La Parrocchia: Luogo dell’Evangelizzazione


“Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi,e io vi darò sollievo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre; perché il mio giogo è lieve, e il mio peso è leggero” (Mt.11,28-30).

Il Vangelo è per il cristiano ciò che l’anima è per il corpo. L’integralità del vangelo è custodita ed insegnata dalla Chiesa di Cristo,dal Papa ai Vescovi uniti a lui,fino all’ultimo parroco di campagna, di montagna, fino all’ultimo fratello e sorella nella fede. La sede naturale del Vangelo quindi è là dove i cristiani si radunano “in nome di Dio”. Ecco riapparire il volto, forse non sufficientemente contemplato, della chiesa e dell’oratorio (la parrocchia).

La chiesa e l’oratorio luoghi dell’evangelizzazione permanente promuovono la conoscenza del Cristo come progetto di vita. Non si tratta di una conoscenza teorica o culturale, scolare o professionale, ma di conoscenza esistenziale secondo la parola stessa del divino Maestro: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza” (Gv.10,10).

Conoscere per essere,essere per agire,in coerenza e in grazia con Cristo affinché Egli ci “cristifichi”. Il Vangelo è edificazione in sé del modo di pensare, di amare e di volere di Cristo che “…e non sono più io vivo, ma Cristo vive in me”.

Farsi cristiano vuol dire farsi simili in tutto a Cristo. Nessun aspetto o spazio dell’essere uomo può rimanere ad uso privato, collocato tra parentesi, con divieto d’accesso, perché Cristo prende tutto l’essere, non qualcosa del suo esistere, come se fosse possibile scandire l’unità inscindibile dell’io spirituale, in “io in Cristo”, e in”io di me stesso”; la strada dell’incarnazione e della redenzione è tutto l’uomo, anima e corpo, spirito e materia,presente e futuro,vocazione umana e vocazione soprannaturale, l’ambiente terreno e l’ambiente ultraterreno. Cristo non è fatto per le staccionate, le suddivisioni: “Chi non è con me, è contro di me” (Lc.11,23).

L’evangelizzazione, dunque, mette a fuoco due grossi problemi: il problema della conoscenza del Cristo come progetto d’esistenza integrale e totale e il problema della coerenza. Un cristianesimo e una cristianità provvisori e abitudinari sono simili all’edificio costruito sulla sabbia: “al sorgere del vento,della pioggia e dello straripamento dei fiumi cadrà perché no ha radici” (Mt.7,27).

Verità da gridare sui tetti: Cristo è il nostro Redentore. La chiesa e l’oratorio sono attrezzate da Cristo per operare la trasformazione e la conversione della mente, del cuore e della coscienza.

Dobbiamo mantenerci coerenti al messaggio e alla amicizia di Gesù; dobbiamo vivere in grazia, rimanendo nel suo amore, mettendo in pratica la sua legge.

La società ha bisogno di testimoni convinti e intrepidi. Non basta discutere, bisogna agire. La nostra coerenza deve trasformarsi in testimonianza e la prima forma di tale impegno deve essere la disponibilità. Dobbiamo sentirci come il buon samaritano, sempre disponibili ad amare, a soccorrere, ad aiutare, in famiglia, sul lavoro, nel divertimento, con i vicini e con i lontani.

I luoghi dell’evangelizzazione sono anche sede del ristoro dell’anima, della ripresa, della fiducia, dell’abbandono a Dio dopo il percorso della settimana, in cui i problemi del vivere hanno generato impegno morale e coerenza dottrinale e, forse, qualche incertezza di coscienza si è fatta presente sull’orizzonte nel faticoso confronto quotidiano con maniere di realizzare l’uomo secolarizzate ed atee. L’efficienza atea promossa dalla struttura tecnologica della società e dei singoli, sembra più suadente del Cristo, a causa della sua tendenza a considerare lecito ogni istanza dell’uomo senza badare all’eredità del peccato originale, da cui il cristiano, invece, attinge l’orientamento selettivo delle proprie scelte ideali e morali.

S’impone, quindi, come necessario, direi assolutamente indispensabile, il radunarsi dei cristiani nei luoghi dell’evangelizzazione “in nome di Dio”, per rimettere a fuoco il Vangelo e per attingere dalla grazia e dall’amicizia del Cristo quell’amore coraggioso e coerente a sostegno del camminare con Cristo, senza cedere alle lusinghe dello spirito del mondo e della cultura “secondo il giudizio degli uomini.

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