La Parrocchia: Luogo dell’Eucaristia

“Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”(Gv.6,15).

Dalla Parola di Dio alla presenza di Dio. Tutto questo è nella chiesa e nell’oratorio, cioè l’anima di ogni atto liturgico e di ogni assemblea che si costituisce in nome di Dio.

Questa “realtà dinamica soprannaturale”, proviene dall’alto verso il basso, ossia dall’amore creativo di Dio all’uomo peccatore, corrisponde alla sete di assoluto di cui “ogni singolo uomo” soffre l’arsura.

Il mare, con la sua distesa oceanica, a noi che ci immergiamo, dà la sensazione dell’infinito. Grande è il desiderio di tuffarsi nell’infinitamente grande da parte del nostro essere infinitamente piccolo. Cristo ha colto questa sete interiore e grida a gran voce: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv.7,37).

La grazia di Dio scorre nel sacramento della presenza e del sacrificio, in continuità. Giorno e notte, nella sede in cui i cristiani si radunano “in nome di Dio”, un tabernacolo ospita l’Eucaristia. Una fioca lampada ne indica la realtà.

La chiesa e l’oratorio sono nell’Eucaristia come l’Eucaristia sono nella chiesa e nell’oratorio. Si tratta di una reciproca custodia d’amore. La chiesa e l’oratorio, moralmente presenti nel quotidiano, custodiscono Cristo eucaristico; Cristo realmente e moralmente custodisce la chiesa e l’oratorio, sedi dell’incontro e simboli reali della continuità cristiana. Il sacerdote ne esprime l’incessante preghiera ed unione come pastore e il perenne sacrificio del popolo in costante conversione mediante il lavoro, l’educazione familiare, i buoni rapporti, l’impegno socio-politico, il duro e continuo sacrificio della fedeltà all’amore, a Dio, alla grazia, a Cristo, alla Chiesa, all’oratorio, ai fratelli e sorelle della comunità con misericordia e pazienza accogliendo tutti.

Risulta ovvio che occorrono energie spirituali fresche e cariche di divino nel riprendere ogni giorno il viaggio del divenire con la storia del nostro tempo “luce del mondo e sale della terra”. Nessuno può resistere a lungo con le sole forze morali di cui dispone se non attinge nuove risorse nella comunità, per la propria completezza, e alla grazia soprannaturale. Noi cristiani abbiamo bisogno del nutrimento eucaristico, allo stesso modo che necessitiamo ogni giorno di nuove energie fisiche che attingiamo dai cibi e dalle vivande.

Spesso però la chiesa e l’oratorio sono un banchetto senza invitati.

“C’è chi ha preso moglie, e non può venire. C’è chi ha acquistato un podere, e deve andarlo a visitare. C’è chi ha comprato un paio di buoi, e deve provarli” (Lc.14,18-20).

Il fatto è che ci lasciamo trascinare dall’ingranaggio spietato della struttura tecnologica della società consumistica con lo strapotere fascinoso dei suoi beni a imprigionare lo spirito e a sfamarlo con cibi e bevande che non tolgono né la fame dell’assoluto né la sete della verità, pur distribuendo la sazietà a piene mani.

“Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà più fame; e chi crede in me non avrà più sete. Ma io ve l’ho detto: voi mi avete veduto, eppure non credete” (Gv.6,35-36).

Tuttavia , sorge un grido di dolore dentro chi cerca di avvicinarsi a Cristo, soprattutto quando è deserta la mensa eucaristica, oppure quando vi è ribellione nei giovani perché mancanti di un progetto.
Il fatto è che senza Cristo, “Via, Verità e Vita” (Gv.14,6), non solo non è possibile fare qualcosa, ma si finisce per non capire più nulla della sua evangelica Parola, della sua presenza, del suo amore. Cosa faccia Gesù nella mente, nel cuore e nella coscienza quando lo si riceve sotto la specie del pane e del vino, non lo sappiamo.

La grazia è un mistero insondabile, ma la sua forza di convincimento di cui non sappiamo misurare l’efficacia è forza soprannaturale. E’ certo che con l’Eucaristia nell’anima non è possibile resistere a lungo a Cristo.

“Il Pane di Dio è quello che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv.6,33).

La chiesa e l’oratorio sono mensa e sacrificio, sono luoghi quotidiani del rinnovamento incruento della passione, morte e resurrezione.In essi si celebra “la memoria” di Cristo redentore, sacrificatosi al Padre per la riconciliazione di tutti gli uomini. Chi mangia l’Eucaristia compie “la memoria” del Cristo pasquale e si riconcilia con Dio Padre, e riconosce in questo il pegno dell’eterna comunione in Dio Padre, in Dio Figlio, in Dio Spirito santo, che si realizzerà dopo la morte, se questa avverrà nella grazia della sua amicizia divina. Non solo, ma è anche partecipazione alla redenzione nel quotidiano sforzo di pensare, amare, servire, soffrire il suo Vangelo nelle scelte di fondo, imitandone le virtù, la donazione ai fratelli, facendo in tutto al volontà di Dio.

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