vittima, affermando: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore porta molto frutto” (Gv.12,24).

Per liberarsi della materia, dal finito, dal contingente, dal fragile, dal mortale, che è in noi per abbandonarsi all’infinito, all’immortale, all’immagine e alla somiglianza di Dio, occorre amare Gesù e la sua opera come l’unica ragion d’essere.

Nel momento della prova, e del distacco da tutto e da tutti, perfino dalla propria storia, per essere rigenerati dal sangue di Cristo e costituiti “nuova creatura”, è necessario vigilare contro le tentazioni dell’egoismo, dell’orgoglio, e del mondo attuale, la cui radicalità e finitezza non s’arrende tanto facilmente se non interviene la grazia divina, attinta dall’Eucaristia, fonte di vita, sacramento d’amore e di salvezza.

“Camminate mentre avete la luce, che la tenebra non vi sorprenda; chi cammina nella tenebra non sa dove vada. Finché avete la luce, credete nella luce, perché diventiate figli della luce. La luce è tra voi ancora per poco” (Gv.12, 35-36).

La formazione interiore incontra nell’Eucaristia il senso del Vangelo e la luce della verità divina, in cui Dio si rivela come amore e come Padre che ha cura di me, di te, di tutti noi cristiani.
L’Eucaristia è uguale dovunque, ma, nella nostra parrocchia, essa ha il sapore del pane di casa, quello fresco e fumante, quello fatto appositamente per gli amici, i fratelli e le sorelle del Cenacolo, perché Cristo ha il volto della gente dell’ambiente.

La preghiera permanente garantisce la difesa contro il fascino dei modelli e dei costumi mondani nel valorizzare se stessi secondo la dimensione terrena. Noi cristiani non possiamo rinnegare il divino che è in noi. Farsi uomo alla maniera degli uomini è la tentazione dell’ora. Si tratta della tenebra che si presenta come luce. Non voltiamo le spalle alla luce. “Io sono la luce del mondo” (Gv.8,5)…”La luce è tra voi” (Gv.17,35) …”Camminate mentre avete la luce…Finché avete la luce, credete nella luce perché diventiate figli della luce” (Gv.12,36).

Lasciamoci fortificare e guidare da queste parole del Signore, o cristiani.

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