La salvezza: appendice

Alessandro Turchi, detto l'Orbetto - Gesù e l'adulteraI PECCATI PERSONALI. La prima realtà incombente sono i nostri peccati personali, le nostre fragilità psichiche e morali, la nostra pigrizia, invidia, ambizione, vanità, sensualità. A questo proposito leggiamo il cap.5 vers.19-21 della lettera ai Galati. Siamo a livello dei peccati singoli, personali: è un elenco impressionante dei quattordici atteggiamenti negativi dell’uomo, che Paolo trae dall’esperienza sua e del suo tempo. Una visuale molto realistica e insieme pessimistica dell’uomo che si muove nell’ambito dei propri interessi. Un altro testo di Paolo riprende questo quadro con nuove pennellate,facendo una lista di ventuno atteggiamenti negativi che ritroviamo in Romani cap.1vers.28-31.

E’ una descrizione che sembra persino retorica tanto è gonfiata nelle parole.

L’apostolo sa benissimo come ciò che descrive abbia radice anche li lui,secondo la parola di Gesù nel Vangelo di Marco: “dal cuore degli uomini escono le cattive intenzioni: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, superbia, calunnia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo”. E non soltanto dal cuore di un uomo che magari è nato in una situazione disgraziata, drammatica, ma nel cuore di ogni uomo.

I peccati personali toccano tutti noi e li percepiamo nei loro effetti di ingiustizie, di divisioni, di rivalità; sono in noi con le loro radici nelle propensioni negative che abbiamo e da cui non possiamo liberarci da soli. Sapere che sono dentro di noi ci spinge a prenderle sul serio e a riflettervi con attenzione con l’aiuto di Dio e nostro Signore Gesù Cristo.

Sempre in Romani 1,28 San Paolo “Poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, li ha abbandonati in balia di un’intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno”. L’intelligenza depravata riguarda il cuore, perché ciò che viene meno è l’intelligenza del cuore, ossia la capacità orientativa dell’uomo di vedere tutte le realtà nella globalità del disegno di Dio.

Ci sono poi in noi forze dispersive e distruttive e, al fondo di tali inclinazioni, c’è una radicale diffidenza di Dio, una resistenza ad accettare una visione della vita subordinata al primato, all’iniziativa di Dio.

I PECCATI STRUTTURALI E SOCIALI. La seconda realtà incombente è quella del male presente nella società e nella storia. E’ importante, a questo punto, ampliare la riflessione ai tanti peccati strutturali e sociali che gravano su di noi.

I peccati strutturali e sociali non sono evidentemente soltanto la somma dei peccati personali, delle malizie individuali, bensì quelli inseriti nei sistemi di vita, nella mentalità, nelle idee ricevute. E’ un modo di essere e di vivere che la Sacra Scrittura chiama “mondo” in senso negativo, in cui, al di là delle belle parole, prevale il tornaconto, il bisogno di sopraffare gli altri, di contrattaccare, di sottomettere.

Non possiamo negare che la condizione umana sia molto drammatica; è una condizione conflittuale a cui non sfuggiamo (l’esempio più eclatante è rappresentato dalle lobby portatrici degli interessi delle categorie). Quando esaminiamo la storia del passato ci meravigliamo che si siano compiute scelte, anche nella storia della Chiesa (come la tortura e la guerra), dovremmo comprendere che quella gente viveva secondo le idee ricevute. Era praticamente impossibile sottrarsi a una mentalità che poteva portare a commettere ingiustizie (consapevolezza di peccare).

Ogni uomo, ogni donna è condizionata dai mali sociali. E quando ci rendiamo conto dei legami e delle schiavitù di peccato nelle quali viviamo e di far parte di un mondo ingiusto, violento, cattivo, che ci fa corresponsabili almeno psicologicamente di situazioni ripugnanti, comprendiamo da che cosa dobbiamo essere salvati. Pensiamo, per esempio, al male che si è manifestato nelle grandi guerre mondiali, nell’antisemitismo, nei lager, nella morte di milioni e milioni di ebrei, una morte senza ragione, senza senso. Questo è il peso del peccato che incombe su di noi, un peso che grava ancora nel presente per ciò che è accaduto in Bosnia,in Kosovo,in Burundi,in Randa, per ciò che sta accadendo in tante altri parti del mondo dove centinaia di migliaia di innocenti muoiono, dove le persone sono trascinate a diventare crudeli,violente,sono costrette ad uccidere.

La salvezza che Dio offre all’uomo è il ritrovare nella pienezza dell’incontro con Cristo, la potenzialità di quell’apertura originaria, voluta da Dio, che crea la mentalità del bene, la cultura positiva.

E’ vero che i peccati sociali e strutturali non possono essere imputati a noi dal punto di vista morale, e tuttavia sono parte della nostra schiavitù. L’uomo è incapace di creare un ordine sociale giusto, dove non ci siano fame, povertà, miseria, sopraffazioni. Nemmeno le organizzazioni internazionali create per sovvenire ai bisogni dei più deboli riescono a operare in modo che il bene di alcuni non sia il male per altri. E così la storia dell’umanità va avanti di peccato in peccato, di guerra in guerra, di oppressione in oppressione.

I PECCATI COLLETTIVI RAZIONALIZZATI. Non è ancora tutto: Ai peccati personali e alle nostre fragilità psichiche e morali, ai peccato sociali e alle ingiustizie con cui ogni uomo è connivente per il solo fatto di esserci, va’aggiunta un terza realtà: il peso dei peccati collettivi assurti a dottrina. Sono ideologie, filosofie, devianze delle religioni, filoni culturali di ogni tipo, che chiamano bene il male e lo razionalizzano,lo giustificano conferendogli durata e persistenza. Di qui nascono le catastrofi che rovesciano le società e sconvolgono periodicamente il corso della storia. Possono assumere l’aspetto di una catastrofe lenta, quasi una peste che a poco a poco distrugge dall’interno una civiltà. Non si tratta semplicemente di strutture organizzate di male, di peccato, ma di strutture di pensiero che producono il male.

Ci troviamo davanti a una realtà diabolica proprio in quanto il male viene considerato bene per ragioni di stato, di interessi economici; tali deviazioni sociali confondono la mente, annebbiano la vista, impediscino di giudicare rettamente.

La salvezza di Dio, il suo farci passare indenni attraverso questo immenso oceano di male è un miracolo, equivale a essere chiamati, come Lazzaro, fuori dalla tomba, a uscire, come gli Ebrei, dall’Egitto guadando il Mar Rosso.

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