Il Giorno del Signore: la Santa Messa – 6

Liturgia Eucaristica

L’equilibrio della celebrazione suppone che la Liturgia della Parola e quella Eucaristica si richiamino a vicenda. La Chiesa, infatti, si nutre alle due mense della Parola e dell’Eucaristia, secondo la felice espressione della “Dei Verbum”:

“La Chiesa ha sempre venerato le Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non tralasciando mai, soprattutto nella Sacra Liturgia, di nutrirsi del pane di vita prendendolo dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli” (n. 21).

E’ logico quindi che le due parti principali della Messa si corrispondano armonicamente, senza che una sia sviluppata a danno dell’altra. In realtà, il rischio più frequente è di accentuare la Parola e atrofizzare l’Eucaristia. E’ necessario che, durante la Messa, l’importanza relativa delle parti e dei riti rendano evidente che la Preghiera eucaristica è il culmine di tutta l’azione sacra.

La preghiera eucaristica, come afferma chiaramente l’istruzione del Messale romano, è preceduta dalla preparazione dei doni e seguita dalla comunione. La strada che dobbiamo percorrere, pertanto, è indicata da questi tre momenti successivi: preparazione dei doni, preghiera eucaristica, riti.

La preparazione dei doni. Il Messale romano di Paolo VI ha sostituito l’offertorio con la preparazione dei doni. Non si tratta di una semplice questione di parole. C’è di mezzo un cambio radicale di mentalità voluto dalla riforma liturgica.

Durante i dieci secoli che avevano preceduto il Vaticano II°, il canone era diventato “segreto”, tranne il Prefazio e il “Per omnia saecula” finale. Contemporaneamente, l’offertorio si caricava di preghiere private, che esprimevano l’offerta del sacrificio e l’indegnità del celebrante.

Ora, l’unico e gran momento offertoriale della Messa è quello in cui il Cristo stesso si offre al Padre e offre noi con lui. Ed è la Preghiera Eucaristica che lo esprime e lo attualizza, e non l’offertorio.

“Celebriamo il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane di vita e il calice della salvezza”

Per questo motivo la riforma conciliare ha riabilitato, molto logicamente, la Preghiera eucaristica ed ha dato un nome ufficiale al primo momento della liturgia eucaristica: la presentazione dei doni. E’ vero che, nonostante tutto, rimane in molti una certa nostalgia dell’offertorio. A questo proposito, vanno fatte almeno due osservazioni

-La nostalgia è destinata a cadere se si approfondisce il significato della Preghiera eucaristica. Se questo venisse meno, sarebbe una grave perdita per la fede cristiana! Solo la catechesi dell’offerta sacrificale della Preghiera eucaristica farà ritrovare la ricca spiritualità concentrata, un tempo, nell’offertorio.

-La Messa non è un mimo della Cena, ma la sua attualizzazione nella celebrazione del memoriale del Signore. Rompere l’ostia dicendo le parole della consacrazione è dell’ordine del mimo e non del memoriale.

Infatti, il memoriale distingue ritualmente i gesti del Cristo:
– Prese il pane: è la preparazione dei doni;
– Rese grazie : è la preghiera eucaristica;
– Lo spezzò : è la frazione del pane;
– Lo diede : è la comunione.

E’ per questo motivo che tutta la liturgia eucaristica è celebrata come un’unica grande azione, senza indebite fratture o esagerate accentuazioni devozionali, che verrebbero a frantumare la sua intima continuità.

Durante la presentazione dei doni alcuni rappresentanti della comunità offrono il pane, il vino e altri doni, perché siano ricevuti insieme con la colletta. Sono tutti doni che abbiamo ricevuto da Dio e che gli restituiamo. I doni del pane e del vino, che rappresentano tutti noi, saranno trasformati nella presenza reale di Gesù Cristo, come suo Corpo e Sangue, anima e divinità.

In quegli istanti siamo chiamati a donare non solo il nostro sostegno concreto, ma tutto il nostro essere nell’offerta a Dio del pane e del vino. Prima di pregare sopra il vino che sarà offerto, il sacerdote, secondo l’usanza ebraica, aggiunge al calice alcune gocce d’acqua. E’ un gesto simbolico del nostro fine ultimo: la trasformazione in Gesù Cristo nella Messa. Come l’acqua scompare nel vino, così noi veniamo assimilati in Cristo Gesù.

Noi offriamo tutto ciò che siamo: spirito, anima e corpo. Siamo presenti e partecipiamo alla Messa per unirci a Gesù nel suo gran sacrificio. C’è una guarigione incredibile quando offriamo noi stessi e facciamo uno sforzo sincero per essere in unità con Gesù. Più ci apriamo a Gesù, più il suo Santo Spirito ci possiede e riempie.

La Preghiera eucaristica.

“Rendiamo grazie al Signore nostro Dio”

Nel cuore della Messa la grande preghiera eucaristica emerge come l’espressione privilegiata della fede della Chiesa. In un modo di volta in volta lirico e supplicante, secondo uno sviluppo continuo, che integra una gran diversità di temi, la preghiera eucaristica è la parola fondamentale del sacramento dell’Eucaristia; si tratta della fede della Chiesa che esprime e permette l’azione di Cristo Risorto, che si dona sotto i segni del pane e del vino.

“Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore…” (Salmo 94,8).

Siamo stati partecipi fino a questo momento solenne di un atto d’amore nella liturgia della Parola, e ora, mentre iniziamo la liturgia eucaristica, riconosciamo la nostra dipendenza da Dio per ogni cosa. Donando diciamo: “Signore, metto te al primo posto”, ricevi Signore la mia libertà, accetta la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà. Tutto quanto sono, quanto possiedo, tu me lo hai dato; io rimetto tutto ciò nelle tue meni, per lasciarlo interamente a disposizione della tua volontà. Donami l’amore tuo con la tua grazia e sarò abbastanza ricco e non chiederò più nulla.

Alcuni predicatori parlano di seminare la fede e di attendersi una ricompensa nel dare. Possiamo imparare qualcosa da questo insegnamento. La fedeltà nel donare apre i nostri cuori a ricevere quello che Gesù ci vuole donare. Egli dice: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc.6,38). Quindi noi offriamo tutto ciò che siamo. Il fatto è che noi andiamo a Messa per unirci a Gesù Cristo nel suo grande sacrificio.

Consacrazione

Prendete, e mangiatene tutti:
questo è il mio Corpo
offerto in sacrificio per voi.
Prendete, e bevetene tutti:
questo è il calice del mio Sangue
per la nuova ed eterna alleanza,
versato per voi e per tutti
in remissione dei peccati.
Fate questo in memoria di me.

Nella santa Messa, il momento della consacrazione dovrebbe essere visto alla luce del Vangelo di Giovanni, dai capitoli 14-16 che sono fra i più belli del Nuovo Testamento. In sostanza siamo chiamati non soltanto al servizio, ma anche alla consacrazione. Gesù ci ama: “IO vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv.14,2-3).

“Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv.14,26).

Si tratta di qualcuna tra le tante consolazioni date da Gesù agli apostoli e di un preludio alla consacrazione del pane e del vino. Mentre il pane e i vino si trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù, avviene contemporaneamente una trasformazione spirituale in ogni persona che partecipa al rito eucaristico. In quegli attimi si può percepire un’emozione di energia divina che produce una purificazione nelle persone, portando nuova vita.

E’ durante questi momenti, per la sua perpetua immolazione in croce e per l’amore verso ciascuno che Gesù vince tutto il peccato e la morte che sono in noi. Inoltre sperimentiamo la partecipazione alla sua gloriosa risurrezione, mentre il suo Spirito dissolve nel nostro intimo le carenze d’amore per Dio e per il prossimo.

Mentre il sacerdote eleva al Signore quel pezzetto di pane, nella consacrazione, una brillante luce bianca si irradia dal pane, il Corpo di Cristo, al cuore delle persone raccolte intorno all’altare. Il raggio di luce di luce bianca dissolvendo ferite che si sono accumulate nel corso degli anni simile ad una crosta di ceralacca sui nostri cuori: le negatività, la rabbia, l’amarezza, il risentimento, l’invidia, la gelosia ecc…Gesù, al contrario ci sta liberando, sostituendo il nostro cuore di pietra con un cuore di carne.

Osserviamo i nostri cuori come li vede Gesù: affettuosi, dolci, aperti, abbondanti, puri, liberi. Guardiamoci come Gesù ci guarda: belli, amati, integri, accettati, redenti, lavati nel suo Sangue, nutriti del suo Corpo, un tutt’uno con Lui.

Che gioia immensa!

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