STORIA DEL POPOLO EBRAICO
ATTRAVERSO LA BIBBIA

SECONDA PARTE: DAL POSTESILIO A GESU' CRISTO

DOMINAZIONE GRECA (332-63 a.C.) cap.2

FATTI STORICI SALIENTI

Sullo sfondo della pressione ellenistica, e diversamente a lei collegati, si collocano i seguenti fatti storici, il primo dei quali da porsi probabilmente in apertura del periodo, il secondo invece caratterizzante la sua fine.

Lo scisma samaritano
Il distacco dei samaritani dagli ebrei loro fratelli costituiscono un evento importante della comunità postesilica. Purtroppo è impossibile, data la scarsità di notizie al riguardo, fissargli una datazione precisa. Alcuni studiosi lo collocano nell'epoca persiana, e precisamente sotto Neemia: "Al tempo di Neemia i samaritani costruirono sotto la direzione di Manasse, figlio del sommo sacerdote Jojada, un proprio Tempio sul monte Garizim. Questo Manasse aveva sposato la figlia del luogotenente persiano Sanballat ed appunto per questo era stato cacciato da Giuda da Neemia (Neem. 13,28).

Altri, invece lo pensano verificato agli inizi del periodo greco, subito dopo il passaggio d'Alessandro magno in Palestina. In ogni caso lo scisma costituisce la consumazione di un lungo travaglio i cui inizi sono da ricercarsi lontano nella storia, vale a dire nella tradizionale divisione tra le tribù meridionali e quelle settentrionali.
Le tribù del sud che per prime avevano riconosciuto Davide come loro re, avevano avuto una certa preminenza anche sotto Salomone, giacché in Gerusalemme c'era l'Arca dell'Alleanza, centro della vita religiosa di tutto il popolo.
Dopo la scissione del regno davidico-salomonico, i re del nord avevano cercato di eliminare tale preminenza fomentando con la loro riforma religiosa il ricordo del ruolo svolto in passato dai santuari di Sichem, Betel, Silo, ove l'Arca era stata conservata per un certo tempo.

La riforma di Giosia al sud, con la legge dell'unità del culto nel Tempio di Gerusalemme, era certo sminuito l'effetto di quella riforma; tuttavia gli israeliti potevano non simpatizzare con la preminenza accordata a Gerusalemme.
I fatti potevano mutare con la fine del regno di Gerusalemme e con il ritorno degli esuli meridionali da Babilonia. Ormai i due regni erano distrutti, le loro capitali annientate; unica cosa permessa dai persiani era la ricostruzione del Tempio che, non più santuario palatino dei re meridionali, poteva essere considerato il centro religioso di tutti gli Ebrei. Per questi i samaritani si offersero per la sua riedificazione. Ma furono respinti, come popolo contaminato dai pagani stanziati in Samaria e quindi non più ebreo. Fu questa l'occasione dello scisma? Oppure esso fu differito poiché la città di Samaria si trovava nello stesso distretto di Gerusalemme e l'autorità persiana non permetteva simili divisioni?
Se è vera la seconda ipotesi, con la riforma di Neemia, le cose cambiarono, poiché i distretti erano separati. Altro momento favorevole!

Se nemmeno questo è stato colto, il passaggio d'Alessandro Magno e la diversa posizione assunta dagli Ebrei del sud e del nord nei suoi riguardi deve aver costituito l'ultima occasione del nuovo culto in Samaria.
Portando con sé il libro della Legge, i samaritani iniziarono il culto di Jahvé sul monte Garizim. L'intento era di dare un nuovo centro religioso a tutti gli abitanti del nord. Intento non raggiunto, perché molti, specialmente ai confini con La Giudea, hanno continuato a rivolgersi a Gerusalemme. Tuttavia, il fatto, consacrando le rivalità e incomprensioni precedenti, ha creato una frattura che non si sarebbe mai più risanata. Dal giudizio di Eccli 50,28 (i samaritani sono "popolo stolto che abita in Sichem, più vile degli Edomiti e dei Filistei"); da Giovanni 4 (colloquio con la samaritana) e 8,48 (samaritano= posseduto dal demonio) possiamo capire come l'inimicizia si fosse approfondita alla fine del V.T. e al tempo di Gesù.

Non è che i samaritani abbiano guadagnato molto dal loro scisma. La comunità religiosa di Samaria cercò di sopravvivere attraverso gli alti e bassi della storia...I samaritani hanno condiviso la sorte di tutti coloro che, sebbene richiamatisi forse a tradizioni antiche, si ribellano ad una situazione evolutasi durante un lungo periodo, e cercano di basare la loro vita su condizioni storiche ormai scomparse.
Essi sono degenerati gradualmente diventando completamente non creativi. Attualmente esiste un piccolissimo resto dei samaritani, nella città di Naplus (Sichem), celebrano la loro Pasqua sul Garizim, ma sono diventati una pura curiosità storica.

Al tempo di Gesù Cristo, però, avevano ben altra vitalità!

Rivolta dei Maccabei e dinastia asmonea
L'insurrezione dei fratelli Maccabei è stato il fatto più clamoroso, che ha caratterizzato nelle sue varie fasi e nelle sue conseguenze politico-religiose l'ultima parte del periodo greco. Grazie a lei la Palestina poté momentaneamente credere di essersi assicurata non solo la libertà religiosa ma anche l'indipendenza politica. Si era in qualche modo tornati ai bei tempi passati, con un re che aggiungeva alla sua autorità politica anche il potere sacerdotale. Ma si trattò di un breve sogno di mezzanotte d'estate!

Più che hai particolari di questa guerra, guarderemo al suo carattere generale. Essa non ha avuto il tratto delle antiche guerre condotte da Israele, non fu cioè una guerra santa o sacra, dove la stimolo all'azione veniva direttamente da Dio, dove questi era il vero combattente, alla quale si doveva partecipare in stato di purità, con fede nella vittoria, nel corso della quale andavano osservate determinate cerimonie (sacrificio iniziale, presenza dell'arca, grido di guerra, kerem o distruzione finale dei nemici). La mentalità era profondamente mutata e non permetteva il ritorno a concezioni simili.

Ma non si trattava nemmeno di una semplice guerra profana, come le tante combattute da Israele dal tempo dei primi re. Ora non si trattava di conquistare una città, di eliminare qualche avversario importuno o pericoloso, di difendere qualche territorio periferico. I Maccabei si battevano, almeno inizialmente, per la libertà religiosa contro stranieri pagani che impedivano con la violenza l'osservanza della Legge e contro i fratelli spergiuri colpevoli di abbandono dell'Alleanza. La lotta vedeva sui due fronti gli Ebrei fedeli e quelli infedeli legati agli stranieri che li proteggevano. Anche se esistevano interessi politici, in sostanza si lottava per la religione di Israele, e quindi si portava innanzi a una vera e propria guerra di religione. Il bene messo in palio era la fede jahvista: si doveva ancora una volta decidere tra Jahvé e "gli dei di questo mondo".

Dopo la rivolta maccabica (Mattatia, Giuda, Gionata, Simone), non possiamo dimenticare le vicende degli Asmonei, membri della famiglia di Mattatia, nelle cui mani rimase il potere civile e religioso. Sono, infatti, state le condizioni creatisi sotto il loro governo a determinare reazioni particolari in vari settori del popolo ebraico. Dopo l'assassinio di Simone, Gianni Arcano (134-104 a.C.), figlio di Gionata, ottiene dal re di Siria la conferma di una indipendenza pressoché completa. Capo religioso, civile e militare, egli amplia i suoi possedimenti grazie a fruttuose spedizioni. Ma questa rinascita temporale della nazione ebraica si stacca sempre più, per lo spirito, dal fine religioso perseguito dalle guerre maccabiche. Giovanni è un sovrano mondano che vive nel fasto. Il partito aristocratico dei Sadducei lo appoggia, ma egli perde i Farisei.

Sotto Alessandro Ianneo (103-76 a.C.) la decadenza si fa più forte. Crudele, svitato, preferendo la vita dei campi al servizio portato dinanzi all'altare , costui prende il titolo di re. Agli occhi dei farisei, rimasti fedeli alla dinastia davidica, dalla quale deve nascere il Messia, tale pretesa costituisce un sacrilego. La loro posizione, però, è infranta da una violenta persecuzione.

Alla morte di Alessandro governa sua moglie Alessandra (76-67 a.C.), appoggiandosi proprio sui Farisei. Dopo di lei la Giudea diventa un focolare di intrighi. Il che dà a Roma l'occasione di intervenire.

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