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Salmo 138

San Pietro In Preghiera - Badalocchio Sisto Sec. XVIIIl salmo 138 è una preghiera in una espressione di rara bellezza:

Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano I miei pensieri, mi scruti quando cammino e qundo riposo.
Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là m guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: ”Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte”; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce.

Nel contenuto della preghiera l’orante contempla il mistero del Creatore e non si ferma, arida a livello virtuale e pur indugiando nella meditazione dei suoi attributi (onniscienza, onnipresenza e onnipotenza) l’orante scopre il TU personale del Creatore.

Addentriamoci ora , nell’intimo dell’orante, animiamolo, stimoliamolo facendo emergere I sentimenti più veri e vivi, provocando una coerenza di opere, cioè di amore.

San Paolo ai Romani: ”Chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere?”

Care sorelle e fratelli, questa preghiera ci conduce, in primo luogo, alla conoscenza che il Creatore ha delle azioni, dei pensieri e delle parole di noi umani sue creature. Ed è incomprensibile comprendere per noi, capire la scienza divina e soprattutto in che modo Egli riesca a conoscere le nostre azioni future.

L’orante si rende conto che questo è un attribuo del Creatore, altrimenti non potrebbe governare il creato in tutti I suo molteplici aspetti.

Dopo l’onniscienza del Creatore l’orante riflette sulla divina onnipresenza.
Il Creatore è immenso, Atti 17,27-28 ”Dio non e’ lontano da ciascuno di noi…in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, non ha barriere, non è circoscrivibile ne limitato come le cose materiali, come per esempio la nostra anima, la quale è in ogni parte del nostro corpo.
Il Creatore non ha limiti nello spazio, lo riempie tutto, quindi è sempre presente in ogni cosa, e tutto conosce.

Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché’ mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto I tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.
Quando profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci I miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita.

A questo punto l’orante riflette sul mistero della nostre nascite, e sul fatto che da un’esistenza embrionale, sotto la cura amorevole del Creatore I nostri corpi si sviluppano e l’orante rimane profondamente ammirato e stupito da tutto quanto. Prima che la creatura nascesse, l’ occhio divino ha già previsto tutte le azioni future.

L’orante nel riflettere su ciò si sente smarrito: i disegni del Creatore sono proprio imperscrutabili.

Qualcuno potrebbe obiettare: come mai il Creatore, conoscendo in anticipo le nostre azioni, permette i misfatti del malvagi, degli empi?

La risposta è al altrettanto semplice: il Creatore ci ha donato la libertà e lui la rispetta.

E’ a questo punto che la preghiera diviene contemplazione, diviene linguaggio, dialogo intimo con Creatore, un incontro personale della creatura.

Questa cari fratelli e sorelle è autentica orazione.

Nel procedere con I versetti del salmo, l’anima dell’orante vi si ritrova, vi si riconosce, si entusiasma e sfocia nella gioia e loda il Signore, lasciandosi sommergere con lui dalla presenza del Creatore assume gli accenti della contemplazione infuocata dell’amore di Dio.

Tutto quanto meditato, cioè essere guidati dal Signore si trova:

In Matteo capitolo 6, 5-15 I discepoli chiedono a Gesù: ”Insegnaci a pregare”.

”Sia fatta la tua volontà, come in cielo cosi’ in terra!”

Salmo 90

Preghiera Padre Nostro - James TissotQuesto è il Salmo della fiducia e dell’abbandono in Dio. “Abitare” con Dio, “dimorare” alla sua ombra, non è questione di un momento esaltante di euforia religiosa: si tratta di una scelta profonda, radicale, quindi inevitabilmente dolorosa e, per quanto possibile ad un essere umano, definitiva. E’ soprattutto un lasciarsi scegliere da Dio, senza riserve mentali e senza zone in franchigia, qualunque sia lo stato anagrafico nel quale si è raggiunti dalla sua chiamata. Ma solo da quel momento l’essere umano, rivolgendosi al Signore, può dirgli, nella verità: “Mio rifugio, mia fortezza, mio Dio, in cui confido”.

Questo è il senso dei primi due versetti:

Tu che abiti al riparo dell’Altissimo e dimori all’ombra dell’Onnipotente, dì al Signore:

“Mio rifugio e mia fortezza. Mio Dio, in cui confido”.

Si tratta del punto di partenza della preghiera. Tutto i restanti versetti (meno gli ultimi tre), in gran parte figurati, delle conseguenze, soprattutto spirituali, di questa scelta: la liberalità dell’Altissimo, verso chi gli si è affidato.

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.

Ti coprirà con le sue penne sotto le sue ali troverai rifugio.

La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola di giorno,

la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire.

Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi.

Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora, non ti potrà colpire la sventura,

nessun colpo cadrà sulla tua tenda.

Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.

Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede.

Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi.

Gli ultimi tre versetti, in forma di oracolo, contengono la convalida da parte del Signore, ed anche la risposta ai tanti interrogativi rimasti in sospeso nei salmi di lamentazione. La risposta è in chiave decisamente evangelica.

Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.

Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso.

Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza.

Gesù Cristo stesso – a sua volta salvato dal sepolcro perché si è affidato al Padre, ed esaltato perché ha conosciuto e fatto conoscere il suo nome – egli stesso, nel discorso delle beatitudini, facendo propri i “futuri” di questo oracolo, li mostrerà come “sua salvezza” ai benedetti del Padre. E nel giorno glorioso del suo regno, nel presente eterno, li “sazierà di lunghi giorni” al convito di nozze “dell’ Agnello”.

L’orante si unisce a Dio sia di giorno sia di notte, con la preghiera, e gli innalza cantici di lode e, immagino, al suono di strumenti musicali (l’arpa).. Nelle sue contemplazioni intende iniziare alla fiducia in Dio. Il Signore è l’Altissimo, l’Onnipotente; ogni fedele deve confidare in Lui, rifugio nelle avversità, cinta della difesa. Sotto le ali di Dio si gode protezione e conforto, poiché Egli ci è corazza e scudo contro gli avversari. I fedeli non devono quindi temere, né di giorno né di notte, gli attacchi , né il contagio delle malattie, la ferocia dei nemici (demoni, tentazioni, maldicenze, invidie, gelosie e quant’altro).

Tutto ciò, per l’uomo giusto, permettendolo Dio, può anche venire meno, non così il benessere dello spirito, il quale si avvantaggia delle contrarietà e dei dolori fisici, per rafforzare la volontà e per aumentare i meriti presso il Signore. Afferma San Paolo: “Tutto coopera in bene per coloro che amano Dio” Rom.8,28).

Ma dobbiamo porre in evidenza che Dio, che abita nel cuore dei suoi fedeli, protegge personalmente il giusto, servendosi degli Angeli, da Lui posti di fianco a noi fino dal momento della nostra nascita. Gli Angeli Custodi ci sono assegnati dal Signore perché comunichino la sua volontà, e ci difendono dagli spiriti maligni, e ci aiutano a raggiungere il fine per cui siamo stati creati.

Afferma sempre San Paolo: “Non sono essi tutti spiriti al servizio di Dio, mandati a esercitare il ministero a vantaggio di coloro che devono ereditare la salvezza?” (Eb.1,14).Carissimi fratelli e sorelle, gli Angeli presentano a Dio le nostre preghiere; partecipano alla gioia del Signore per la conversione dei peccatori, assistono in vita gli ammalati e i giusti e ne accompagnano le anime alla loro dipartita da questo mondo, le sostengono nel giudizio particolare, saranno presenti al giudizio universale per eseguire i comandi di Gesù Cristo, quando chiamerà a sé i buoni e condannerà i cattivi al fuoco eterno.

Cari fratelli e sorelle, Dio non fa mancare nulla ai suoi fedeli, anzi li ricolma di ogni sorta di beni. Tuttavia, oltre che per debito di gratitudine, dobbiamo servire il Signore con la coscienza di compiere un preciso dovere. A questo proposito voglio ricordare dal vangelo di Luca, 17,10) quanto segue: “Quando avete fatto tutto quello che vi è raccomandato, dite: Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo”.

Mentre ti ringraziamo, o Signore, per averci concesso l’assistenza degli Angeli, fa si che, docili alle loro ispirazioni, camminiamo spediti sulla via dei tuoi precetti, fino a raggiungere la beatitudine eterna.