Quaresima: dalla Liturgia


candelabro ebraicoDiamo di seguito un esempio di come il rito ebraico della Pasqua sottolinei il fondamento storico della fede di Israele attraverso la rievocazione della liberazione dall’Egitto, percepita come fatto senza confini di tempo.

Naturalmente il rito attuale è più ampio che al tempo di Gesù, perché la pietà ebraica lo ha arricchito lungo i secoli. Il nucleo fondamentale però è invariato dal tempo di Cristo e Gesù celebrò la Pasqua come ogni pio israelita fino alla vigilia della morte.

Il rito si svolge in famiglia, presieduto dal Padre, Inizia con queste domande del figlio, circa i cibi che sono a tavola:
“In che si differenzia questa sera da tutte le altre? Tutte le altre sere non intingiamo in alcun liquido la verdura che mangiamo, mentre questa sera la intingiamo per due volte, una nel haroset e un’altra nell’aceto; le altre sere mangiamo indifferentemente pane lievitato o pane azzimo, questa sera soltanto pane azzimo; tutte le altre sere mangiamo qualsiasi erba, questa sera solo erba amara; tutte le altre sere mangiamo e beviamo stando regolarmente seduti o appoggiati sul gomito, mentre questa sera soltanto appoggiati sul gomito”.

Il papà risponde rievocando l’Esodo. L’inizio della rievocazione è riportato in cima al foglio introduttivo al Tempo Quaresimale.
Questa parte del rito ricostruisce, commentando versetto per versetto, i fatti da Giuseppe al Sinai.

Alla fine si canta questo inno alla grazia di Dio a cui si deve ogni cosa:

“Di quanto grandi benefici noi siamo debitori al creatore!
Se ci avesse liberati dagli egiziani e non avesse fatto giustizia di loro,ci sarebbe bastato.
Se avesse fatto giustizia dei loro dei e non avesse ucciso i loro primogeniti, ci sarebbe bastato.
Se avesse ucciso i loro primogeniti e non ci avesse dato le loro ricchezze, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse dato le loro ricchezze e non avesse diviso per noi il mare,ci sarebbe bastato.
Se avesse diviso per noi il mare e non ci avesse fatto passare in mezzo ad esso all’asciutto, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse fatto passare in mezzo ad esso all’asciutto e non vi avesse affondato dentro i nostri persecutori, ci sarebbe bastato.
Se vi avesse affondato dentro i nostri persecutori e non ci avesse fornito per quarant’anni nel deserto quel che ci occorreva,ci sarebbe bastato.
Se ci avesse fornito per quarant’anni nel deserto quel che ci occorreva e non ci avesse dato da mangiare la manna, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse dato da mangiare la manna e non ci avesse dato il sabato, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse dato il sabato e non vi avesse fatto avvicinare al monte Sinai, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse fatto avvicinare al monte Sinai e non ci avesse dato la Legge, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse dato la Legge e non ci avesse fatto entrare in Terra d’Israele, ci sarebbe bastato.
Se ci avesse fatto entrare in Terra d’Israele e non avesse costruito per noi il Santuario, ci sarebbe bastato.
Quanto sono dunque smisuratamente grandi i beni di cui siamo a Dio debitori!
Ci libererò dagli Egiziani,fece giustizia di loro,la fece sui loro dei, uccise i loro primogeniti, ci diede le loro ricchezze, divise per noi il mare, ci fece passare in mezzo ad esso nell’asciutto,vi affondò dentro i nostri persecutori, ci fornì per quarant’anni nel deserto quel che ci occorreva, ci dette da mangiare la manna, ci dette il sabato, ci fece avvicinare al monte Sinai, ci diede la Legge, ci fece entrare in terra d’Israele, ci costruì il Santuario per fare espiazione di tutti i nostri peccati”.

Poi il padre spiega il senso dei cibi uno per uno.Prende in mano l’azzimo dicendo:
“Quest’azzimo che noi mangiamo, perché lo mangiamo? Perché la pasta dei nostri padri non ebbe tempo di lievitare, poiché il Re dei Re, il Santo, benedetto Egli sia, si manifestò loro e li liberò subito, come è detto:”fecero cuocere la pasta che avevano portato via dall’Egitto, focacce azzime che non erano lievitate, poiché erano stati cacciati dall’Egitto e non avevano potuto indugiare, sì che neanche si erano fatti provviste” (Es.12,39).

Prende in mano dell’erba amara e dice:
“Quest’erba amara che noi mangiamo, perché la mangiamo? Perché gli Egiziani amareggiarono la vita dei nostri padri in Egitto, come è detto: “amareggiarono la loro vita con duri lavori, costringendoli a preparare la creta e i mattoni e a fare tutti i lavori di campagna. Tutti i lavori a cui li costringevano, erano con durezza” (Es.1,14).

In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerarsi come s e egli stesso fosse uscito dall’Egitto, come è detto: “In quel giorno racconterai a tuo figlio dicendogli: questa celebrazione ha luogo per quello che mi fece il Signore quando uscii dall’Egitto” (Es.13,8).

Perché il Santo, benedetto Egli sia, non liberò soltanto i nostri padri, ma noi pure liberò insieme con loro, come è detto: “Noi Egli fece uscire di là per condurci e dare a noi la terra che aveva giurato ai nostri padri” (Dt.6,23).

Alza il bicchiere del vino e dice:
“Pertanto è nostro dovere rendere omaggio, lodare, celebrare, glorificare, esaltare, magnificare, encomiare, Colui che fece ai nostri padri e a noi tutti questi prodigi, che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalla soggezione alla redenzione, dal dolore alla letizia, dal lutto alla festa, dalle tenebre a splendida luce.
Diciamo dunque davanti a Lui: Hallelujah!”

Seguono ancora salmi (113 e 114), benedizioni sul pane e il vino (Mt,26,26-29) e ancora canti e salmi (115,116,117,118).
L’Esodo è rievocato in tutti i modi possibili offerti dalla Scrittura e dalla Tradizione, fino al salmo 136, che è considerato un po’ il culmine della Pasqua.
Dopo tale canto Gesù lasciò il cenacolo (Mt.26,30).

Indice Quaresima:

Letture per la Pasqua – indice