“La mia sorte, ho detto, Signore, è
custodire le tue parole. Con tutto il
cuore ti ho supplicato, fammi grazia
secondo la tua promessa.”
(Salmo 118,37).
Se la verità rapisce le menti, l’amore di Gesù per l’uomo, che gli è costato il sacrificio del Golgota, inonda la volontà in modo ineffabile. Gesù è l’artefice di un altro modo di vedere e sentire il rapporto con Dio. Chi si libera con intelligenza del modo di concepirsi e di concepire la realtà di Dio, di Cristo, del Vangelo, della Chiesa, degli uomini e delle donne di chiesa – clero e laici – scopre la bontà misericordiosa dell’amore di Dio, che accoglie tutti e ciascuno, allo stesso modo con cui il padre della parabola del figliol prodigo accoglie il figlio che ritorna e lo ricolloca al posto di figlio, da lui liberamente lasciato.
Dio fa festa quando un peccatore ritorna. Chi ritorna a Dio, per mezzo di Gesù, reca la gioia del ritorno al Padre, perché egli ama gli uomini che lo cercano come Padre. Bisogna leggere il Vangelo della misericordia di Dio verso i peccatori con questo spirito, per comprendere che ciascuno di noi deve imparare a vedersi come Dio lo vede.
Così si esprime il profeta Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie….Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (55,8-9).
Perciò si può comprendere la libertà interiore della samaritana, che ritornata in città, dopo l’incontro con Gesù, diceva: “Venite e vedrete un uomo che mi ha detto tutte le cose che ho fatte” (Gv.4,29). Gesù è il Figlio del Dio vivente che è venuto in mezzo a noi: lo è come verità e amore. La fede in lui, infatti, genera, nella spiritualità del cristiano, una sensibilità di coscienza così forte verso la verità e l’amore che ogni contatto col falso e con l’egoismo provoca un disgusto e un’avversione insopportabile.
Possediamo questa spiritualità?
Amen, alleluia,amen.