La rivelazione veterotestamentaria: Esilio e Postesilio

ESILIO

Ci limitiamo, per brevità, a due considerazioni fondamentali che sgorgano dal tempo dell’esilio.

La prima: il popolo in esilio vive senza tempio, senza re, senza quelle istituzioni che in patria erano garanzia di sicurezza anche nel rapporto con Dio. Il tempo dell’esilio diventa dunque il simbolo di morte di tutte le speranze umane. Nello stesso tempo si assiste ad una ripresa della sovranità di Dio e della coscienza dell’elezione. Il tempo della schiavitù diventa tempo di purificazione e ripresa d’identità. Questa legge rimarrà costante nella storia della rivelazione ed avrà la sua esemplificazione più alta nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo Gesù, mistero che si perpetua sacramentalmente nell’evento battesimale ed esistenzialmente nella testimonianza cristiana.

La seconda: si sviluppa in questo periodo una struttura già vissuta in precedenza dalla storia del popolo ebraico, quella “memoria attualizzante”. In altri termini, il popolo credente trova il coraggio di vivere il dramma presente dell’esilio “ricordando” i gesti di salvezza operati da Dio nel passato della sua storia: e in nome di questi gesti passati, riattualizzati nella memoria profetica e culturale, s’intravedono le speranze nel futuro. Ezechiele parlerà di una nuova vita (37,1-14); il DeuteroIsaia profetizza che Dio condurrà il suo popolo in una nuova terra promessa; ci sarà un nuovo Tempio, una nuova Gerusalemme…Dio, re d’Israele, diverrà re di tutti i popoli della terra. Verrà un tempo nel quale sarà ripristinata la felicità delle origini (Is.35,1-10; 43).

La “memoria attualizzante” rimarrà nella storia della rivelazione come un metodo permanente per vivere la fede nel proprio tempo: i cristiani sono coloro che non si limitano a “leggere” la Bibbia, ma in essa trovano la testimonianza di un passato che è fonte di speranza per il futuro. Quello che viene proclamato nell’azione liturgica, “Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”, non è che l’espressione di una caratteristica dell’intera vita di fede.

POSTESILIO

Si tratta di un periodo molto lungo, dal 538 a.C. fino ai tempi di Gesù. Nel quale prende forma e si stabilizza quella complessa caratterizzazione della fede veterotestamentaria che va sotto il nome generico di giudaismo. Quali sono le caratteristiche salienti di questo periodo?

Si assiste anzitutto, dopo l’esilio, ad una ripresa dell’attività cultuale e ad una riaffermazione del valore della Legge. L’attaccamento al tempio però rischia di diventare arroccamento ad un culto disancorato dalla storia. Anche la Legge diventa fissa e immutabile: la fedeltà a Dio era vissuta come fedeltà assoluta alla sua Legge, con il pericolo di assolutizzare la Legge come tale, ritenendola valida per se stessa e autosufficiente nella sua intrinseca capacità di salvezza (la concezione della legge è vicina a quella che si troverà nelle condanne di S.Paolo).

Il radicalizzarsi della fedeltà alla Legge porta inevitabilmente con sé una certa tendenza all’isolamento e alla separazione. Certo, la separazione come tale non può essere condannata quando è espressione di una fedeltà sincera al Dio dell’Alleanza. Ma in questo periodo la separazione correva il pericolo continuo di degenerare a separatismo: ad esempio la politica di Nehemia contro i matrimoni misti (Esd.10: si ordina di licenziare le donne straniere) e la rivolta maccabica la quale, nata con lo scopo di difendere la purezza della fede e la fedeltà assoluta alla Legge, finì col favorire un certo separatismo fanatico che conduceva anche al martirio e che storicamente darà origine al movimento farisaico.

Ancora: l’assolutezza della Legge e la sacralità del Tempio hanno gradualmente abituato i pii Ebrei ad estraniarsi dalla storia, trovandovi uno spazio separato in cui vivere. Questo atteggiamento, unito all’attesa escatologica, è a fondamento dell’apocalittica, una tendenza cioè che affronta i problemi del presente con un salto verso il futuro: la storia viene letta ormai ed acquista senso solo a partire dalla fine, la salvezza ormai non viene più sperata nella storia, ma oltre la storia. La storia presente rischia di rimanere un tempo vuoto, di pura attesa della fine da vivere nella fedeltà atemporale alla Legge.

Le Strutture Fondamentali della Rivelazione Biblica – indice:

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