STORIA DEL POPOLO EBRAICO
ATTRAVERSO LA BIBBIA

SECONDA PARTE: DAL POSTESILIO A GESU' CRISTO

DOMINAZIONE GRECA (332-63 a.C.) cap.1

Anche questo nuovo periodo deve l'inizio ad un avvenimento di portata internazionale, vale a dire alla conquista del mondo orientale da parte d'Alessandro Magno. Al dominatore persiano si sostituisce Alessandro stesso che, nella sua conquista dell'Oriente, passa fulmineamente attraverso tutta la Palestina. Da quest'istante la vita della comunità ebraica è destinata ad un profondo cambiamento di clima. Quanto si trovava prima protetto dal turbinare degli eventi esterni e nella possibilità di svilupparsi pacificamente, ora verrà a trovarsi coinvolto in una lotta aperta attraverso l'ellenismo, con la sua concezione del mondo, cercherà di sostituirsi alla religione tradizionale.

E' da questo scontro frontale che derivano le caratteristiche fondamentali del periodo greco della storia ebraica: dalla posizione di difesa assunta dallo jahvismo, alle varie posizioni religiose e dottrinali che dividono i suoi membri, al ruolo diverso svolto dagli ebrei palestinesi e da quelli della diaspora. Da un simile terremoto" la Palestina sarà sconvolta, ma gli effetti non saranno sempre tutti negativi. Le tensioni interne ed esterne faranno progredire il pensiero, origineranno altre importanti produzioni sacre, arricchiranno la comunità di tendenze svariate, accentueranno le attese di un ordine nuovo e definitivo. Si compirà così il passo decisivo o quasi verso l'era cristiana.

Le fonti
Le opere storiche cui attingere le notizie sono principalmente 1° e 2° Maccabei, due libri profondamente diversi tra loro sia per il tono (sobrio e distaccato il primo; appassionato, ricorrente al miracoloso, ampolloso e deciso a commuovere, di vero stile ellenista il secondo) e per il contenuto (1° Maccabei narra tutta la guerra dei fratelli Maccabei, mentre 2° Maccabei si limita ai suoi inizi). Si tratta in ogni caso d'opere incomplete, poiché ci parlano solo della fine del periodo greco, cosicché dovremo ricorrere ad altre fonti offerteci dalla storia profana.
Per una migliore conoscenza del clima interno alla comunità ebraica riescono come sempre assai utili le altre opere bibliche del tempo.

DOMINATORI NUOVI E LORO POLITICA

Alessandro Magno (il macedone)
La Macedonia, considerata terra di "barbari" dai greci, era andata civilizzandosi velocemente da Perdica I (700 a.C.) fondatore della monarchia macedone. Questa aveva avuto un gran re in Filippo II, creatore tra l'altro dell'esercito macedone e della sua falange che a Cheronea nel 338 aveva vinto la Grecia. Successo al padre, Alessandro tentò subito la conquista dell'impero persiano: dal 334 al 323 percorse tutto il Medio Oriente, sconfiggendo ripetutamente gli eserciti persiani di Dario III al Granico. Ad Isso, nel 332 conquistò Tiro dopo otto mesi di resistenza e arrivò in Egitto ove fondò anche la città d'Alessandria, lanciandosi poi in Mesopotamia, Persia e India. La morte lo sorprese a Babilonia nel 323.

In Palestina passò quindi come una meteora, tanto da non lasciare quasi alcuna traccia nella Bibbia, tranne i probabili accenni di Ab.1,2; Zc.9,1-8; i Macc.1,1-9. Ciononostante la sua rapida comparsa fu gravida di conseguenze.
Alla sua morte l'immenso regno da lui lasciato fu conteso fra i Diadochi (=successori): Perdicca, Antigono Monoftalmo, Demetrio Poliorcete. Poi il regno si frazionò in quattro stati maggiori, di diversa entità: 

  1. Regno di Siria o dei Seleucidi;
  2. Regno di Pergamo;
  3. Regno d'Egitto o dei Tolomei, detti anche Lagidi da Lagos, padre di Tolomeo I;
  4. Regno di Macedonia.

Sulla Palestina, però, dominarono nell'ordine prima i Tolomei e poi i Seleucidi.

I Tolomei. ( I Tolomei furono in successione: Tolomeo I Sotere (306-283); Tolomeo Filadelfo (283-246); Tolomeo Emergete (246-221; Tolomeo Filopatore (221-204).
Essi non s'immischiarono nell'ordinamento interno di Giuda, e quindi non ruppero esternamente la sua atmosfera di tranquillità. Lasciarono la situazione di Gerusalemme immutata, quale essi l'avevano trovata. Il sommo sacerdote era responsabile davanti alla corona della consegna del tributo. Il rappresentante supremo del re non interveniva mai, eccetto nel caso di scoppio di disordini. Il sommo sacerdote era il rappresentante del popolo ebraico, e come tale aveva non solo autorità spirituale, ma anche temporale. Perciò l'ufficio semplicemente spirituale ora, ancor più che al tempo dei persiani, prendeva sempre più l'aspetto di un principato terreno, e divenne così il pomo di discordia dei partiti rivali.

Anche se il giudaismo poteva condurre la sua vita religiosa indisturbato, tuttavia non avrebbe potuto sottrarsi per lungo tempo all'influsso della cultura e della civiltà ellenica. Alessandro Magno aveva accarezzato l'idea di fondere l'Oriente con l'Occidente. Per mezzo della fondazione di nuove città e di colonie l'ellenismo permeò sempre più i territori recentemente conquistati. I centri delle colonie elleniste della Palestina si trovavano sulla costa e nella Transgiordania. Furono così ellenizzate le antiche città marittime di Ascalon e di Joppe e furono fondate Anthedon e la Torre di Stratone (Cesarea). Ma la fondazione più importante sorse sul luogo dell'antica Acco. Filadelfo fece ingrandire il porto e la città chiamandola Tolemaide. Nella Transgiordania sorsero le città ellenistiche di Gadara, Pella, Dium, Hippos e soprattutto Filadelfia, che sostituì la capitale Rabbat-Ammon. Essa prese il nome dal suo fondatore, Tolomeo il Filadelfo.

La fondazione di nuove città avveniva per lo più secondo un identico sistema. Si cominciava a costruire le mura della città e alcuni edifici importanti, si reclutavano cittadini greco-macedoni da tutte le fonti disponibili; questi, almeno in parte, erano costituiti da veterani o da invalidi della grande armata. Era quindi attirata la popolazione indigena libera, la quale doveva provvedere alla vita economica della città; a questa si aggiungevano schiavi e servi della gleba per i lavori agricoli. Sorgevano così nel retroterra orientale delle nuove comunità, che se non erano semplicemente greche e neppure soltanto orientali, ma ellenistiche; esse diventavano portatrici e centri di irradiazione della nuova civiltà edella nuova cultura.

La piccola Giudea, che si trovava quasi al centro di questa corona di nuove fondazioni ellenistiche, non poteva certo sottrarsi per lungo tempo all'influsso dell'ellenismo. Essa era troppo piccola ed insignificante per proseguire la sua vita lontano dagli influssi culturali del tempo. Le fila della vita economica e culturale si trovavano nelle mani dei greci. L'ebraismo era costretto ad aprirsi alla civiltà ellenistica anche solo per soddisfare le esigenze della vita, non sembra però che l'abbia fatto malvolentieri.

All'inizio del secondo secolo a.C. l'infiltrazione ellenistica doveva già essere molto estesa in Palestina. Solo così si può spiegare come mai i circoli dirigenti ebraici con alla testa il sommo sacerdote si siano conformati ai progetti di ellenizzazione dei dominatori. Nel crogiuolo della nuova epoca si fondevano in una nuova unità non solo i popoli , ma anche le loro divinità. I culti dell'Egitto e dell'Asia anteriore ricevettero una nuova impronta di carattere ellenistico. Si trattava quindi di decidere se anche il Dio di Gerusalemme poteva essere ellenizzato...Nel terzo secolo, mentre si era ancora in piena pace religiosa, alcuni maestri di sapienza, di mente molto aperta tentarono in Gerusalemme un incontro col mondo spirituale ellenistico, senza però fare getto dell'antico patrimonio di fede...

I Seleucidi.
Dopo la battaglia decisiva di Panino (198 a.C.), alle fonti del Giordano, Giuda mutò il proprio sovrano. I Tolomei furono cacciati dai possedimenti asiatici e ridotti alla valle del Nilo, come già era stato preannunciato nelle visioni che i profeti avevano avuto riguardo alle battaglie tra i re del Nord e del Sud. Sembra che il cambiamento di governo sia stato accolto con gioia a Gerusalemme. La terra era stata ridotta in uno stato pietoso dalla guerra di confine. Si speravano tempi più pacifici con l'avvento del potente vincitore.

Antioco III confermò ai Giudei tutti i privilegi che risalivano all'epoca persiana, dei quali il più cospicuo era l'amministrazione autonoma sotto il controllo del sommo sacerdote. Egli concesse inoltre al paese l'esenzione delle tasse per tre anni, affinché potesse riaversi dai danni subiti durante la guerra. Il tributo da corrispondervi per i tempi successivi fu poi ridotto di un terzo ed il personale addetto al Tempio fu esentato da ogni imposta regia. Il re inoltre detraeva dalla somme, che erano versate allo stato, un contributo annuo per il mantenimento del culto del Tempio. Questi magnanimi favori sembravano essere un inizio quanto mai promettente di nuovi tempi sotto il dominio dei Seleucidi siri.

I Seleucidi riunirono le antiche minuscole unità territoriali in distretti amministrativi di maggior estensione, chiamati "eparchie". L'eparchia della Parolaia comprendeva la regione costiera con le città marittime; all'eparchia di Samaria appartenevano pure la Giudea, la Galilea, il porto di Giaffa (Joppe) e Bet-TobiJah al di là del Giordano, ad eccezione del distretto di Amman-Filadelfia. Il resto della Transgiordania formava l'eparchia del Galaad. I territori a sud della Giudea con le città di Jamnia e di Ashdod appartenevano all'eparchia dell'Idumea. Nel territorio organizzato i Seleucidi, dietro l'esempio dei Tolomei, favorirono pure la cultura ellenistica con la fondazione di nuove città.

In quel periodo gli agglomerati ebraici si trovavano nel territorio di Giuda, nella Cisgiordania e Transgiordaniua. Quando scoppiò la rivolta maccabica la Palestina formava quindi un quadro politico, religioso ed etnico assai vario.
Le cose cambiarono radicalmente, e presto si fecero drammatiche, quando al trono di Siria ascese Antioco IV Epifanie (175-163 a.C.); sotto di lui l'imposizione fu violenta, brutale, fino alle repressioni più crudeli ed alla persecuzione religiosa. Per stroncare le resistenze, probabilmente incomprensibili a lui, sovrano ellenistico, giunse perfino all'abolizione della Legge mosaica e del culto jahvistico. Di qui l'origine della rivolta maccabica.

Non è possibile ricercare solo nell'indole bizzarra del sovrano motivi di tale condotta, o nel suo appassionato culto della cultura greca. Fatto probabilmente decisivo fu la situazione politica: la disgregazione del vasto impero diveniva una realtà sempre più dilagante e tragica. Era indispensabile incorporare meglio alle province seleucidi la piccola e turbolenta Giudea, terra di frontiera, fin troppo attirata dall'Egitto tolemaico, conferendole una coesione più profonda e radicale col resto dei territori; e questo, agli occhi di un re antiocheno, era possibile solo mediante una trasformazione sociale e civile assolutamente radicale.

Ma il fatto della disgregazione del grande impero, che provocò la persecuzione in Giudea, fu anche quello che assicurò alla rivolta religiosa giudaica una possibilità di successo. I vigorosi figli di un sacerdote di provincia, Mattatia, presero l'iniziativa e la guida della rivolta, riuscendo, nel corso di una ventina d'anni, a portare la Giudea alla libertà, non solo religiosa, ma anche politica.

Ellenismo e suo incontro con lo Jahvismo.
Siamo al problema cruciale del nostro periodo. Cominciamo a chiederci cosa sia propriamente l'ellenismo. Possiamo definirlo così: "Esso è il fenomeno della penetrazione della lingua e della civiltà greca in tutti i paesi conquistati da Alessandro Magno e sottomessi all'autorità dei successori; un fenomeno che inizia col grande conquistatore macedone e terminerà solo allorché Giustiniano chiuderà le celebri scuole di Atene". 

Si tratta di un processo di unificazione, coinvolgente direttamente il bacino orientale del Mediterraneo e indirettamente anche quello occidentale dominato da Roma e segnato dalla lingua latina.
L' Ellenismo sarà più evidente ed efficace nelle zone costiere e nelle grandi città raggiunte da soldati e mercanti, mentre nelle zone interne e più remote lascerà sopravvivere le religioni e le filosofie ancestrali.

Riesce evidente il carattere provvidenziale di tale fenomeno nel quadro della storia universale: l'ellenismo offrirà ben presto ai predicatori del Vangelo un mondo veramente unificato (nella lingua, nel pensiero, nell'organizzazione politica, nelle grandi vie di comunicazione, ecc...) e quindi sommamente propizio sia alla predicazione che all'organizzazione ecclesiale; intanto offre all'ebraismo la possibilità di aprirsi attraverso alla diaspora a quanto di positivo si trova nella cultura pagana, di tradurre i propri libri in lingua greca e di metterli poi a disposizione della stessa Chiesa cristiana.
Ciò non toglie che a questi benefici si accoppino difficoltà e motivi di crisi, che per l'ebraismo raggiungerà il vertice proprio in Palestina.

La nuova civiltà trova le sue massime espressioni:

  1. Nella diffusione di una sola lingua, la Koiné (=lingua popolare) greca, parlata da amministratori, mercanti, soldati, dal popolo. Non è certo il greco classico di Omero!
    * Nelle filosofie che, uscite dalle scuole, sono diventate patrimonio di tutto il popolo. Non si tratta del platonismo o dell'aristotelismo, ma dello
  2. Scetticismo, quale demolizione di tutte le dottrine, in un tempo in cui le varie religioni si sentono battute in breccia, chiamate come sono a confrontarsi tra loro in seguito alla caduta delle varie barriere nazionali; epicureismo, con la sua critica negativa alle religioni e il suo ideale morale di godimento regolato dei piaceri naturali (equilibrio presto dimenticato nel mondo romano ove epicureismo diviene sinonimo di ricerca sfrenata del piacere);
  3. Stoicismo, predicante un Dio immanente e propugnante una morale eroica a tutti gli uomini, chiamati a raggiungere la salvezza attraverso la soppressione dei desideri contrari alla ragione: vivere secondo natura, sottomettersi all'ordine del mondo e praticare in tal modo la virtù.
    Nelle religioni ove l'ellenismo si faceva portatore de:
  4. Il sincretismo, o accostamento e fusione delle divinità locali che, nel Pantheon, si accorgono di essere tra loro imparentate;
  5. La divinizzazione degli imperatori, accettata facilmente dal popolo più semplice e da quelli che, lontani, non conoscono i lati deboli di questi loro "dei", mentre essi giocano sulla credulità dei sudditi per dominare meglio su di loro;
  6. Le religioni misteriche, o dei misteri, propagati specialmente dagli schiavi cui sono negate le religioni tradizionali e che su questo terreno si sentono pari agli altri nel poter pregare e onorare le medesime divinità;
  7. La fortuna e il fato, in loro, come nella necessità, si rifugiano gli spiriti più critici, smaliziati o disillusi.
    Nel suo incontro con lo Jahvismo, l'ellenismo ha suscitato due reazioni opposte:
  8. Nella Diaspora vediamo gli Ebrei in atteggiamento di sana apertura, pronti ad usare la lingua greca anche nell'esercizio della loro religione (traduzione dei Settanta, di cui dirò), rivolgersi al mondo esterno in atto di proselitismo, facendo la critica ai sistemi filosofici o religiosi in atto (libro della Sapienza), tentare una riconciliazione tra i due mondi di pensiero (Filone d'Alessandria), professare il loro lealismo verso Roma e contemporaneamente restare attaccati al passato del proprio popolo (Giuseppe Flavio);
  9. In Palestina sono invece da registrare fino ad Antioco Epifanie (174 a.C.) una penetrazione esterna dell'ellenismo con la creazione di vari centri ellenistici; con Antioco IV la reazione intransigente dei Maccabei che, in nome del popolo, si battono per la fedeltà più assoluta alla Legge e per il rispetto letterale delle tradizioni; con gli Asmonei (fratelli Maccabei e loro successori) il giudaismo guadagna terreno in campo religioso, ma lo perde in quello della lingua e dei costumi. Insomma la Palestina ed in modo particolare la Giudea (poiché Samaria e Galilea erano abitate da popolazioni miste, e quindi mostravano una maggiore tolleranza) restavano "la cittadella del Giudaismo più ortodosso ed inaccessibile alle influenze straniere".
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