STORIA DEL POPOLO EBRAICO
ATTRAVERSO LA BIBBIA

PRIMA PARTE: DALLA PREISTORIA ALL'ESILIO

LA CONQUISTA DELLA TERRA DI CANAAN

Terra di Canaan
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La città cananea

Canaan e la sua popolazione

Il nome di “Canaan” usato dal secolo XV, è di derivazione incerta e ne sono date diverse spiegazioni:

  1. “Paese basso”, in opposizione alla montagna abitata dagli Amorrei (Num.13,29). Ma la radice kn’ significa inclinare e non essere basso;
  2. “Paese della porpora”, dato il commercio di tale tintura esercitato, assieme a quello del legno, in Fenicia. Ma il nome kinnahu per indicare la porpora è usato solo a Nuzi, mentre nel resto del Medio Oriente si usano altri nomi;
  3. “Paese dei commercianti”. Ma, anche se cananeo è diventato sinonimo di mercante, non esiste una radice semitica cui si possa attaccare questo senso;
  4. “Paese dove tramonta il sole”, cioè l’occidente. Ma tale denominazione avrebbe dovuto imporla degli stranieri posti ad oriente, e non gli indigeni.

Così, tutto sommato, ci riesce impossibile trovare al nome un’etimologia chiara, che forse non esiste.
In merito alla popolazione, partendo dalle zone confinanti dobbiamo ricordare gli EDOMITI al sud; i MOABITI ad est del Mar Morto; gli AMMONITI nella Transgiordania tra mar Morto e lago di Genezareth;
Gli AMALECITI ad ovest del Mar Morto; i CHERETITI più ad ovest verso la costa, ed i FILISTEI al nord di questi.
All’interno del Canaan la Bibbia parla talvolta di sette popolazioni (Gios.3,10; 24,11; Deut.7,1) e talaltra solo sei:
Cananei, Amorrei, Hittiti, Hivviti, Gebusei, Ghirgesiti, Perizziti. Da questi dati riguardanti gli antichi abitanti del Canaan non si può dedurre nessun insegnamento storico o etnico, se non, forse, che questa popolazione era mista.

Situazione politica

Quella generale può essere così sintetizzata:

Si tratta di un periodo travagliatissimo, nel corso del quale il volto dell’Oriente è completamente mutato. IL secondo millennio a.C. era stato fino allora caratterizzato dalla lotta tra le grandi potenze quali Egitto, Ittiti, Mitanni, Assiria, che era sfociata in un certo equilibrio sanzionato dal trattato di pace tra Ramses II° e Hattusi III°. L’Egitto e gli Ittiti si dividevano l’influenza in Siria e Palestina.
Il periodo che stiamo per visitare ha visto: la fine della dominazione egiziana in Siria; la rovina definitiva dell’impero ittita; l’invasione dei popoli del mare; l’espansione militare dell’Assiria verso ovest, poi il suo ritorno. Alla fine del periodo l’immagine della Siria-Palestina è diventata nuova: regni neoittiti nella Siria settentrionale, stati Arami in Siria centrale e Transgiordania, nascita della potenza marittima dei Fenici, Filistei e Israeliti in Palestina.
Gli Israeliti dunque non erano soli. In Palestina il ritiro dell’Egitto lasciò intatte le città cananee sulle quali esercitava ormai un dominio puramente nominale. Gruppi di popoli del mare s’installarono in alcune regioni; tra loro, i Filistei sarebbero diventati una potenza concorrente d’Israele e, sotto Saul, erano sul punto di avere su di lui la meglio. Moab era sedentarizzato , probabilmente anche Edom, forse pure Ammon. A nord e a nord-est s’infiltravano già gli Aramei.

Questa rottura dell’equilibrio che si era verificata in Siria_Palestina spiega perché gli Israeliti abbiano allora potuto acquisire un territorio. Ma la competizione di nuove forze presenti spiega come Israele non sia stato in grado di impossessarsi di certi distretti come Edom, Moab, la piana filistea e perché il primo insediamento sia stato seguito da un periodo di lotte all’epoca dei giudici, e perché enclavi cananee siano esistite fino al tempo di David.
Sul piano interno al Canaan la dominazione egiziana con le dinastie XIX, XX, XXI, era in netto decadimento. L’Egitto manteneva ancora una sovranità molto aleatoria, giacché i faraoni si limitavano a riscuotere regolarmente i tributi in natura, a garantire le libere comunicazioni con la Siria e a coltivare il grano nella pianura e Esdrelon. A tal fine si servivano di commissari che risiedevano nei centri principali, come Giaffa e Gaza, e avevano a disposizione guarnigioni militari reclutate nella Nubia o nelle isole del Mediterraneo.

In linea di massima i re locali favorivano il movimento nazionalista e indipendentista che serpeggiava qua e là nelle masse ed era favorito soprattutto dalle bande turbolenti degli Habiru. Tuttavia i più cercavano di non scoprire troppo le loro carte e, nelle lettere inviate alla corte egiziana, si sforzavano di presentare i loro intrighi come atti di fedeltà…I pochi re rimasti fedeli all’Egitto non potevano contare molto sull’appoggio dei funzionari egiziani, perché questi preferivano comportarsi in modo opportunistico cercando di stare dalla parte del più forte.
Gli egiziani riuscirono, tuttavia, a conservare il loro dominio asiatico; anzi, in seguito, grazie ad alcuni vigorosi interventi dei faraoni della dinastia XIX e all’abile gioco di alleanze e matrimoni politici fra Egitto e Ittiti, lo resero momentaneamente ancor più saldo.

Oltre che di un esercito, i singoli re del Canaan disponevano di città fortificate che assicuravano loro una sufficiente sicurezza contro gli attacchi dei nemici. Molte di loro erano state riportate alla luce dall’esplorazione archeologica dell’ultimo settantennio del secolo scorso; però la loro esistenza era già nota dalle parole piene di sbalordimento degli esploratori inviati da Mosé nel Canaan (Num.13,17) e anche dalla testimonianza del libro di Giosué (6,1; 10,20). Più che di grandi città, si trattava di luoghi di rifugio in caso di pericolo e di guerra, come le minuscole rocche medievali. Intorno all’acropoli, che comprendeva il palazzo del re e funzionari, i magazzini e il tempio, si stendevano le esigue dimore, separate da viuzze ancor più anguste. Molto imponenti erano invece le mura che spesso seguivano un tracciato a cremagliera, rinforzando da bastioni e da torri difensive. Queste città sorgevano sempre sullo sperone sporgente di un altipiano o su di una lieve collina dominante la pianura. Nelle loro adiacenze doveva esserci sempre la fontana dell’acqua che spesso poteva essere raggiunta dall’interno della città mediante un tunnel appositamente scavato nel fianco della collina. Così la fonte poteva essere nascosta ai nemici in caso d’assedio.

Situazione culturale

Siamo alla fine dell’ultima età del bronzo (1550-1200) e precisamente in quello recente (1400-1200). Di prosperità inferiore a quella del periodo precedente a causa del dominio egiziano. Quindi poche le realizzazioni artistiche.
C’è solo un uso molto diffuso della scrittura, usata almeno in quattro sistemi: cuneiforme accadico, geroglifico egiziano, lineare, cuneiforme di Ras Shamra. Esistono alcuni frammenti del ciclo di Baal e Anat, di Keret, la leggenda di Aqhat.

Finora non è stato trovato nessun codice che ci permetta di conoscere adeguatamente il diritto penale, familiare e personale del Canaan. Le uniche informazioni che abbiamo sulla vita sociale e giuridica, si ricavano dai documenti di carattere prevalentemente economico, che provengono dalle due città di Alalakh e di Ras Shamra. In quest’ultima città il re è un essere privilegiato, che appartiene al mondo degli déi perché ha succhiato il latte della dea Anat e Aserah. A lui spetta l’esercizio della giustizia, soprattutto in favore di coloro che sono privi di appoggio, come le vedove e gli orfani. Egli dona o assegna in cambio la proprietà, regola e controlla la vita economica; infine è il capo dell’esercito. Al suo fianco è l’aristocrazia cui assegna i feudi.

L’esercito occupa un posto preminente nella vita sociale; i suoi capi, come quelli del sacerdozio, provengono dalle classi dominanti non esclusa la famiglia del re. Al seguito della truppa vi è sempre un sacerdote che ha il delicato compito di consultare la divinità e trarre gli auspici atti ad assicurare la riuscita delle spedizioni.
Anche a Ras Shamra esistono le tre classi della società babilonese: patrizi, plebei, schiavi. Questi ultimi hanno però la possibilità di riscattarsi, sposarsi e anche di raggiungere alte cariche. Il capo della famiglia è il padre, però la donna è tenuta in grande considerazione perché, in caso di ripudio, le è restituita la dote e può intraprendere processi, adottare figli e compiere atti di compravendita.

E’ largamente praticata l’adozione; se l’adottante rimanda successivamente l’adottato, è obbligato a risarcirlo con una somma di denaro. I documenti parlano della pena di morte una sola volta, in caso di tradimento. Per altre colpe, anche gravissime, è previsto l’esilio o la prigione. Questo ci autorizza a concludere che il diritto penale del Canaan doveva essere estremamente mite, specialmente se confrontato con quello mesopotamico.

Situazione religiosa

La religione del Canaan merita un’attenzione particolare, data la grande influenza esercitata sugli Ebrei dopo il loro ingresso. Fonti di conoscenza erano per noi la Bibbia e la Storia Fenicia di Filone di Biblos; ora sono i ritrovamenti di Ras Shamra.
Notiamo solo che ogni sintesi che si fa non può essere che generalizzante e approssimativa. Infatti, ogni religione, ogni città e ogni santuario avevano i loro déi preferiti, il loro rituale, le loro leggende sacre. In un paese tanto compartimentato, geograficamente e politicamente, non si può supporre un’unità religiosa cui non sono pervenuti stati centralizzati come quelli di Mesopotamia e Egitto.

Le divinità: come tutti gli abitanti del Medio Oriente (esclusi naturalmente gli Israeliti) anche i cananei erano fortemente politeisti. Al vertice del loro Pantheon si trovava il dio “EL”. Egli era il dio supremo e la sua superiorità era riconosciuta almeno teoricamente da tutti i suoi colleghi divini; però il governo pratico del mondo era esercitato da altri déi, più intraprendenti di lui, in particolare da “BAAL” e “MOT”. I Cananei lo ritenevano padre degli déi e degli uomini e anche creatore di tutte le cose; però per la sua bontà ne scapitava parecchio perché lo giudicavano incapace di resistere alle minacce e alle seduzioni degli altri déi.

La sua residenza abituale era alla “sorgente dei fiumi” che deve essere cercata nella profondità degli abissi oppure su un’alta montagna. Una stele di calcare scoperta a Ras Shamra nel 1936 lo raffigura assiso su di un trono riccamente adorno: il suo mento è ricoperto da una barba a punta, la sua tiara è sormontata da corna di toro che simboleggiano la sua forza, la sua mano è alzata a benedire un devoto che gli offre libagioni e un sacrificio di incenso.
Questa stele conferma gli epiteti che i testi attribuiscono al dio, quando lo chiamano “re”, “padre”, “toro” ed esaltano la sua benevolenza e bontà. In merito al titolo di “re” che egli sovente riceve, giova osservare che, primitivamente, esso designava il semplice capo e non era necessariamente legato ad un regime monarchico.

Il dio sovrano era invece BAAL, legato ai fenomeni meteorologici, alla vegetazione e alla coltura dei campi. Egli era divenuto tale perché aveva soppiantato il dio EL e si era imposto con la forza sul dio VAM che personificava la prima forza caotica. Il suo dominio non era però senza contrasti, giacché, per metà dell’anno, come ci informa il poema di Baal e Anat, egli doveva cedere il passo a Mot, il dio dell’estate e del caldo…I Cananei lo ritenevano “il grande signore del cielo” (Baal-Samin) che abitava la cima di Safon (=il settentrione), corrispondente al monte Casius a nord di Ras Shamra. Suo simbolo preferito era il toro, sulla cui schiena egli era spesso raffigurato in piedi.

Le divinità più significative del pantheon cananeo sono però ASERAH, ASTARTE, ANAT. Si tratta di tre dee strettamente legate alla vita sessuale, alla fecondità e alla guerra, le cui personalità e funzioni sono però così fluide che riesce molto difficile precisare i caratteri specifici di ognuna. Comunque Aserah è ritenuta sposa di EL; invece Astante e Anat sono entrambe mogli di Baal, però la seconda gli è anche sorella. Tutte e tre sono raffigurate nude e hanno come emblemi il serpente, la colomba e il leone. Gli scavi archeologici di Palestina e di Siria hanno reso familiari numerose figurine di terracotta che rappresentano una donna nuda nei più vari atteggiamenti.
I Cananei veneravano i loro déi sulle alture e nei santuari.

L’altura. Era un’area all’aperto, per lo più sopraelevata, che comprendeva la stele sacra piantata in terra (in ebraico “massebah”), l’altare, le riserve d’acqua e i bracieri per l’incenso, il palo o tronco sacro (l’asherah). Sembra che, almeno all’origine, l’asherah fosse il simbolo dell’omonima dea e la massebah il segno della presenza divina. E’ molto incerto se questi oggetti rappresentassero con la loro forma il sesso della divinità.

Il santuario cananeo si ispirava a una concezione comune a tutto l’antico oriente, Israele compreso. Esso era essenzialmente la casa di dio dove entravano soltanto i ministri del culto, nella loro qualità di servi fedeli. Dal punto di vista strutturale comprendeva una sala in cui si trovavano la nicchia con il simulacro divino, l’altare, il focolare e altri oggetti cultuali. Era sempre preceduto da un’anticamera o vestibolo.
Intorno al santuario sorgevano vari locali destinati ad abitazioni dei sacerdoti e a deposito degli arredi.
NB. L’esplorazione archeologica ha portato alla luce questi due tipi di installazione cultuale del bronzo recente: a Hazor, scavata nel 1955-1958 sono stati trovati due santuari Cananei e un’altura sacra; un’altra altura è quella sita su uno dei monti della città di Petra.

I sacerdoti ufficiano questi luoghi sacri, sotto la direzione di un gran sacerdote. Nella loro qualità di ministri del culto, offrivano alla divinità svariati sacrifici, fra i quali anche sacrifici umani. Nei recinti delle alture sacre e nelle adiacenze dei templi vi erano anche le “persone sacre” ( i santi e le sante), che praticavano la prostituzione sacra in onore della divinità. Questa aberrazione religiosa è testimoniata dalla Bibbia (Os.4,14; 1 Re 14,24; 15,!2; 22,47), da iscrizioni assiro-fenicie e dagli scrittori dell’epoca greco-romana.

I morti erano oggetto di cura particolare da parte dei Cananei. Infatti, numerose tombe di Minet-el-Beida e di Ras Shamra disponevano di acqua che, nell’intenzione dei cananei, doveva servire ad estinguere la sete persistente dei loro defunti. Sembra che a Ras Shamra esistesse un ridotto culto dei morti.

 

Penetrazione degli ebrei

Documenti biblici e loro natura

Questa fase della storia ebraica è documentata da alcuni capitoli dei Numeri, dal libro di Giosué e dal 1° capitolo dei Giudici, i quali offrono un quadro abbastanza schematico e semplice.

Ingresso. Dopo un tentativo fallito di penetrazione dal sud (Num.13-14), le dodici tribù uscite dall’Egitto sotto la guida di Mosè arrivano in Transgiordania al termine di un lungo viaggio nel deserto. Vincono i re di Hesbon (Sihon) e di Bashan (Og) impadronendosi dei loro paesi, e si accampano nelle pianure di Moab (Num. 20-25). Il territorio così conquistato è diviso tra Gad e Ruben (Num.32). 
Alla testa delle tribù Giosué passa il Giordano: la presa di Gerico e di Ay gli apre la strada verso il centro del Canaan (Gios.1-9). Una campagna nel sud (Gios.10) ed un’altra al nord (Gios.11) assicurano agli Israeliti il dominio di tutto il paese.

Spartizione. Una volta conquistato tutto il Canaan attraverso tale guerra di conquista, secondo Giosué 12-21 gli Ebrei se lo dividono.
RUBEN, GAD e ½ MANASSE si stabiliscono in Transgiordania;
SIMEONE e GIUDA si installano in Giudea, divisi dal resto ad opera dei Cananei occupanti Gezer e Gerusalemme;
DAM, BENIAMIN, EFRAIM e ½ MANASSE in Samaria;
ASER, ZABULON, ISSACAR, NEFTALI in Galilea, pure loro separati dalle tribù del centro da un’altra cintura di fortificazioni cananee;
LEVI non ha nessun territorio, ma città levitiche divise nei territori delle altre tribù.

Siamo ancora una volta di fronte ad una storia basata su tradizioni popolari, usate poi da scritti di scuola perseguenti tesi religiose diverse che portano a descrizioni dei fatti non omogenei e spesso tra loro contraddittori (specie in Giosué e giudici). Ben pochi scritti provengono infatti dal tempo in questione, che vedeva gli Ebrei ancora seminomadi e impegnati nei problemi della penetrazione nel Canaan. Dobbiamo perciò accontentarci di notizie generali e, per di più, di una loro utilizzazione in un quadro che resta alquanto ipotetico.

I FATTI

Penetrazione nel Canaan

Premettiamo che il problema dell’installazione degli Israeliti nel Canaan e della formazione del sistema delle 12 tribù è il più difficile di tutta la storia di Israele…Il conflitto oppone due soluzioni principali basatesi in primo luogo sulla testimonianza dell’archeologia. La soluzione che si deve cercare è quella che tiene ugualmente conto dei due gruppi di testimonianze, quelle dei testi e quello dell’archeologia. Si giungerà solo a delle ipotesi: le origini di Israele come quelle di tutti gli altri popoli sono infatti avvolte da oscurità; esse rimangono fuori dalla possibilità di essere illuminate dallo storico.

Ciò premesso, e sviluppando l’ipotesi di una migrazione dei protoebrei dalla Mesopotamia verso occidente che ha portato i loro gruppi a compiere un’esperienza differenziata per tempo e itinerario, al termine della quale quelli che avevano sperimentato l’Egitto si sono visti allontanare forzatamente da esso o ne sono volontariamente scappati, ora possiamo continuare affermando:

  1. Il gruppo scacciato e rifugiatosi a Cades ha proseguito la sua marcia penetrando in Palestina dal sud, assieme a gruppi non Israeliti come i Calebiti, gli Yeramliti, i Qenizziti. Dapprima attraverso una infiltrazione pacifica, poi, raggiunta la montagna di Giudea, grazie ad operazioni militari (elementi di Simeone, Levi, Giuda?).
  2. Il gruppo fuggito dal Gessen e guidato da Mosé, invece, dopo la permanenza a Cades si è spostato ad Oriente dove il gruppo di Ruben si è fissato nella Transgiordania e già si trovava Gad. Gli altri sono penetrati nella Palestina centrale fino alla regione di Sichem, diventando vicini delle tribù che non erano scese nell’Egitto.

Si tratta di una penetrazione, tutto sommato, assai diversificata, composita, faticosa. Ma che ha avuto successo sia per la divisione del Canaan in tante piccole città-stato e per altre ragioni, non ultima tra le quali dobbiamo pure mettere la forte personalità guerriera di Giosué.

Guerra di conquista

Uno dei mezzi di penetrazione è stato dunque la guerra. Aiutandoci ora con i dati biblici sparsi in molti documenti scritturistici, possiamo soffermarci a studiare il carattere particolare che la guerra assumeva in quei tempi.
Agli inizi della storia di Israele la guerra aveva un carattere sacro, era dotata di un’ideologia e di riti propri che la specificavano, a differenza di altre guerre antiche dove l’aspetto religioso era secondario. Questo non vuol dire che si trattava di una “guerra di religione” che si ha quanto si vuole imporre o salvare il proprio credo ( come per esempio al tempo dei Maccabei). Gli Ebrei lottavano in quel momento non per la fede ma per la loro esistenza. 

I caratteri che davano un aspetto sacro alla loro guerra erano i seguenti:

  1. dovendo compiere un’azione sacra, i guerrieri erano tenuti a trovarsi in stato di purità rituale, mantenendosi continenti (1 Sam.21,6; 2 Sam.11,11);
  2. Il segno visibile della presenza di Jahvé era l’arca, con la quale Dio accompagnava il suo esercito (Gios. 6,6: arca attorno a Gerico);
  3. Iniziando la lotta si alzava il grido di guerra, la teru’ah: questa non era un semplice segnale di combattimento, ma faceva parte del rituale dell’arca. A tale proposito può essere interessante l’uso parallelo delle antiche tribù arabe: “Ogni tribù araba ha il suo grido di guerra, il proprio stendardo, in più porta in combattimento una lettiera ornata. All’epoca moderna questa è trasportata vuota, ma una volta la giovane più bella della tribù vi occupava posto per incitare alla lotta i guerrieri. Ecco perché Israele ha il suo grido, la teru’ah , che fa parte del rito dell’arca dell’alleanza, palladio d’Israele, la cui presenza nel combattimento richiama la lettiera sacra degli arabi”;
  4. I combattenti la guerra sacra dovevano aver fede nella vittoria, per il fatto che Jahvé, che era con loro, aveva già dato nelle loro mani i nemici (Gios.6,2; 8,1-8; Giud. 3,2; 4,7; 7,9; ecc…). La fede era condizione indispensabile, i guerrieri che non l’avevano occorreva scartarli (Giud. 7,3; Deut. 20,8 dove si dà un’interpretazione che non è primitiva);
  5. La guerra santa culmina nell’HEREM, l’anatema di distruzione del nemico e dei suoi beni, che andavano sottratti all’uso profano e consacrato a Dio. Quest’uso antico, regolato dalla legislazione posteriore (Deut. scritto quando la guerra santa era ormai un ricordo lontano) che lo rendeva meno duro (risparmio del bestiame, delle vergini. Delle donne in genere, ecc…), trova il corrispondente negli usi degli altri popoli (iscrizione di Mesa, di Moab, nel secolo IX a.C.). Secondo Deut. 20,10-19 l’herem aveva lo scopo di proteggere la fede degli Ebrei. Questa ragione teologica, che ritroviamo in tempi posteriori, forse aveva come fondo l’idea di rendere comprensibile e anche di scusare, in qualche modo, la durezza di questa antica tattica bellica degli Israeliti. Ma proprio il fatto che la Bibbia narri di queste guerre di sterminio totale da parte degli Israeliti sta a dimostrarci che Israele era un popolo autenticamente orientale, e che quindi anche la sua tradizione storica porta in sé i segni della propria attendibilità e autenticità.

Divisione del territorio tra le 12 tribù

Se è vero che il sistema delle dodici tribù, che le unisce in una stesa lista genealogica o tribale è la costruzione ideale, all’epoca di Davide, di un grande Israele che non è mai esistita come organizzazione politica, diventa chiaro che il prospetto offertoci dalla seconda parte del libro di Giosué non corrisponde a realtà storica e possiede solo un valore dottrinale.

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