L’uomo spaesato in un mondo malato di violenza d’odio e di sadismo

Il Natale si realizza nella terra di nessuno, perché destinato a tutti. Una grotta, adibita al salvataggio degli animali, quando il tempo imperversa, è guardata da pochi e con occhi carichi di bisogno, di protezione, come sono gli sguardi dei pastori al sopraggiungere dell’intemperie ed allo scatenarsi improvviso della natura.

E’ terra d’emergenza per gente spaesata e disorientata, che denuncia i propri limiti ed anche la sua umana necessità.
La grotta, infine, come conferma la narrazione evangelica, è rifugio contro l’indifferenza degli uomini, che vi dimostra la violenza più violenta.

La centralità dell’uomo, ridotta alla dimensione del proprio io esistenziale, come luogo esaustivo del divenire del proprio essere, chiude la porta in faccia a tutto ciò che non entra dal punto di vista del concreto vissuto.Cristo è nel concreto, ma diverso dal concreto vissuto secondo gli uomini, poiché egli ha posto la tenda fra loro nel concreto vissuto secondo Dio.
Giustamente afferma l’Apostolo Giovanni: “Venne nella sua casa e loro non l’accolsero” (Gv 1,11).

Questa conseguenza è grave per l’uomo, ma non insuperabile. Ciò è supposto dal fatto dell’incarnazione, precisamente, da un principio logico secondo il quale Dio non può fare cose inutili. Ora, se la diversità di calpestare la stessa terra non impedisce il mistero dell’incarnazione, ciò significa che l’uomo concreto, pur nel vissuto secondo egli, può essere contaminato dal vissuto secondo Dio.

La grotta è nella terra degli uomini spaesati, senza un ordine sociale e morale, fondato sui diritti umani, ma basato sui privilegi di alcuni. La situazione socio-politica della condizione umana di tutti i tempi, abbinandosi ai principi secondo cui tutto l’universo è stato creato in funzione dell’uomo, che pertanto ne costituisce il centro, si avvale di meccanismi di soppressione, d’emarginazione, di lotta fra le classi, di difesa dal “diverso”, nel tentativo di sopprimere “il nuovo”, il cambiamento in direzione del Totalmente Altro, perché perderebbe l’indipendenza soggettiva cui ha sacrificato anche l’Assoluto e la sua opera.

Nell’abitato ci può stare una sinagoga, una basilica, ma non una grotta simile a quella di Betlemme, divenuta, ad un certo punto, tabernacolo della presenza reale ed umana di Dio, in Gesù di Nazareth.

La dimensione della presenza di Dio è simile ad un seme gettato in terra.Per rispuntare dal terreno in novità di vita, deve marcire, soccombere in quanto seme, per trasformarsi in stelo, in pianta, in albero su cui gli uccelli costruiscono i loro nidi.
Farsi ultimo, vuol dire dunque farsi uomo non secondo i canoni laico-mondani, ma secondo l’essere evangelico. L’uomo, che si considera il perno del cosmo vissuto, ricorre ovviamente all’istituzione d’organismi protettivi, come ho affermato, carichi di violenza, d’odio, di sadismo contro tutto ciò che minaccia la sua realtà concreta.

Dio, facendosi uomo in Cristo, ha accettato, quindi, la centralità della persona e dell’universo, è considerato non un fratello, non un profeta o il Messia atteso, ma al contrario, il nemico. Un nemico disarmato, perché l’arma che possiede è la volontà di Dio, il vivere, secondo Dio, la sua missione, la sua paternità salvifica, la sua donazione incondizionata all’uomo.
Una grotta e una metropoli sono distanti fra loro per cause diverse, ma una sola giustifica tutte le altre: una grotta è l’immagine del farsi uomo secondo il mondo e le sue opere.

Nel giorno del battesimo, giorno in cui ogni battezzato prende possesso della grotta di Betlemme, è richiesta al battezzato una rinuncia totale in questi termini: “Rinunci al mondo, a tutte le sue seduzioni, a tutte le sue prospettive?”. Il battezzato risponde: “Rinuncio!”. In altre parole la rinuncia all’odio, alla violenza, al sadismo praticato nel mondo da coloro che hanno posto l’uomo al centro dell’essere, dell’esistere, del produrre, del consumare, del divertimento, della filosofia, della cultura, della politica, della speranza.

L’uomo, ora che Cristo è uscito dalla grotta e cammina sulla terra, inserito nella situazione sociale del mondo, si trova spaesato fra la proposta umana di Cristo e quella degli uomini.Si sente conteso di dentro.Da una parte la triplice concupiscenza lo inclina al progetto del vivere senza Dio, dall’altra la trascendenza dello spirito lo attira con uguale interrogazione di fronte al progetto Cristo di vivere l’umanità ricevuta secondo Dio, la sua legge, la sua amicizia.

A Betlemme si ricorre alle armi per stroncare il problema al suo sorgere. Ma il sangue degli innocenti radica nella terra dei viventi il seme di Cristo ancor più in profondità, tanto che tutta Gerusalemme n’è sconvolta, il mondo intero rivoluzionato. Insomma, Cristo diventa l’insonnia del mondo ed il sepolcro vuoto terrorizza sempre.

Il sangue scorre ancora oggi sulla strada della vita, provocato dalle ragioni di sempre: Dio o l’uomo? Seguire l’uno o l’altro? Sopprimere l’uno o l’altro?

In fondo il Natale è una dichiarazione di guerra al farsi uomo secondo il mondo dal farsi ultimo dell’uomo Cristo-Dio fra la vicenda umana. L’uomo è coinvolto da Cristo soprattutto dalla sua donazione implicante il rifiuto sistematico dell’odio, della violenza, del sadismo, del massacro organizzato, perché l’anima dell’uomo nuovo è radicata nell’amore di Dio.

A conferire significanza al progetto dell’uomo Cristo, vi sono le vicende umane intrise di sangue, d’ingiustizie, di strategie di morte perpetrate contro i fratelli, per ragioni meschine come il benessere, il denaro, il potere, il privilegio, la razza, la civiltà, la superiorità. L’uomo stesso ne sente profondamente l’illiceità e vorrebbe liberarsene, ma spesso n’è dissuaso dalla legge di massa. Occorre il coraggio della grazia che parte da una grotta, che ogni anno è offerta smisuratamente agli uomini di buona volontà.

Farsi adulti in Cristo – Indice