Dammi la sapienza del cuore

Lectio Divina – 23

LIBRO DELLA SAPIENZA

“Dammi la sapienza del cuore”

9,1-6. 9-11

Introductio.

Lodiamo Dio nostro Padre che ci ha chiamato ad ascoltare la sua Parola. Preghiamo Maria, Vergine Madre, perché si assista nel ricevere lo Spirito Santo.

Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
In essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito Santo, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo. Amen.

Lectio.

Il tema del Libro della Sapienza è la chiamata di Dio rivolta al popolo d’Israele a vivere in comunione con Lui. Libro non accolto nel canone ebraico dell’A.T., ma che la Chiesa riconosce come ispirato e che fu tuttavia un testo di pietà molto diffuso tra gli Ebrei durante il periodo ellenistico.

Il Libro mette sempre meglio e sempre più in luce che l’invito che Dio rivolge agli uomini attraverso la Legge si precisa fino a diventare Persona, finché vedremo che Cristo è Sapienza, Cristo è Legge, Cristo è compimento delle promesse del Signore ai nostri Padri.

Gli studiosi datano il Libro, nella stesura definitiva, nell’ultimo secolo prima di Cristo, e appartiene alla corrente dei Proverbi, dell’Ecclesiaste (o Qoelet), del Siracide ecc…

Il Libro si presenta come opera del re Salomone con un evidente artificio letterario, perché esso è opera di un pio giudeo di lingua greca, sicuro conoscitore del mondo ellenistico, che viveva in Alessandria d’Egitto tra il 120-80 a.C. Si tratta, perciò, dell’ultimo libro dell’Antico Testamento.

Imbevuto della più pura tradizione biblica, l’autore si rivolge ai suoi correligionari che vivevano in ambiente greco, per convincerli della superiorità della sapienza ebraica, ispirata da Dio e concretamente espressa nella legge che governa il popolo eletto, sulla filosofia e la vita pagana.

In quest’opera, la dottrina biblica sulla sapienza raggiunge gli ultimi sviluppi ed è come il prodromo dell’insegnamento del Nuovo testamento sulla grazia; a sua volta, il N.T. aiuta a capire la dottrina dell’Antico sulla sapienza. La speranza beata nell’al di là è espressa con rara chiarezza, illuminando il problema dell’umano destino. E’ l’ultimo passo verso la rivelazione cristiana: Cristo, Sapienza di Dio incarnata tra gli uomini, è la fonte della vita e della felicità eterna. Questo spiega l’influsso che il libro ha esercitato sulla cristologia di Giovanni e Paolo.

Leggiamo il cantico tutti insieme:

Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, che con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature che tu hai fatto, e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto, dammi la sapienza che siede in trono accanto a te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi….

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti….

Meditatio.

Il Libro della Sapienza, da cui è tratto il nostro cantico, ha in comune con gli altri libri citati nella lectio, un’identica preoccupazione di dominare i problemi dell’esistenza e di assicurare la felicità dell’uomo. Nel cuore dell’uomo, la sapienza è prima di tutto il timore di Dio (Pro.1,7). Ma è anche una qualità di Dio diffusa sulla creazione, è l’ordine delle cose che Dio ha concepito nel creare il mondo (Pro.8)

Il principio della creazione s’identifica con la parola creatrice di Dio (Gb.28). Il principio della vita morale, è la legge di Mosè (Sir.24) e dirige la storia.

Nel cantico, ritroviamo in parte la varietà dei significati ora enunciati. Dio ha creato tutto con la parola (v.1), ha formato l’uomo con la sapienza (v.2). La sapienza conosce tutte le sue opere, era presente alla creazione del mondo (v.9) e dirige la storia (v.3). In Dio, essa è la virtù del governo; nell’uomo, la virtù della prudenza (v.11). Vicina a Dio e vicina all’uomo, la sapienza mediatrice adatta l’uomo a Dio affinché si conformi al suo disegno e trovi in tal modo la felicità.

Lungo tutto il poema appare la posizione mediatrice della sapienza. Essa è di Dio e siede accanto a Dio. Può essere anche dell’uomo e operare al suo fianco.

Dio non ha creato a caso. Gli esseri umani sono chiamati, gli uni in dipendenza degli altri, ad armonizzarsi con un Tutto. La felicità degli uomini dipende dalla capacità di integrarsi nel proprio ruolo. In questa prospettiva, la sapienza è la virtù che fa comunicare alle vedute di Dio per renderle effettive.

Chiedendo la sapienza, l’autore del nostro cantico cerca di innalzarsi all’altezza di Dio. Lasciato alle sue sole forze, si sente debole, mortale, incapace di comprendere la giustizia e le sue leggi (v.5). In termini più attuali diremmo, “non sa vivere”…

La sapienza possiede la scienza delle origini e quindi anche delle conclusioni. Presente all’atto creatore, conosce tutte le cose nelle loro più remote cause e nei loro più imprevedibili effetti (v.9). la conoscenza consumata che possiede di tutte le vie e di tutti gli sviluppi, designa la Sapienza al ruolo di guida. L’orante prega dunque perché gli sia comunicata la Sapienza. Affinché le sue fatiche non siano vane, è necessario che egli spenda le proprie forze in stretta adesione al disegno di Dio (v.10).

In effetti, le immagini del v.11 assimilano la Sapienza alla Nube dell’Esodo, simbolo visibile del Dio-guida. La Sapienza, come la gloria di Dio, conduce il fedele d’ogni tempo, attraverso le mille deviazioni della vita, alla meta fissata da sempre (Es.40, 34-38).

La vita umana è un esodo, un percorso cosparso d’insidie che portano dal peccato alla giustizia (vv.3.5). Su questo cammino tortuoso e difficile, la Sapienza fa sentire la sua presenza come incitamento permanente alla perseveranza, al coraggio, alla prudenza.

Leggiamo in silenzio il cantico facendo attenzione ai suggerimenti dello Spirito.

Contemplatio.

Mio Dio, noi t’imploriamo, come l’autore del Cantico oggi meditato, di farci dono della Tua Sapienza, di donarla a tutti gli uomini di tutti i tempi. Senza di Essa noi siamo esseri deboli, limitati; fatichiamo, ci affanniamo, ma non riusciamo a costruire; non sappiamo indirizzare le nostre scelte, non sappiamo dare risposte ai perché delle nostre vite; aborriamo le sofferenze, le malattie, la morte.

Ma Tu, Padre Misericordioso, conosci le tue creature, le nostre fragilità, i nostri tentennamenti e da sempre ci assisti con la Tua presenza amorosa. Hai donato al popolo d’Israele, che ti riconosceva come il Creatore Onnipotente e Giusto, uomini che hanno potuto penetrare nel senso profondo dell’essere, della vita e della storia, andando oltre la superficie delle cose e degli eventi, per scoprirne il significato ultimo. Ma, nel tempo da Te stabilito, hai voluto che il legame d’amore che ti unisce all’umanità fosse esteso a tutti gli uomini e la Sapienza si personificasse nella figura di Cristo, che ci rivela il mistero del Padre.

Gesù, tu sei la lampada, che illumina le nostre scelte morali d’ogni giorno e ci conduci sulla retta via a “conoscere che cosa è gradito agli occhi di Dio e ciò che è conforme ai suoi decreti” (v.9).

Conclusio.

La liturgia delle ore ci fa pregare all’inizio di una giornata con le parole del Libro della Sapienza, proprio perché Dio con la sua Sapienza sia accanto a noi e ci “assista e affranchi nella fatica” quotidiana (v.10), svelandoci il bene e il male, il giusto e l’ingiusto.

Con la mano nella mano della Sapienza divina, noi ci inoltriamo fiduciosi nel mondo (Giovanni Paolo II°).

Concludiamo con una preghiera di Sant’Ambrogio, che così si rivolge a Cristo: “Tu insegnami le parole ricche di sapienza, perché tu sei la Sapienza! Tu apri il mio cuore, tu che hai aperto il Libro! Tu apri quella porta che sta in cielo, perché tu sei la Porta! Se ci si introdurrà attraverso di Te, si possederà il Regno eterno; se si entrerà attraverso di Te, non ci si ingannerà, perché non può sbagliarsi chi abbia fatto il suo ingresso nella dimora della Verità”. (Commento al salmo 118/1).

Grazie Trinità Santissima per questa ora di preghiera.

Sia lodato Gesù Cristo in eterno.

Amen.