La rivelazione veterotestamentaria: Adamo

Affronteremo le tappe principali della storia della rivelazione. Non tanto e non solo per un esame dettagliato dei fatti e delle vicende, quanto per una comprensione delle strutture che tali tappe mettono in atto e che rimarranno inalterate nella vicenda della fede. Tale comprensione terrà conto anche di una preoccupazione di tipo apologetico, mostrando la specificità di questa storia in rapporto ad altre impostazioni religiose.

ADAMO

La rivelazione è qui intesa nel suo momento originario. Non ci è possibile entrare nei dettagli dei due racconti della Genesi (Sacerdotale e Jahvistico): piuttosto interessa mostrare come sia stato possibile gettare luce sui primordi della creazione del mondo e dell’uomo, e perché questa tappa è rilevante per la storia della fede.

Il modo: il metodo usato è quello della “proiezione retrospettiva”. L’autore sacro, costatando l’infedeltà del suo popolo, si è domandato come potessero coesistere la bontà e la grandezza di Dio da una parte, e la miseria e il peccato d’Israele dall’altra: Dio aveva forse creato l’uomo cattivo? La responsabilità del male esistente nel mondo non può essere attribuibile a Dio, ma all’uomo. L’autore biblico allora compie una specie di profezia all’indietro: racconta i primordi del mondo e dell’uomo, i quali giustificano in certo modo la situazione attuale. Com’è avvenuta questa operazione? Mediante la riflessione sull’esperienza di Israele precedentemente vissuta e mediante l’utilizzo letterario di racconti-saghe circolanti in oriente a proposito della origine del mondo e dell’uomo: altro materiale non era possibile avere a disposizione.

Genesi 1-11 è dunque un’eziologia: una narrazione delle origini e dei motivi capaci di far comprendere la situazione attuale. Il punto di partenza è l’esperienza della colpa, del male, della morte. Mediante l’immagine del giardino dell’Eden (paradiso terrestre), in cui l’uomo sarebbe stato originariamente posto, viene descritto il contrario della situazione attuale: il mondo senza ombre e senza sofferenze, il mondo della pace e della felicità, il mondo della vicinanza e dell’amicizia con Dio. Questo mondo, destinato all’uomo in virtù della sua costituzione originale, è andato perduto a causa della decisione umana, una decisione di ribellione e di disobbedienza. L’uomo dunque è caduto in una creaturalità colpevolmente dilaniata nella quale ormai si viene concretamente e storicamente a trovare, nell’inautenticità, nel peccato. E così il presente del peccato diventa chiaro alla luce del passato. Per quale motivo questa tappa è rilevante in ordine alla storia della salvezza?

Dio è il creatore del mondo e dell’uomo: anzi Egli è l’unico creatore. Questo fatto, se rivela la libertà amorosa di Dio di dare origine ad una vita, porta ad una smitizzazione della natura in quanto “creata”. Se esistono somiglianze letterarie fra i racconti biblici e quelli derivanti dai miti orientali, esiste anche una differenza sostanziale: Dio non è un elemento del mondo primordiale, né una delle tante divinità, ma è unico e sovrano.

L’uomo è una riproduzione plastica somigliante a Dio. Anzi, non solo l’uomo singolo è immagine di Dio, ma la stessa coppia umana è la icona di Dio. Assieme a ciò viene contemporaneamente e soprattutto sviluppata un’antropologia teologica. Viene descritto che cosa è l’uomo, e questa descrizione viene proiettata sul piano genetico. L’uomo viene reso degno di una particolare e gratuita manifestazione di Dio, diventa partecipe dell’amicizia di Dio, è capace di comprendere e di percepire, di ascoltare e di vedere. Infine l’uomo viene descritto come l’essere della libertà e della responsabilità; ed è tale perché vive al cospetto di Dio ed è consapevole di ciò.

Dio aveva creato l’uomo secondo un progetto originario di bellezza, do bontà, di armonia, di felicità. Ma l’uomo, inebriatosi della libertà donata da Dio, si è ribellato. Tale ribellione ha segnato tutta la storia futura come storia di peccato e di infedeltà sul versante umano, e come storia di redenzione sul versante di Dio. Come potete notare si pongono già le premesse per una teologia della storia: la vicenda storica dell’uomo non è in balia del caos (tragedia greca), né puramente delle forze occulte e negative, non è neppure incamminata verso un progresso automatico e indefinito (tutte le forme di utopia), né è risolvibile puramente secondo una misura umana (volontaristica o tecnico-scientifica, o economica, o psicologica…). La vicenda storica dell’uomo è da concepirsi in termini di risposta alla chiamata salvifica da parte di Dio.

Le Strutture Fondamentali della Rivelazione Biblica – indice:

Premessa

Momenti fondamentali della rivelazione