La libertà e le libertà

La libertà è un valore grandissimo, perché ci permette di diventare artefici del nostro destino, sul piano individuale e sociale. Si evince quindi che non vale come semplice scelta, ma come scelta del bene. E’ perciò un’arma a doppio taglio. Ma per questo nessuno ha il diritto di toglierla ad un altro essere umano, dal momento che Dio gliel’ha donata. Anzi è un preciso impegno morale e ascetico quello di rispettare sempre la libertà degli altri, specie nella nostra società pluralistica.

E qui occorre che i cristiani soprattutto, recuperando il tempo perduto, si impegnino a profetizzare un mondo dove l’uomo non faccia più pressioni fisiche né morali nei confronti di altri esseri umani. La libertà dei figli di Dio è, oltre a un dono del Padre in Gesù Cristo liberatore, un impegno da vivere continuamente per rendere credibile il proprio discorso di liberazione.

C’è tanto da scrivere su questo argomento, e lo farò quanto prima, però intendo iniziare la riflessione rispondendo ad alcune domande intorno alla libertà tanto pubblicizzata e quasi inflazionata in questi ultimi tempi:

  • In che cosa consiste la libertà interiore?
  • Come si divide questa libertà?
  • Chi la nega?
  • Con quali prove si dimostra?
  • In che modo la Chiesa la difese nel corso dei tempi?

Inoltre intendo rispondere a queste altre domande, intorno alla libertà esteriore:

  • Che cosa è la libertà personale e che cosa comporta?
  • Che cosa è la libertà domestica?
  • Che cosa è la libertà religiosa?
  • Che cosa è la libertà del lavoro e della proprietà?
  • Che cosa è la libertà di associarsi, in democrazia?
  • Che cosa è la libertà di informazione (di scuola,di circolazione ecc..)?

Dal momento che non ho dubbi che esista la libertà interiore, rivendico e difendo tutte le libertà esteriori, divenendo in questo modo artefice della mia personalità morale.

Prima di parlare delle “libertà esteriori” (scientifica, politica, religiosa, domestica, ecc..) credo sia indispensabile parlare della “libertà interiore”, dalla quale traiamo poi tutto il resto.
La libertà interiore è, essenzialmente, potere di scelta, cioè autodeterminazione razionale.

Non è libero, interiormente, chi è violentato dall’esterno (come un masso che cade per forza di gravità) o chi è ineluttabilmente determinato dall’interno (come l’animale, il quale ha solo la spontaneità: l’istinto è guida ineluttabile al suo agire, quando l’animale non è costretto dall’esterno).

Nel mondo la libertà come “potere di scelta e autodeterminazione razionale” fa la sua apparizione solo nell’essere umano: non nel bruto, che ha solo la spontaneità! Colui che è dotato di libertà può decidere, discriminare, deliberare, orientarsi consapevolmente verso determinati valori, con un libero giudizio, con una libera sentenza pronunciata in ordine all’azione da compiere.

L’atto di scelta è bifronte, cioè: si svolge alla luce dell’intelligenza, ma il suo contenuto dipende dalla decisione della volontà. Capace di riflettere sui suoi atti, l’essere umano li può possedere nella loro singolarità e autotrasparenza. Per questo San Tommaso afferma che “la radice di tutta la libertà è nella ragione”.

Nell’atto di scelta entra l’intelletto, essendo esso una motivata sentenza, un esame, un confronto di mezzi da impiegare in ordine al fine da raggiungere, implicando esso una valutazione. Ma vi entra anche la volontà, che decide in dipendenza dell’ultimo giudizio pratico. La volontà, non scordiamolo mai, si muove nell’ambito del bene. Essa è detta “superdeterminata”, in quanto è determinata al bene come tale, ma è indeterminata ai beni limitati e relativi (si è, così, divinamente legati e divinamente slegati.

E ciò avviene nell’intimo della coscienza, con un agire che diventa responsabile). Mediante incomunicabili e continui atti di scelta, ogni essere umano costruisce e conquista la sua personalità psicologica e morale ( non quella metafisica, si intende che è “l’io” profondo che costituisce l’unità ontologica della persona umana). Riflettendo su di sé e possedendosi, l’essere umano è sempre padrone quanto all’esercizio degli atti, ma non quanto alla specificazione dell’atto da parte dell’oggetto, tendendo l’uomo, per natura al Bene assoluto.

In definitiva, la libertà interiore è “potere di scelta, autodeterminazione razionale, indeterminazione attivamente intesa, indifferenza attiva della volontà per la quale, posti tutti i requisiti perché si possa agire, la volontà può agire o non agire, scegliere questo o quello, ma sempre nella luce del bene”.
Esiste allora una libertà di esercizio o contraddizione (agire o non agire, volere o non volere), una libertà di contrarietà (scegliere tra onestà o disonestà…), una libertà di disparità (studiare, passeggiare, ecc..).

L’esistenza della libertà interiore nell’uomo è stata negata dal fatalismo e dal determinismo.
Per il fatalismo ricordiamo quello mitologico o classico ( si parla del fato, del destino, della “Moira”….) e quello teologico (di Calvino, di Lutero, dei Giansenisti, secondo i quali non si può conciliare la libertà dell’uomo con la prescienza e la provvidenza di Dio ).

Al contrario si può spiegare sufficientemente, secondo la Teologia naturale, sia il rapporto libertà umana-concorso divino-grazia, sia il rapporto libertà-prescienza di Dio. C’è da dire che avviene infallibilmente tutto ciò che Dio conosce, ma ciò che infallibilmente avviene non sempre avviene necessitatamene. Il concorso divino poi, non è né concorso simultaneo (Molina), né predeterminazione fisica (Banez), ma azione indifferente (Bellarmino, Mattiussi, Billot).

Per il determinismo, l’altro errore che nega l’esistenza della libertà, c’è quello fisiologico o antropologico (Lombroso), quello sociale o sociologico (scuola sociologica francese), quello metafisico proprio del panteismo (Spinosa, gli Idealisti), quello fisico meccanico (da Democrito agli energetisti..).

Che poi la libertà esista, e si eserciti, mediante il dominio della volontà sull’intimo giudizio pratico dell’intelletto, è provato:

  • dalla attestazione della coscienza (prima di decidere; nella decisione; durante l’esecuzione dell’agire; dopo l’azione)
  • dalla prova indiretta che è offerta dal modo di comportarsi dell’umanità (in quanto, le leggi, le pene, i premi, le lodi, i consigli, i bisogni, gli ordini, i biasimi…presuppongono la universale e non erronea convinzione che si è liberi)
  • dalla natura intellettuale dell’uomo. Quanto più un ente è intellettuale, tanto più è libero.

Ognuno può capire che la libertà interiore non è spontaneità, non è capriccio, non è potere morale di fare ciò che si vuole, non è potere di fare il male. Non è neppure, per sé, il potere di fare, ma “potere di volere”, con cui l’uomo fa il proprio destino ed è veramente l’artefice di se stesso: potere di fare ciò che risponde al giusto, al vero.
La Chiesa ha sempre difeso la libertà interiore:

  • contro i manichei (con il “De libero arbitrio” di S:Agostino);
  • contro gli Albigesi (con la condanna di Wicleff e Huss, che ammettevano una predestinazione necessitante);
  • contro i protestanti (con il Concilio di Trento, che ripudiò il “De servo arbitrio” di Lutero);
  • contro Baio e Gansenio (per i quali l’uomo è sotto l’impero o della carità divina o della cupidità viziosa: è come una bilancia mossa da pesi opposti, cioè da amori contrari, infallibili e determinanti).

Le libertà esteriori sono emanazioni della libertà interiore, rami dello stesso albero, ruscelli della stessa sorgente. Esse riguardano la persona, i suoi beni, le sue azioni, i suoi rapporti: e costituiscono, tutte insieme, la libertà civile (e politica), che è un genere dalle molte specie.

Riguardo alla persona: c’è la libertà personale, quella religiosa, quella domestica.
Riguardo ai beni: c’è la libertà del lavoro e del godimento dei suoi frutti secondo equità e giustizia sociale.
Riguardo alle azioni: c’è la libertà di viaggiare, di commerciare, ecc….

La libertà personale, comporta il diritto di avere proprie convinzioni personali (sulla vita e sulla morte, sul lavoro, la proprietà, la famiglia, lo stato, sul senso della propria esistenza….), con la possibilità di dirle e di vederle rispettate: ma in rapporto alla verità; conformemente alla nostra natura di uomini e salvo sempre l’eguale diritto degli altri. In una parola, questa libertà sta nel diritto che si ha di potere e sapere pensare con la propria mente, del diritto di potere svolgere la propria personalità morale (a questo proposito si parla, in Maritain, di libertà di autonomia).

Comporta pure il diritto di potere scegliere la professione che corrisponde alle proprie esigenze naturali, onde inserirsi nella vita collettiva e nel tessuto sociale con propria scelta, non per istanze esterne determinanti (in un parola, si deve potere scegliere selettivamente, secondo la capacità native venute a determinarsi e a precisarsi, un impegno professionale serio, e non semplicemente lucrativo; anche il lavoro non deve, nella sua forma, essere imposto con asservimento esterno, ma scelto…..).

Nel contesto della libertà personale si colloca pure, per gli insegnamenti e i ricercatori, il diritto-dovere di ricercare la verità scientificamente, cioè con rigore, e caso per caso, con proprietà di metodo; per gli studenti c’è il diritto di potere accedere alle università, nel ramo che è congeniale a ciascuno e di cui si ha la capacità.

Comporta l’inviolabilità dell’individuo: il divieto (salvo i modi previsti dalla legge giusta) di detenzione, di perquisizioni personali, di violenze fisiche o morali; il diritto di essere privati per motivi di faziosità politica della capacità giuridica, del nome, della cittadinanza; il diritto di potersi difendere in giudizio e di essere ritenuti innocenti prima di una definitiva condanna comporta l’inviolabilità della propria corrispondenza; il diritto alla vita (contro l’aborto, l’eutanasia e il neomaltusianesimo).

Nota bene: la libertà personale fu minata, nel corso dei secoli dalla tratta dei negri e anticamente dalla schiavitù; dai vari imperi del regno degli uomini; dai vari comunismi e soprattutto dal nazi-fascismo col fenomeno aberrante dei campi di sterminio e dei gulag, contro i quali la Chiesa agì per abolirli operando sulle idee e la mentalità, sui costumi e sulle leggi.

La libertà domestica: comporta il diritto di tutti alla famiglia e al matrimonio, con la possibilità di costruire la propria famiglia secondo la voce del proprio cuore e il giudizio della propria coscienza, sposando chi si vuole, decidendo sull’educazione dei figli, avendo una propria casa. In questa prospettiva si escludono così, come aberranti, il razzismo, l’antisemitismo, l’obbrobio della sterilizzazione, il naturalismo in pedagogia……
c) la libertà religiosa: comprende quella di culto e quella di coscienza.

Nota bene: La libertà di coscienza potrebbe significare “autonomia del pensiero umano nei confronti di Dio”: e ciò per un cristiano, è inaccettabile. Potrebbe anche significare, oltre che autonomia del pensiero umano, “libera accettazione della verità e del bene, libertà di fronte all’autorità civile per gli atti interni, libertà di aderire a ciò che è solidamente probabile” : e ciò, per il cristiano, è accettabile.

Per libertà di culto non si deve intendere libertà per ciascuno, di professare la religione che gli piace, o anche di non professarne alcuna. Ciò risulta essere indifferentismo religioso, contrario a questo fondamentale dovere: “l’uomo deve cercare se esiste una religione rivelata e quale sia; trovatala, poi, deve aderirvi”. Non esiste libertà religiosa nel senso di diritto di aderire a qualsiasi religione, ma in quello di diritto di adesione a quella religione che, dopo conveniente ricerca, si giudica rivelata.

La libertà del lavoro (lavoro che è nobile, anche se manuale, perché libero impregnato di valori umani) sta, come detto precedentemente quando si è accennato alla libertà personale, nel diritto di ognuno a scegliere la sua professione, il luogo di essa e i mezzi per esercitarla (senza coercizioni e lavoro coatto o domicilio coatto, tranne che quando si è divenuti nocivi al consorzio umano e si finisce in…..case di pena, così bisognose, però, di umanizzazione).

I frutti del proprio lavoro, goduti nel rispetto della destinazione sociale di tutti i beni, danno diritto alla proprietà privata (di cui troppo scordiamo, la destinazione sociale, eliminando facilmente, dall’ambito e dai tormenti della nostra coscienza, quella….tediosa mosca-tarlo che è il principio cristiano di donare agli altri il superfluo).

Nota bene: credo si possa fare rientrare nella libertà personale o in quella del lavoro, la libertà di circolazione, di soggiorno, di emigrazione, che ognuno ha. Di qui la condanna di discriminazioni razziali o di esagerati nazionalismi, che impediscono il rifluire dei popoli da zone sovrappopolate in zone sottopopolate e capaci di possibile sfruttamento naturale.

La libertà di associarsi dà anche la libertà politica, cioè la democrazia. Essa risulta continuamente dal libero gioco di forze tra persone aventi eguali diritti e responsabili, tutti, dello stato che è come i singoli lo fanno. La democrazia è un ordinamento esigentissimo, perché nasce dalla responsabilità dei singoli: dei singoli che hanno tra loro relazioni di reciproca fiducia e stima, che hanno l’eguaglianza delle istanze fondamentali per l’uomo quali l’onore e il bene comune (pur avendo diversità di opinioni su diversi temi).

“Democrazia è equilibrio, ma in continuo divenire”. (ciò mi richiama il fatto che gli scienziati ricordano a proposito dell’organismo vivente che si ricrea e che si rigenera, ovvero la omeostasi). Nei governi rappresentativi sorgono diversi partiti, che dovrebbero essere come una scuola rivolta alla formazione civica….Questi partiti sono autonomi anche quando si ispirano al cristianesimo, infatti non esiste un partito cristiano, semmai un modo cristiano di fare politica.
E la Chiesa è sciolta anche dai partiti che costituiscono la manifestazione temporale dell’ispirazione evangelica (Maritain).

Potrei anche accennare alla libertà di scuola e di insegnamento, ai diritti Previdenziali e di sicurezza sociale e alla libertà di informazione.
Quest’ultima riguarda la vita sociale, politica e culturale della comunità in ciò che deve essere conosciuto, perché razionalmente conveniente ( ma non deve diventare di dominio pubblico ciò che è strettamente privato e di domicilio privato, con indebite intrusioni nella vita privata.)

E’ evidente che la libertà di informazione non può essere illimitata. Deve semmai essere misurata e discreta l’espressione della libertà di pensiero, senza cadere in una incontrollata libertà di stampa, che, come diritto umano, non esiste.

Concludendo: questa chiacchierata sulla libertà interiore e sulle principali libertà esteriori che ne dipendono e la proiettano nella vita civile, devo dire che tutte queste libertà esigono la loro difesa da parte di persone di carattere, tra le quali, noi, non vorremmo certamente mancare.

Nota bene: La Costituzione Italiana può essere considerata come “La Carta dell’Uomo”, perché pervasa dal riconoscimento della dignità umana e dei suoi inviolabili diritti naturali. Sotto la denominazione “rapporti civili”, la nostra Costituzione proclama quei “diritti di libertà” che emanano dalla natura razionale dell’uomo e che lo Stato ha il dovere di riconoscere e garantire.

  • Questi diritti sono relativi alla persona considerata nella sua individualità;
  • Questi diritti sono relativi al luogo in cui il cittadino vive ed opera;
  • Questi diritti sono relativi alla manifestazione della personalità, essendo l’uomo ragionevole, sociale e religioso.