Vi darò un cuore nuovo

Lectio Divina – 35

EZECHIELE

“Vi darò un cuore nuovo”

36, 24-28

Introductio.

Lodiamo Dio Padre, nostro Signore, che ci ha chiamato ad ascoltare nuovamente la sua Parola di vita.

Preghiamo Maria santissima che ci aiuti a ricevere lo Spirito Santo.

Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
In essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito Santo, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo. Amen.

Lectio.

Ezechiele ricevette la chiamata formale alla missione di profeta per rincuorare i giudei in esilio e quelli rimasti a Gerusalemme dalla cattività babilonese. Vi era stato deportato assieme al re Ioiachin e si stabilì in un villaggio sul fiume Chebar.

Inizialmente il suo messaggio fu respinto, ma quando giunse la notizia che Gerusalemme era caduta, il popolo cominciò ad ascoltarlo. Così si dedicò a predicare la futura restaurazione, come in precedenza aveva predetto l’imminente castigo di Dio sulla nazione.

Dal suo libro si evince che egli era una personalità straordinaria almeno per tre aspetti.

  • Era dotato di una fervida fantasia, evidente nella descrizione che faceva d’esseri celesti.
  • Possedeva doni soprannaturali che gli consentivano di vedere in dettaglio gli eventi che avvenivano a Gerusalemme, distante circa 200 km.
  • Era un uomo di gran coraggio e determinazione: Non si scoraggiò al vedere che il suo messaggio non era recepito, ma continuò a predicare la verità. Quando alla fine i fatti gli diedero ragione, non ne provò soddisfazione, ma continuò a svolgere la missione affidatagli da Dio.

Come profeta della nazione, Ezechiele scelse un compito particolare: vedeva se stesso come pastore guardiano e difensore di Dio. Nella veste di pastore il suo compito era quello di vegliare sul popolo, guidandolo dall’interno. Inoltre vedeva se stesso come simbolo del grande Pastore che doveva venire, il Messia, Gesù Cristo. Come guardiano doveva avvertire il popolo dell’imminente giudizio di Dio. Come sentinella scrutava nella notte per avvertire dell’avvicinarsi del nemico, similmente Ezechiele scrutava nel buio dei tempi e lanciava l’allarme dell’incombente castigo di Dio. Con l’incarico di difensore di Dio, egli sosteneva che la nazione era caduta non perché Dio fosse debole ma a causa dei peccati del popolo.

Dal libro emerge prepotente la trascendenza di Dio. La visione introduttiva del profeta, con la sua ricchezza di starne immagini e figure, rileva questo concetto. Dio è talmente sopra le sue creature che le parole non bastano a descriverlo adeguatamente. Dio è superiore a tutto il creato. Ezechiele ha dato fondo ai suoi poteri descrittivi per spiegare chi è Dio. E’ interessante notare che alò termine della sua magnifica visione nel capitolo introduttivo, si prostra con la faccia a terra davanti al Signore in adorazione. Ezechiele rileva inoltre lo Spirito di Dio. Gli altri profeti, per far risaltare la presenza e l’attività di Dio, usano l’espressione “la parola del Signore”.

Il problema del popolo consisteva nel fatto di aver perso i contatti con Dio, di non conoscerlo più. Nel senso che non ne avevano sentito parlare, ma non lo conoscevano più personalmente.

Conoscere Dio significa riconoscere la sovranità di Dio sulla storia e su noi stessi. Dio deve essere riconosciuto come unico e nostro Dio.

Nonostante tutto, peccati, alleanze con i pagani, disobbedienze, profanazioni, accettate le impurità e la contaminazione, trascuratezza del sabato ecc. Tuttavia Ezechiele porta un messaggio di speranza. E qui si inserisce il nostro cantico che stiamo meditando. Vale a dire che la nazione si sarebbe risollevata

Dalle ceneri della sua distruzione come un morto risuscita dalla tomba.

Leggiamo il cantico tutti insieme attentamente.

Meditatio.

Il cantico è un oracolo di salvezza pronunciato dal Signore in persona. La terminologia dell’oracolo è cultuale. La redenzione ha qualcosa di un rito d’aspersione (v.25). Tuttavia, questo rito non è affidato ai sacerdoti; la purificazione è un atto di Dio, così come la conversione che ne deriva è opera dell’iniziativa divina.

“Vi prenderò dalle genti” (v.24) equivale ad una nuova elezione. La dispersione del popolo era stata come una vera e propria morte; adesso, la storia santa ricomincia. Risuscitato, Israele ritorna sulla scena delle nazioni (37, 1-14).

Come Abramo, eletto per divenire un popolo, è stato condotto al paese della promessa, così Israele è ricondotto nella terra della sua eredità (v.24).

Il rito d’aspersione deve essere ravvicinato alle liturgie di purificazione praticate nel tempio (Lv.1,5.11). Nell’oracolo, ha il senso e il valore della traversata delle acque all’epoca dell’uscita dall’Egitto. Allora Israele aveva rotto con gli idoli, come farà di nuovo per effetto del rito lustrale futuro (v.25b).

Dopo l’elezione e l’esodo, il terzo gran momento della storia della salvezza è stato il dono della legge sul Sinai, a cui corrisponde, nel cantico, il dono di un cuore nuovo ripieno dello Spirito (vv.26-27). Ci può essere vera obbedienza soltanto se il cuore è in sintonia con Dio. Bisogna che Dio e l’uomo pensino, desiderino e vogliano la stessa cosa; che, in una parola, abbiano lo stesso…Spirito. Ecco perché Dio metterà nel petto dell’uomo un cuore sensibile esclusivamente alle stimolazioni che provengono da Lui. Ezechiele è in modo particolare vicino a Geremia e al Deuteronomio quando vede nella nuova alleanza un rapporto d’amore.

Il rinnovamento della storia della salvezza progettato da Dio terminerà, secondo la logica, con il rinnovamento del contratto dell’alleanza: “Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (v.28): è aperta la via per poter riprendere possesso della terra.

In Ezechiele, la redenzione opera un mutamento radicale quanto una creazione e segna un inizio assoluto. La radicalità della rinascita nell’uomo è subordinata al passaggio obbligato attraverso la morte spirituale. Dio dà un cuore nuovo, ma toglie quello vecchio (v.26b).

Rileggiamo il cantico in silenzio attenti ai suggerimenti dello Spirito Santo.

Contemplatio.

Mio Dio, Tu sei Santo; questo proclami attraverso le parole di Ezechiele. Il popolo da Te eletto ha profanato il Tuo Santo Nome con i delitti di sangue, con le idolatrie, con ogni tipo d’infedeltà. I popoli circostanti, vedendo la devastazione della terra d’Israele e l’esilio in regioni straniere, hanno pensato alla tua incapacità di salvare il tuo popolo; hanno pensato che Tu sei un Dio che si lascia privare del culto della tua gente, che non sei trascendente, né onnipotente, che hai addirittura abdicato alla tua gloria. A tempo opportuno, però, intervieni a correggere questa falsa concezione a beneficio stesso di tutte le genti e non solo fai ritornare il tuo popolo nella loro terra, ma elimini il peccato, che è il vero nemico dell’umanità e che non è altro che sfida al Tuo Santo Nome.

Tu, mio Dio, prendi l’iniziativa, immetti nell’uomo il tuo Santo Spirito, trasformi il suo cuore di pietra in cuore di carne affinché si svelino l’abiezione e la malizia delle sue trasgressioni e si muova al più sincero pentimento. Spirito, Acqua, Purificazione: Battesimo.

Gesù ci dice che saremo battezzati in Spirito e Verità ed egli è venuto ed opera, per volontà di Dio Padre Onnipotente, per creare un nuovo popolo dal “cuore” di carne e dallo “spirito” infuso, che sperimenterà la presenza viva di Dio, rinnovandolo interiormente, rendendolo capace di osservare la legge di Dio. “Lo Spirito stesso si unisce al nostro spirito per attestare che siamo figli di Dio” (Rom.8,15-16); per questo ti chiamiamo “Abba, Padre”.

Conclusio.

Il battesimo imprime il carattere di figlio di Dio, che niente, neppure i peccati più gravi, che il fedele potesse commettere, potrà distruggere: egli è un segnato per tutta l’eternità. San Cirillo di Gerusalemme nella sua Terza catechesi Battesimale ricorda che nel battesimo sono rimessi tutti i peccati, anche i più gravi, e così si rivolge ai suoi ascoltatori: “Abbi fiducia, Gerusalemme, il Signore eliminerà le tue iniquità” (Sof.3,14-15). “Il Signore laverà le vostre brutture; spargerà su di voi acqua pura e sarete purificati da ogni peccato” (Ez.36,25). Gli angeli vi fanno corona esultante e presto canteranno: “Chi è costei che ascende immacolata, appoggiata al suo diletto?” (Ct.8,5). Costei è l’anima già schiava ed ora libera di chiamare fratello adottivo il suo Signore, che accogliendone il proposito sincero le dice “Ecco, ora sei bella, quanto bella” (Ct.4,1).

Grazie Santissima Trinità, per quest’ora di preghiera.

Sia lodato, ora e sempre, il Tuo Santo Nome.

Amen.