STORIA DEL POPOLO EBRAICO
ATTRAVERSO LA BIBBIA

PRIMA PARTE: DALLA PREISTORIA ALL'ESILIO

INGRESSO E PERMANENZA IN EGITTO

Storia del Popolo Ebraico: ingresso e permanenza in Egitto

Fonti bibliche e loro natura

Di quest'esperienza, con la quale si chiude la preistoria del popolo ebraico. Ci parlano soprattutto Genesi 37-50 ed Esodo 1-15. Di questi documenti va notato che:

  1. Non costituiscono un racconto continuo: i capitoli della Genesi si riferiscono all'ingresso in Egitto mentre Esodo accenna alla situazione creatasi alla fine della permanenza degli Ebrei. Tra l'uno e l'altra esiste un vuoto che nessun documento biblico s'incarica di riempire;
  2. Genesi ed Esodo sono due documenti eterogenei, appartenendo a cicli diversi, con preoccupazioni dottrinali e tecnica descrittiva particolare;
  3. In particolare, il racconto di Giuseppe, se da una parte mostra tutta una serie di doppioni ( e spesso incongruenze storiche) dovuta con tutta probabilità dalla fusione di due documenti originari, dall'altra offre una perfezione letteraria sconosciuta al racconto dei Patriarchi (novella o romanzo ben sviluppato, dove il protagonista è seguito nello svilupparsi delle situazioni determinate dalle cause seconde e non da continue apparizioni di Dio, in cui sono ben tratteggiati i caratteri di ciascuno, ecc) e una altrettanto marcata perfezione dottrinale (illustrazione della Provvidenza divina che guida le sorti del suo popolo e, in tale cornice, esaltazione di Giuseppe come tipo dell'uomo sapiente o giusto) che riflette il tempo della monarchia;
  4. Da tale documento, di molto posteriore ai fatti narrati e composto in conformità a tradizioni popolari, è possibile cogliere una grande dottrina ma, contemporaneamente, dati storici di carattere generale e non cronachistici. Non scordiamo che siamo ancora nella preistoria ebraica, e che della propria preistoria ogni popolo ha un quadro abbastanza incerto e confuso.

 

Elementi storici

Il racconto narra un'esperienza reale, storica. Lo studio dei documenti extrabiblici (nomi, forme di commercio, contatti di nomadi e seminomadi con l'Egitto, sorte d'alcuni stranieri che hanno fatto davvero fortuna in questo Paese), confrontato con la relazione biblica rende verosimile la venuta di un semita chiamato Giuseppe il quale da schiavo che era è stato portato ad alte funzioni; rende ugualmente verosimile l'insediamento di un gruppo apparentato di semiti nel Delta, vale a dire l'essenziale della storia di Giuseppe e dei suoi fratelli. Ma i documenti non permettono di fissare la data di Giuseppe né quella della venuta dei suoi fratelli.

Si tratta però di un'esperienza parziale, che non ha coinvolto tutti gli Ebrei allora esistenti; di un'esperienza discontinua, poiché quelli discesi in Egitto non lo hanno fatto insieme né vi sono rimasti tutti fino al tempo dell'Esodo, cioè per circa 400 anni come affermano Gen.15,13 ed Es.12,40.
La tradizione, che ha elaborato i dati in tempo posteriore in un ambiente dove le 12 tribù erano ormai fuse in unità, ha semplificato i dati storici.

In realtà questo lungo soggiorno non è stato necessariamente il soggiorno continuo di un medesimo gruppo e non ha necessariamente coinvolto tutto il popolo. Il dittico che mostra i figli di Giacobbe che entrano in Egitto e le dodici tribù che ne escono non può esprimere una verità storica, anche se si concedono quattro secoli per questa crescita.
Non c'è stato un "popolo d'Israele" in Egitto, le tribù non si sono costituite, differenziate e federate se non attraverso un lento processo, di cui il "sistema delle dodici tribù" non è che l'espressione ultima. Non dobbiamo perciò chiederci quali tribù siano scese in Egitto e vi abbiano soggiornato.

Ma tra gli elementi che alla fine hanno formato il popolo d'Israele, alcuni possono essere anticamente venuti in Egitto ed esserne ripartiti, come capitò ad altri semiti e come si diceva d'Abramo. In particolare si può pensare a certi gruppi costitutivi di Giuda-Simenone, la cui installazione nel Canaan avvenne partendo dal sud e attraverso una via differente da quelle percorse da altre tribù. Altri elementi vennero in Egitto e vi si fissarono...La casa di Giuseppe, quale che sia stata nel dettaglio la storia della sua formazione.
Il ruolo di Mosé nell'Esodo, il suo nome egiziano e quello d'altri membri della sua famiglia, esigono che elementi della tribù di Levi vi siano pure pervenuti. Altre tribù hanno potuto integrare gruppi che avevano avuto un passato analogo.

Questi ingressi hanno potuto scaglionarsi su parecchi secoli. Non è storicamente impossibile, e, considerando la data da noi accettata per i Patriarchi (sec.XIX-XVIII) è verosimile che il primo ingresso si sia verificato alla vigilia o agli inizi della dominazione degli Hiksos; l'ultima entrata ha potuto precedere di poco il periodo dell'oppressione.
Così si spiegherebbero l'incertezza e la varietà delle tradizioni bibliche. Più elementi del futuro popolo d'Israele avrebbero dunque avuto dei ricordi egiziani. Non è necessario, né verosimile, che siano stati gruppi numerosi, ma potevano mettere in comune i loro ricordi.

Frattanto, il fattore essenziale nella formazione della tradizione unificata fu che le esperienze fatte dal gruppo guidato da Mosé al momento dell'Esodo e al Sinai divennero decisive per la costituzione del popolo di Israele e per la fondazione della sua religione: legate al ricordo di una permanenza in Egitto, queste esperienze divennero il patrimonio di tutto Israele. Non tutti gli Ebrei penetrati in Egitto, sono necessariamente passati per il Canaan, percorrendo la strada che la Bibbia assegna ad Abramo e a Giuseppe.

Si può supporre che questa ondata (quella migratoria aramaica che ha coinvolto anche gli Ebrei: vedi il periodo dei Patriarchi) non raggiunse soltanto la zona mesopotamica-siriana, ma che l'avanguardia verso sud cercò non meno attivamente una terra coltivabile, dove insediarsi a poco a poco. Le condizioni di tale insediamento non erano favorevoli in Mesopotamia e in Siria per non parlare della Palestina, perché in quei Paesi si trovavano delle terre che avevano per lo meno una limitata capacità di accogliere i nuovi arrivati.

Ma diversamente dovettero presentarsi le cose per coloro che migravano più a sud di questa ondata aramaica, che all'altezza della penisola del Sinai in un primo tempo non incontrarono alcuna terra coltivabile, che soltanto dopo avere attraversato la penisola trovarono al confine orientale del Delta. Ma questo Delta apparteneva ai Faraoni, i quali mettevano a disposizione temporaneamente dei pascoli, ma non potevano essere disposti ad incoraggiare le tribù ad insediarvisi stabilmente.

Perciò non poté avvenire altro che questi gruppi aramaici dovettero ben presto, sotto la pressione del governo centrale del faraonico, porre fine a questo soggiorno e ritornare al deserto.

In ultima analisi questo soggiorno in Egitto fu una specie di fallito tentativo di una presa di possesso di terra da parte di alcuni gruppi di Arami, destinati ad abbandonare una terra coltivata che avevano già trovato e, dopo un ulteriore soggiorno nel deserto, a cercare nuove terre, che finalmente trovarono in Palestina.

Questa visione delle cose consente di dare una spiegazione plausibile degli elementi della tradizione del Pentateuco, parzialmente eterogenei, che ora si possono riunire in un quadro complessivo convincente.

Mentre la tradizione dei Patriarchi localizzati più a nord riflette l'avanzata dei gruppi aramaici che evidentemente riuscì a raggiungere direttamente l'altipiano giordanico occidentale, le tradizioni sull'Esodo si riferiscono ad una propaggine meridionale di gruppi aramaici che, soltanto per via traversa di un provvisorio soggiorno in Egitto, giunsero a prendere possesso di terre in Palestina più tardi dei Patriarchi.

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