Conversione e Regno di Dio: Il Regno non avrà mai fine

Carl Heinrich Bloch - Gesù ConsolatoreDio offre a tutti gli uomini il suo Regno, li invita tutti alle grandi nozze del Figlio suo che venendo al mondo ha sposato la natura umana; nozze che aprono agli uomini la via della salvezza perché Cristo, lo Sposo, per mezzo della sua incarnazione ricondurrà gli uomini alla casa della vita, al Regno del Padre. La salvezza è il grande banchetto nuziale imbandito per tutta l’umanità; unica condizione per parteciparvi è accettare l’invito, tanto liberale quanto assolutamente gratuito. Ma come gli invitati della parabola, molti uomini si chiudono a questo invito e lo respingono ripetutamente. La salvezza è dono e chi non l’accetta vi si esclude da sé; è questo il significato della perdizione eterna, adombrata dal castigo inflitto a quanti hanno disprezzato l’invito alle nozze. Al loro posto vengono invitati altri e l’evangelista Luca specifica che sono i “poveri, storpi, ciechi, zoppi” (Lc.14,21); essi si affrettano al banchetto e rappresentano coloro che, consapevoli della propria indigenza, avvertono il bisogno di essere salvati e intuiscono che solo Dio può salvarli. La loro povertà li apre al dono divino.

Tuttavia anche tra quelli che accolgono l’invito, non tutti sono approvati. Sulla terra, il Regno di Dio, cioè la comunità dei fedeli, accoglie chiunque voglia entrarvi, un po’ come il campo ospita il grano e la zizzania, o la rete gettata in mare si riempie di pesci buoni e cattivi; ma alla fine del tempo Dio stesso farà una scelta e quelli che saranno sorpresi senza “abito nuziale”, verranno gettati “fuori nella tenebra, ivi ci sarà pianto e stridore di denti” (Mt.22,13).

Il Regno, la salvezza eterna sono il dono gratuito dell’amore infinito di Dio; ma appunto perché dono d’amore esigono accettazione e corrispondenza d’amore. Rifiutare il dono è rifiutare l’amore che lo offre e quindi mettersi volutamente fuori dal Regno di Dio che è regno d’amore. Ma chi, accettando l’invito, entra nella comunità dei fedeli e conseguentemente nella Chiesa, corpo mistico di Gesù, vive in modo degno, sarà approvato e introdotto alle nozze eterne del Figlio di Dio, in quel Regno che non avrà fine.

E il Regno di Dio avrà pieno compimento solo nella gloria del cielo; quaggiù si va sviluppando nel suo complesso finché nuovi uomini nasceranno alla vita, e si va sviluppando nei singoli per affermarsi in ognuno in modo sempre più stabile. Benché Gesù, sulla Croce, abbia consumato le sue nozze con l’umanità riscattandola dal peccato, e risorgendo l’abbia fatta rinascere a nuova vita e le abbia dato il diritto alla gloria eterna, tuttavia finché si vive quaggiù “è nella speranza che siamo stati salvati” (Rm.8,24). Speranza che non delude, perché fondata sull’amore indefettibile di Dio, il quale per salvare il mondo “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm.8.32).

Speranza e quindi attesa di un bene futuro, sicuramente promesso da parte di Dio, ma anche incerto perché il conseguirlo esige la collaborazione libera di ogni uomo. Ciò à alla vita presente un senso di precarietà, di aspettativa, di vigilia.

“Con verità siamo chiamati, e lo siamo, figli di Dio, ma non siamo ancora apparsi con Cristo nella gloria, nella quale saremo simili Dio, perché lo vedremo qual è. Pertanto finché abitiamo in questo corpo, siamo esuli lontani dal Signore” (2^Cor.5,6).

La vita terrena, fratelli e sorelle, non è un valore stabile, definitivo, ma piuttosto una prova, un itinerario verso una meta precisa: l’eternità beata.

Noi cristiani, perciò, non dobbiamo tanto preoccuparci di sistemarci bene quaggiù, quanto di camminare senza interruzione verso la patria che ci attende. Se in questa vita usiamo i beni terreni, non attacchiamoci ad essi più di tanto per non correre il rischio di fermarsi su di essi, ma desideriamo e pensiamo di raggiungere quelli eterni. E se per conseguire nel nostro intento fosse necessario rinunciare ai valori terreni, rinunciamoci senza troppe nostalgie, perché rammentiamolo sempre “il Regno dei cieli è simile a un mercante che cerca perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutto il suo avere e la compra” (Mt.13,45-46).

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