La rivelazione veterotestamentaria: Abramo

ABRAMO

Con Abramo ha inizio la storia specifica dell’antico popolo di Israele. Il campo visivo viene ristretto: dall’universalità della storia delle origini alla particolarità di un popolo e del suo destino storico. La rivelazione che ha inizio con Abramo viene designata come promessa: qui sta la forma di novità di questa tappa della rivelazione, e quindi la specificità della rivelazione biblica nei confronti di ogni altra religione. La forma della promessa conferisce rilevanza a due categorie che prendono forma nella vicenda di Abramo.

La prima categoria è quella del tempo, della storia. Il Dio di Abramo non rivela tanto un messaggio dottrinale, ma rivela un compimento che avverrà nel futuro. Alla promessa da parte di Dio corrisponde sul versante umano non tanto l’apprendimento nella forma della conoscenza, quanto l’obbedienza nella forma della fede. La conoscenza rimanda alla dottrina, la promessa rimanda alla storia. Dio avrebbe potuto chiamare Abramo nella solitudine, condurlo all’illuminazione e alla liberazione interiore, fargli dono di conoscenze religiose anche elevate, indicargli il modo per arrivare alla perfezione. Così forse noi avremmo immaginato una rivelazione: la figura e la via del Budda possono, infatti, essere raffigurate in questa maniera.

Qualcosa di simile accadde al tempo di Abramo con gli asceti brahmaniani di cui parlano i Veda, la scrittura sacra del Bramanesimo. Nulla di tutto questo nella rivelazione ad Abramo. Qui assistiamo al seguente ordine dei fatti: Abramo abbandona la sua terra, la sua casa, il suo ambiente di vita, e s’incammina verso una regione lontana e sconosciuta. Dio non chiede tanto o solo dei momenti episodici, ma chiede la vita. Di fronte alla grande questione: dove incontrare Dio?, la risposta religiosa umana in genere, rimandava ad un luogo sacro, al monte, al tempio, ad un’esperienza privilegiata, ad una pratica cultuale…; Israele affermava invece che Dio è presente negli avvenimenti storici.

Abramo risponde a Dio non con un semplice atto religioso, ma con un viaggio, in altre parole con la vita. Abramo ha incontrato Dio non semplicemente come colui che si deve adorare in un luogo sacro, ma come colui che promette chiedendo fiducia. La vicenda di Abramo, rappresentativa per tutta la storia della rivelazione, mostra che non è necessario uscire dalla ferialità dell’esistenza per incontrare Dio. La natura della rivelazione come “promessa” appare in forma eclatante nella differenza fra il culto israelitico, iniziato da Abramo, e il culto dei popoli vicini, soprattutto quello dei Cananei. Se gli Ebrei erano tenuti dal culto nella sfera della storia, i Cananei evadevano dalla storia per partecipare ai misteri mitici che nulla avevano in comune con le loro vicende storiche. Se Israele era continuamente rimandato dal suo culto alla responsabilità storica, Canaan (e le altre religioni) cercava rifugio e sicurezza nello spazio del rito, fuori della storia.

La seconda categoria, da intendersi come specificazione della prima, è la fede. Nella storia di Abramo rivelazione e fede non sono rivolte solo al futuro, ma vengono ad essere legate al paradosso. La fede si manifesta come accettazione pura, come assoluto fondarsi in Dio. La promessa di un popolo e di una terra ad Abramo contraddiceva apertamente tutti i dati di allora. Infatti la promessa di un popolo era in contraddizione con una serie di fatti che Dio domandava ad Abramo: sradicamento e separazione dalla terra e dalla stirpe originaria, pellegrinaggio verso l’ignoto, sterilità di Sara, la richiesta del sacrificio del figlio Isacco. Abramo, contro l’apparente fallimento di ogni speranza, di quelle speranze che Dio stesso aveva fatto sorgere, continua a credere e a sperare: per questo motivo egli è diventato nostro padre nella fede (Rom.4,18-22).

Anche l’altra parte della promessa fatta ad Abramo di ricevere in eredità la terra di Canaan si scontra con una realtà storica molto difficile: Abramo conosce come suo solo un piccolo pezzo di terra nella calle di Mamre, ed anche questo è continuamente oggetto di minacce e di contese. Il rapporto dei patriarchi con la terra promessa è dunque stranamente contraddittorio: quella terra è stata, sì, solennemente promessa a loro e ai loro discendenti, e Abramo è stato invitato ad entrare in lungo e in largo in suo possesso (Gen.13,14ss); ma nel pieno senso della parola essi non la possiedono; vivono sì in quella terra, in cui, però, abitano ancora i Cananei (Gen.12,6). Nella storia di Abramo dunque è contenuto il modello della storia futura e la struttura fondamentale degli interventi di Dio e della risposta umana: le vicende dei patriarchi così non sono soltanto narrazione, ma kerigma (annuncio), profezia volta al passato da interpretare e al futuro da attendere.

Le Strutture Fondamentali della Rivelazione Biblica – indice:

Premessa

Momenti fondamentali della rivelazione