Cantico dei tre fanciulli

Lectio Divina – 20

DANIELE

“Cantico dei tre fanciulli”

3,52-86

Introductio.

Lodiamo Dio Padre, nostro Signore, che ci ha chiamato ad ascoltare nuovamente la sua Parola di vita. Preghiamo Maria Santissima che ci aiuti nel ricevere lo Spirito Santo.

Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
In essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito Santo, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo. Amen.

Lectio.

Se seguiamo l’ordine dei profeti dati nella Bibbia che usiamo normalmente, Daniele è collocato dopo Ezechiele ed è considerato il quarto dei profeti maggiori. Se invece prendiamo un A.T. ebraico, Daniele è collocato tra i libri che noi chiamiamo sapienziali e che gli Ebrei chiamano genericamente “Gli Scritti”. Questo fatto ci porta a due tipi di considerazioni: la prima è che non dobbiamo aspettarci che Daniele stia nella Bibbia dopo Ezechiele anche se è vissuto all’incirca a quel tempo. La seconda è che il libro di Daniele contiene delle profezie, ma non per questo è un libro profetico, né Daniele un profeta al modo d’Isaia o Ezechiele.

Il libro è stato scritto piuttosto tardi e precisamente nel tempo della persecuzione d’Antioco Epifanie di cui parlano i libri dei Maccabei. Siamo di fronte ad un’opera letteraria diversa da quelle solite e su cui dobbiamo necessariamente spendere due parole.

In virtù dell’esperienza continua della propria infedeltà e dalla sua tristissima storia, si diffuse tra il popolo, dopo la restaurazione, la convinzione che lo Spirito profetico di Dio non circolasse più tra il popolo, proprio per correggerlo dal fatto di non averlo ascoltato quando c’era.

Daniele che tipo di libro è?

Gli studiosi definiscono questo tipo di opera “apocalissi”. Esse nacquero in periodi di persecuzione, per consolare le comunità e per ricordare l’insegnamento essenziale. Le opere, apparentemente innocue e misteriose, narravano fatti lontani nel tempo o del tutto immaginari, in modo che il libro era senza valore agli occhi dei persecutori, ma molto importante per i perseguitati che sapevano leggere anche di là da quel che stava scritto, ammaestrandosi e sostenendosi poi vicendevolmente.

Già questo dovrebbe allora, in parte almeno, aiutarci a leggere il libro con maggior sollecitudine. Se ci sono delle stranezze o delle cose incomprensibili, pensiamo che furono fatte apposta come noi stessi faremmo certamente, nel caso che una persecuzione ci proibisse l’uso dei Testi sacri e del culto: inventeremmo dei modi di dire allusivi, delle storie che solo noi possiamo capire ecc…in modo da rimanere noi stessi senza essere smascherati e poter ancora tramandare il nostro patrimonio di Tradizione.

Nei fatti e nelle profezie di Daniele allora, dobbiamo solo vedere racconti di salvataggi straordinari operati da Dio per tenere viva la speranza di un popolo oppresso. Date e nomi dei re sono, infatti, spesso in contraddizione e quindi non dobbiamo andare a cercare la notizia storica, quanto il valore spirituale profondo di questo libro che è molto vasto e che lasciamo a ciascuno il piacere della scoperta.

Accanto a questi racconti ci sono delle visioni che sembrano come quelle dei profeti. Esse però non sono tanto proiettate verso la visione della fine dei tempi, o della liberazione vicina o lontana che sia, svelando il mistero della storia che il popolo sta vivendo; ma, al contrario, velando questa realtà, per le ragioni di cui abbiamo detto sopra.

Leggiamo il cantico tutti insieme

Meditatio.

Il cantico appartiene al genere composito. Dell’inno ha il carattere puramente laudativo. Dalla litania trae la tecnica del tema unico modulato con brevi invocazioni: “Benedite opere tutte del Signore” (v.57ss). Il cantico fa risuonare il coro intrepido dei tre giovani, Anania, Azaria e Misaele, gettati nella fornace per ordine di Nabucodonosor. Il contrasto tra la tragicità della situazione e la serenità del cantico, volto unicamente a Dio e alla sua maestà, suscita una forte impressione, denotando una fede profonda. Infatti, la lode a Dio non presuppone né significa che tutto va per il meglio. Poiché tutte le cose, anche quelle che vanno male, sono nelle mani di Dio.

I tre giovani con Daniele, autore dell’omonimo libro, furono deportati in Babilonia nel VI° secolo, e poiché appartenevano alla nobiltà israelitica, il re Nabucodonosor diede ordine al capo degli eunuchi di istruirli a diventare paggi. Il re li trovò superiori agli altri per ingegno e sapienza, volle quindi fossero posti al suo servizio personale.

In quel tempo il re ebbe il celebre sogno della statua colossale dalla testa d’oro, dalle cosce di bronzo, dalle gambe di ferro, e dai piedi pure di ferro, ma misti con argilla. Nessuno fu in grado di spiegare il significato del sogno, solo Daniele vi riuscì, allora il re diede ordine di adorare il Dio degli israeliti. Daniele divenne governatore della provincia di Babilonia, e riuscì a far promuovere Anania, Misaele e Azaria (Sidrac, Misach e Abdenago i nomi in babilonese), al disbrigo degli affari di corte. Nonostante l’adorazione prestata al vero Dio, in Babilonia si continuò a adorare le false divinità. Anzi il re fece costruire un simulacro di legno e argilla, tutto rivestito di lamine d’oro, eretto in onore di Bel-Marduck, la principale divinità babilonese. Infine ordino che fosse adorato. I tre giovani si rifiutarono e furono gettati nella fornace ardente. Non sappiamo per quale motivo Daniele fosse assente quel giorno. In ogni modo i tre giovani iniziarono ad innalzare il cantico di benedizione di lode a Dio, fiduciosi nell’aiuto divino, affermando anche che se ciò non fosse piaciuto a Dio, essi non avrebbero mai adorato le false divinità.

Nell’ordine delle invocazioni, il cantico segue una traiettoria discendente, le cui tappe sono le seguenti:

  • Il cielo, firmamento e mondo degli spiriti, vv.57-63;
  • L’atmosfera che, tra cielo e terra, condiziona la vita: pioggia, rugiade, fuoco, calore, freddo ecc…,vv.64-73;
  • La terra, dimora degli uomini e degli animali, vv.73-82;
  • Israele, popolo di sacerdoti e di fedeli, vv.83-87;
  • I tre martiri, v.88.

La struttura del cantico può dar luogo ad alcune riflessioni teologiche. L’autore ricalca, nelle sue grandi linee, l’ordine della creazione quale appare nel primo capitolo della Genesi. Dalla maestà dei cieli, lo sguardo si sposta, sempre più meravigliato, sulla dignità dell’uomo, punto focale della creazione. In questa traiettoria non si può non essere colpiti passando dall’infinito cosmico alla piccolezza dell’uomo.

All’esortazione alle “opere del Signore” succede l’appello agli “umili di cuore”. La meraviglia e la lode richiedono la lucidità dell’umiltà. Con l’invocazione alla terra degli uomini (vv.73-82) e ad Israele (vv.83-88), la meditazione passa dall’ordine del creato a quello della storia della salvezza.- la redenzione opera in questi due ordini e fa concorrere l’uno alla restaurazione dell’altro. L’ultimo versetto (in realtà il v.56) riporta la contemplazione sul Signore che domina il firmamento e i secoli, lo spazio e il tempo.

Rileggiamo il cantico in silenzio, attenti ai suggerimenti dello Spirito Santo.

Contemplatio.

O Dio, Creatore dell’universo, le schiere degli angeli, la creazione, il popolo d’Israele, i tre fanciulli e noi tuoi servi, Ti benediciamo, Ti glorifichiamo, Ti adoriamo. Perdona le nostre continue infedeltà, la nostra mancanza d’amore. I tre fanciulli, per aver rifiutato di adorare la statua d’oro di Nabucodonosor sono condannati a morire bruciati in una fornace; tuttavia la loro fedeltà all’alleanza con Te è da te benedetta e tu li salvi e li preservi dalle fiamme inviando un angelo. A noi, a tutta l’umanità, hai inviato non un angelo ma il Tuo Figlio Unigenito, che con la sua morte e resurrezione ha aperto la nuova via per la salvezza dei credenti. Come il popolo d’Israele, dopo il passaggio attraverso le acque del mar Rosso, Ti benedisse e Ti esaltò; come i tre fanciulli, innalzarono a te un canto di benedizione e di lode, così anche noi, discepoli di Cristo, vogliamo metterci nella stessa onda di gratitudine per le grandi opere compiute da Te, sia nella creazione, sia soprattutto nel mistero pasquale. Vogliamo cantare “Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli” (Dn.3,56); Ti siamo grati non solo per il dono della creazione e della vita, ma anche perché in Cristo ci hai elevato alla dignità di figli, Ti lodiamo come Creatore, come Padre Misericordioso.

Conclusio.

Nei momenti d’oppressione, di persecuzione la Parola di Dio ravviva in noi la forza di affrontare con coraggio e serenità le angustie della vita; tutte le cose, anche quelle che fanno male, sono nelle mani di Dio, che tutto ha creato. Sentiamo che Dio è lontano solo quando seguiamo il mondo, cediamo alle passioni, accarezziamo l’egoismo, assecondiamo la cupidigia o l’ambizione. Chi tentenna e non sa mettersi dalla parte di Dio, del Vangelo, di Cristo, dimostra di non essere profondamente convinto che Dio è l’unico Signore e che merita di essere amato e servito con tutto il cuore. Preghiamo lo Spirito Santo perché infonda in noi la grazia della fede ed il coraggio di unirci con tutto il cuore al cantico d’adorazione e lode dei tre fanciulli, di avere il coraggio di resistere a qualsiasi seduzione, di rifiutare qualsiasi atteggiamento teorico o pratico che non è consono al Vangelo, o perché contraddice apertamente o perché lo altera in modo subdolo con interpretazioni che lo sviliscono o minimizzano.

Grazie Santissima Trinità per questa ora di preghiera.

Sia lodato il tuo santo nome ora e sempre.

Amen.