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La rosa di Santa Rita

Santa RitaIl 22 maggio ricorre la festa di Santa Rita. E’ consuetudine per i devoti per l’occasione recarsi in Chiesa e acquistare le rose, fiori che sono stati simbolo e che hanno accompagnato la vita della Santa. Quel giorno mi recai con un amica in Chiesa per acquistare le rose. Volevo regalarle a mia madre.

Ne comprammo tre, io ne acquistai una rossa e due bianche. Ricordo che la Chiesa era colma di persone, e vi era poco spazio persino per camminare, anche perché si stava celebrando la messa, ci trovammo quindi a spostarci salendo qualche gradino in uno spazio di rientranza, dove vi erano poste alcune panche per sedersi e vi era una statua di nostro Signore con i segni della passione riverso e disteso in senso orizzontale racchiuso in un rettangolo di vetro.

La visione di quella statua colpì profondamente il mio cuore, e fui presa da un richiamo intimo di compassione accompagnata da dolcezza e tenerezza verso Gesù. Sentii forte il desiderio di consolarlo, come se Egli fosse li veramente tra noi, vivevo il momento intensamente avvolta dallo spirito, e gli dissi: “Gesù come vorrei e come avrei voluto alleviarti solo di un po la tua sofferenza, come avrei voluto consolarti”.

Quello che stavo vivendo era un “momento di grazia” donato da nostro Signore, sentire lo spirito di compassione e di amore vivo verso Gesù. Presi una rosa bianca del mio mazzetto e la porsi a Gesù, la adagiai in un vaso che era posto li accanto alla statua e gli dissi: “spero di poter alleviare di un pò la tua sofferenza con questa rosa, i patimenti che hai subito per noi”. Tutti questi pensieri erano condivisi intimamente con nostro Signore, nel silenzio del mio cuore. Quando ripresi in mano il mazzetto di rose mi accorsi, che vi era una rosa in più, un bocciolo di rosa bianca.

Rimasi attonita e la mia amica mi chiese da dove provenisse quel bocciolo apparso improvvisamente, che era impossibile, non era nel mazzo e non l’avevamo acquistato. Io compresi che fosse un pensiero di Gesù, ma ero confusa. La mia amica mi spinse a recarmi nella saletta delle rose e chiese se la signora si ricordasse di avermi dato anche un bocciolo di rosa bianca. Ma la Signora rispose che non vendevano boccioli di rose, ma solo rose. Ero molto stupita, ma non incredula. Raccontai al mio Direttore spirituale l’accaduto e lui mi disse semplicemente:” Gesù ha risposto donandoti la sua carezza”. Mi disse anche che questi episodi non erano rari, ma erano capitati in quella Chiesa, in occasione di Santa Rita.

Quel ricordo mi accompagna sempre, tanto da amare appassionatamente le rose bianche, in particolare i boccioli di rosa. Mi sono chiesta perché un bocciolo chiuso. Ho pensato alla mia spiritualità ancora acerba, da scoprire, che doveva risvegliarsi e aprirsi alla vita. Un piccolo fiore ancora chiuso, inesperto, da dover annaffiare custodire e alimentare con la luce e l’acqua, la sete di Dio.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)

La vista

transfigurazione di GesùDopo il primo incontro con Gesù, seguirono altre sue rivelazioni, avvenivano principalmente durante l’Eucarestia, sentivo il suo calore, e mi rendevo conto che lui mi stava riempiendo l’anima del suo amore. Mai come allora mi sono sentita così amata, un amore divino, gratuito, pieno avvolgente e la mia gioia era infinita. Mi chiedevo se Gesù volesse in cambio qualcosa da me, cominciava a balenarmi in mente l’idea della consacrazione, ma questo pensiero mi agitava, perché non era ciò che avrei voluto. Parlando in seguito con il mio direttore spirituale compresi invece che Gesù quando vuole qualcosa da te, te lo pone direttamente nel cuore, non c’è imposizione, non c’è timore, lo senti già dentro di te con desiderio e intenzione. Compresi che non era quella la mia strada, ma di proseguire nel mio cammino verso la strada dell’ amore. verso me stessa.

“Conoscerlo” è’ stato come se ad un certo punto avessi veramente trovato il significato della vita, della mia esistenza, è come se prima ero cieca, tutti noi lo siamo prima di incontrarlo, vediamo solo ciò che ci è concesso vedere, il limite, il nostro limite umano, solo affidandoci a lui possiamo fare molto e donare molto. Lui ci porta inizialmente verso noi stessi per farci comprendere chi noi siamo, curando le nostre ferite, e facendo emergere i nostri talenti, poi ci illumina, ci cammina accanto e noi ci sentiamo talmente fortunati da voler trasmettere ai nostri fratelli la nostra esperienza di incontro, tocchiamo con mano il Vangelo, cerchiamo di viverlo, di imitarlo, anche se abbiamo le nostre debolezze e i nostri limiti e la strada maestra e della “perfezione” è lunga, necessita di molta costanza e cura. Lui non ci abbandona mai, noi lo tradiamo spesso, ma lui è sempre li, con la sua infinita bontà e dolcezza, questo sente il mio cuore, lui ci conosce profondamente, conosce ognuno di noi e ci ama senza distinzioni.

Quante volte l’ho rinnegato? Quante volte ho avuto paura?, quante volte mi sono allontanata? Quante volte l’ho messo all’ultimo posto? come lo stesso discepolo e diletto Pietro che rinnegò Gesù tre volte, e non solo lui, tutti noi lo abbiamo tradito in qualche modo, ma egli è sempre rimasto li, rimane lì con noi, con il cuore aperto, ci perdona, ci ama, ci comprende, ci attende, tutto è stato fatto a lui, ma egli non si stanca mai non ci abbandona mai.

Questi è Gesù, la via, la speranza e la vita.

Mentre scrivo queste parole il mio cuore trabocca dall’emozione, a volte ne ha paura, perchè siamo umani, e non possiamo comprendere pienamente cosa significa amare in modo puro e incondizionato, questi sentimenti nobili e divini sono talmente perfetti che fanno paura, almeno a me, a volte, quando non c’è Gesù che mi consola, perché invece molte volte lo fa.

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La conversione – 6

Arrivammo a San Giovanni Rotondo

Padre PioCominciai a piangere e versare fiumi di lacrime ininterrottamente. Lo sentivo dentro di me, mi faceva conoscere per quanto possibile chi era, il suo cuore, la sua anima, quanto amava le creature, quanto si era prodigato per loro e per la loro salvezza, quanto aveva interceduto con Dio per portarci a lui, quanta sofferenza per guadagnare le anime a Dio, soprattutto quanto amore e bontà che rivestiva verso tutte le creature.

Si era preso la croce di Gesù per completare la redenzione e la salvezza degli uomini. Mi confessai dopo tantissimo tempo e mi recai nella sua tomba che era posta nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie per pregare. Mi inchinai a pregare e sentii le sue parole dentro di me e furono queste: “io non posso prometterti niente, ma tu prega sempre, devi dire tutti i giorni il rosario e poi lascia fare a me”. Non udii proprio una voce, o meglio erano come parole stampate, nette, chiare, come un timbro. Rimasi un po’ li a pregare, mi sentivo come liberata, leggera, emozionata, provata ma serena, confortata ma soprattutto amata, amata di un amore e un linguaggio da me non comprensibili fino ad allora, un amore diverso, totale, si divino, un amore puro e disarmante che colmava la mia fame d’amore e dissetava la mia anima. Mi sentivo anche spogliata di tutto, è come se mi fosse stata fatta la radiografia dei miei trent’anni, perché quella era l’età che avevo.

* * *

Passato il periodo estivo tornai nella mia città di Bologna con una grandissima sete di conoscenza. Volevo sapere con precisione, con maggiore informazione chi fosse quel padre che aveva bussato al mio cuore e l’aveva sconvolto, ma di gioia regalandomi un’immensa serenità. Ero felice, appagata, mi recai in libreria e comprai diversi libri che trattavano sia la sua biografia che le sue opere, il catechismo, la sua figura mistica. Mentre leggevo le pagine di quei libri ho pianto tanto, mi sono enormemente emozionata, avevo trovato un senso alla vita, avevo scoperto l’amore verso le creature, avevo imparato che non siamo soli, che c’è lassù chi ascolta le nostre angosce, chi ci tende la mano. Lessi che San Pio aveva fondato i gruppi di preghiera in suo nome per pregare tutti insieme, io entrai a fare parte di uno dei suoi Gruppi. Andavo spesso in Chiesa, tutte le domeniche mi recavo a messa e avevo cominciato a prendere il sacramento dell’Eucarestia. Ricordo che quel periodo fu come una nuova fase della mia vita, di esplorazione, di conoscenza, di equilibrio, come se tante risposte mi fossero già state donate, ma era solo l’inizio, eravamo solo alla prima lettera dell’alfabeto di quello che sarebbe stato un percorso e un cammino rivolto ad una conversione spirituale che continua ancora a tutt’oggi. Perché quando ci si incammina verso l’infinito non ci si può fermare, c’è sempre tanta strada da percorrere, ti sembra di averne già intrapresa tanta, ma non è mai abbastanza, perchè c’è sempre da fare, da imparare, bisogna combattere per mantenersi saldi, per conservare al meglio i nostri doni e i nostri talenti, perchè noi siamo umani, siamo deboli, siamo imperfetti e limitati, abbiamo le nostre fragilità che ci penalizzano, che intralciano il cammino verso la perfezione divina. Ma non dobbiamo scoraggiarci, Gesù stesso ha vissuto la nostra condizione umana, proprio per quell’amore sublime verso la creatura imperfetta e terrena, proprio per quell’amore verso di noi si è fatto crocifiggere, ha preso su di se i peccati dell’umanità per la redenzione umana. Fino ad allora però io conoscevo solo Padre Pio, era lui la figura che sentivo, e che ho sentito al ritorno da San Giovanni Rotondo e che mi ha guidato, o meglio ha fatto da intercessore per aprirmi le porte all’incontro con Dio.

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Penso che nel corso di tutta la nostra vita Dio ad un certo punto bussi alla porta del nostro cuore, per ciascuno di noi in modo diverso, e abbia anche per ognuno un progetto salvifico diverso. Per molti di noi ha bisogno di ripulire il “terreno” del nostro animo, eliminare le erbacce secche, i rami spogli, purificarci per essere un pò più pronti all’incontro con lui, elevarci ad una dimensione diversa e superiore, come quel “leggero sollevamento” che spesso mi aveva accompagnato fino ad allora. Io facevo parte di quella categoria di persone, quelle da ripulire, anche perchè un terreno fertile, incolto e ripulito è meglio recettivo per accogliere, seminare e per portare frutto. Nel frattempo il mio amore cominciava a stare meglio e a riprendersi lentamente. Accade tutto in modo quasi inconsapevole, era come tutto inconscio, come se tutto ciò che stava accadendo lo realizzai pienamente con il trascorrere del tempo. In realtà allora non mi ponevo tante domande, vivevo ciò che accadeva in modo autentico, vivevo nel mio limbo senza troppe perplessità o interrogativi, che invece presero possesso di me parecchio tempo dopo, quando compresi con chiarezza ciò che realmente avevo maturato. E’ la ragione di queste pagine scritte molto tempo dopo rispetto all’esperienza vissuta, quando si ha una visione completa trasparente e assimilata e quando soprattutto si comprende il valore della testimonianza. L’ho raccontata oralmente molte volte a persone amiche, vicine, o che incontravo nel mio cammino, ma mai niente che lasciasse un’impronta scritta indelebile, che rimanesse nella memoria e nei sentimenti di chi invece è alla ricerca, di chi si pone degli interrogativi, di chi vorrebbe percepire una speranza nella propria vita, di chi vorrebbe rinnovarsi, di chi vorrebbe convertirsi, di chi desidera conforto ed è avvolto nella solitudine più totale, non dico quella che potrebbe apparire esteriore, ma quella interiore, la solitudine dell’anima, da chi è assorbito dall’inquietudine, da chi si chiede perchè viviamo? perché l’umanità soffre? perchè siamo attanagliati dal peccato? La mia non è la risposta assoluta, è la mia testimonianza che da uno spiraglio di luce, per chi vuole vederlo, per chi ha la sensibilità di aprire il cuore.

La conversione 7

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)

Piccolo pensiero

Sono appena tornata dalla Chiesa dove mi sono confessata, e parlando con il Sacerdote gli dicevo quanto facevo fatica a comprendere il mistero della sofferenza.

Dopo la confessione mi sono diretta ad un crocifisso della Chiesa per salutare Gesù e ho trovato un santino con una croce in legno molto bella con scritto: Sapienza e potenza di Dio con queste parole:

Peter Paul Rubens - elevazione della croceLa Croce

Per chi crede, la croce è manifestazione suprema dell’amore del Padre e del dono di Gesù. Fare il segno della croce e portare la croce al collo deve essere testimonianza che, nella nostra povertà e fragilità, ci dichiariamo anche noi dalla parte di quell’amore capace di sacrificare la propria vita.

Per Gesù la croce è il prezzo della fedeltà e dell’amore a Dio e agli uomini. La risurrezione è l’altra faccia della croce: è il segno che la via della fede a Dio e del dono di sé fino alla croce, è vincente.

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