Nel Getsemani: L’anima mia è triste…

…fino alla morte e alla morte di croce. Rimanete qui e vigilate con me (Mt.26,38).

La parrocchia, che noi frequentiamo o che abbiamo abbandonato per qualsiasi causa, è il luogo dove si patisce per la propria fede. La crescita interiore, secondo la volontà di Dio, fino alla maturità dell’adulto cristiano proviene dalla grazia della preghiera e dall’ascolto della Parola di Dio. Da questi mezzi nasce la capacità di accendere l’amore di Dio in grado di accogliere ogni sofferenza con fede umile, obbediente, disponibile nello spirito di Cristo.

“Ed entrato in agonia pregava più intensamente. E il suo sudore divenne come gocce di sangue che scendevano giù sulla terra” (Lc.22,44).

C’è un’ora, per noi cristiani, in, sull’esempio di Cristo, dovremo affrontare noi stessi e quella parte di noi stessi non maturata, o non trasformata “dalla e nella vita interiore”, che richiederà fatica, rinuncia, sudore, sofferenza fisica e morale, perché si uniformi al volere di Dio.

La vita interiore è tutta affidata al maestro interiore. Allora, in Gesù, Dio agisce in noi, facendoci partecipare alla natura divina. Gesù si appoggia agli apostoli: “Rimanete qui e vigilate con me”. Il desiderio di compagnia è in tutti, perché è il volto dell’umano desiderato nell’istante in cui entriamo nella solitudine metafisica e trascendente del cammino interiore, ben sapendo, però, che nessuno potrà seguirci o accompagnarci.

“L’anima mia è triste fino alla morte”.
In quell’avventura c’è solo la creaturalità e la figliolanza di Dio a sostenere i passi dello spirito in cammino verso la meta divina: la comunione con l’essere infinito, con il Padre di tutti. La Chiesa-parrocchia vive di Cristo, con Cristo e in Cristo nello Spirito Santo; perciò essa forma nei parrocchiani quella coerenza di fedeltà che la caratterizza come “scuola di Gesù”. Essa è luogo ermeneutica o interpretativo attraverso il linguaggio dei segni dei tempi interiori ed esteriori; è il luogo veritativo, luogo di misericordia, di rigenerazione, luogo della gioia di Dio, luogo della fraternità, luogo della solidarietà, luogo della sofferenza vissuta con il Cristo sofferente.

Bisogna rimanere in parrocchia per conoscere il Cristo, il Vivente, il medico, il rigeneratore, il Risorto, il Veniente.
I cristiani non devono rinnegare mai il loro passato! Anzi, bisogna considerarlo come una scialuppa di salvataggio nei momenti durante il quale stiamo per affogare nel mare dell’indifferenza religiosa e dell’ateismo pratico. “Se ami la terra, sei terra; se ami il cielo, sei cielo” (S.Agostino).
Noi siamo ciò che amiamo.

Indice: Spiritualità del Cristiano