Le esigenze fondamentali etico-religiose di Gesù: La Conversione

Da questo annuncio “Il regno di Dio è vicino” e dall’affermazione della sua futura e piena realizzazione scaturisce l’esigenza fondamentale “Convertitevi”. La conversione è la prima e basilare risposta che l’uomo deve dare alla salvezza ormai presente in Cristo. L’annuncio del regno di Dio non si concretizza in un programma politico di tipo nazionale o sociale, e nemmeno in una religiosità puramente interiore, ma si attualizza piuttosto nell’appello alla conversione. L’esistenza umana ora si fonda sulla conversione e sul perdono di Dio che precede ogni pretesa avanzata dalla legge. Il messaggio del regno non si articola direttamente in indicazioni particolari, ma si incentra su un richiamo essenziale unico (Il regno di Dio è vicino), che è poi esplicitato. Una caratteristica analoga presenta pure la risposta che si sollecita dall’uomo: anch’essa è raccolta intorno ad un solo invito (fate penitenza e credete nel vangelo), il quale, in misura quasi diretta, si trasfonde nei precetti che via via si rendono necessari nel contesto delle situazioni concrete.

Prima di tutto convertirsi significa un cambiamento che coinvolge tutto l’uomo (vedere dalla sezione meditazioni, “Conversione e regno di Dio”): si tratta di un nuovo atteggiamento religioso, un deciso e completo volgersi a Dio e non si tratta in primo luogo di una trasformazione semplicemente a livello etico (vedere “Trasformarsi in Cristo”). E’ un imperativo totale, perché non si riferisce ad atti particolari di culto o di morale, ma abbraccia tutto l’uomo e tutta la sua vita.

In questo cambiamento totale, in questo rinnovamento e riorientamento della propria vita sono presenti due aspetti o momenti inscindibilmente connessi. La conversione consiste in un atteggiamento fondamentale dell’uomo davanti a Dio, in un nuovo modo di vedere se stesso davanti a Dio che è santo, ma anche buono e misericordioso. Questo implica un deciso allontanamento da ogni peccato e da quanto è contrario a Dio, da ogni forza umana di ostinatezza e di autogiustificazione. Accanto a questo momento negativo però, c’è il desiderio positivo di sottoporsi totalmente e gioiosamente alla volontà di Dio. Soltanto mettendo a disposizione di Dio la propria esistenza, l’uomo evita la paralisi della sua personalità e diventa libero. Per questo Dio stesso tende la sua mano. Egli vuole realizzare il suo regno di salvezza e chiama l’uomo all’intimità e all’unione con sé. La conversione non può limitarsi al pentimento dei peccati commessi, anche se questo momento è da essa esigito. Non può neanche essere ridotta a puri esercizi di penitenza, intesi a riconciliarci con Dio irato per i peccati. In parole più semplici, la conversione come cambiamento e riorientamento di tutta la vita implica l’allontanamento e il rifiuto del peccato e del male (distacco, volgersi da, separazione) e il volgersi a Dio; invertire la rotta implica in altre parole l’abbandono della rotta precedentemente seguita e assumerne una nuova. Un mirabile esempio di conversione è costituito dalla parabola del figlio prodigo (vedere l’amore di Dio, sezione meditazione) e del padre buono (Lc.15): l’uomo che si converte diventa consapevole davanti a Dio della sua perdutezza, della propria situazione disperata e quindi della sua profondissima miseria, riconosce il peccato e la colpa, si pente e confessa, rimettendosi interamente al giudizio di Dio senza “scuse” e senza pretese, ma anche con fiducia profonda nella misericordia divina.

L’atteggiamento che contraddice maggiormente alla conversione è la presunzione e l’autogiustificazione (vedere parabola del fariseo e del pubblicano Lc.18,10-14). La conversione vera è possibile soltanto là dove l’uomo si sente piccolo e semplice davanti a Dio come un bambino (Mt.18,3). L’appello di Gesù richiede una conversione pronta, radicale, effettiva ed unica. Una conversione a metà non giova a nulla. La ricaduta sarebbe peggiore della condizione di prima ( Lc.11,26). Infine tale esigenza a un cambiamento radicale motivata dall’avvento del regno di Dio in Cristo Gesù costituisce non solo il tema centrale della predicazione di Gesù, ma anche il tema centrale della predicazione degli apostoli: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati” (At.2,38).

La conversione come atto religioso, come riorientamento di tutta la vita, precede e fonda l’impegno morale. Essa è soprattutto un atteggiamento interiore, la consapevolezza e il riconoscimento interiore della propria situazione di fragilità e di colpa e la decisione spirituale di non dare tregua alla potenza del peccato; ancor prima che un fatto morale, è una dimensione teologale dell’esistenza cristiana. Tuttavia essa non può garantirsi la sua autenticità senza assumere precisi impegni di ordine morale concreto e categoriale e senza trovare delle espressioni verificabili e sensibili. Come ogni scelta di fondo non può avere un’esistenza puramente interiore, ridursi a un puro stato d’animo. Non esiste se non espressa e incarnata in atti categoriali di natura morale, che le danno volto, determinazione concreta, e ne garantiscono la veracità contro i facili pericoli dell’illusorietà e dell’inconsistenza.

Teologia dell’Alleanza Antica e Nuova – Indice