Il battesimo nello Spirito

fonteIn Giovanni 2,23-3,21 c’è l’incontro notturno con Nicodemo. Dopo l’introduzione in 2,23-3,2 che ci introduce nella situazione, il dialogo si sviluppa secondo uno schema molto chiaro: tre rivelazioni di Gesù (vers.3;5-8;11-21) contraddistinte da un inizio comune e solenne 8in verità in verità vi dico) e da una domanda che dimostra l’incomprensione di Nicodemo. Dunque: tre battute e tre risposte.

Dietro lo schema si scopre un movimento, quindi un significato. Il discorso inizia con un detto enigmatico di Gesù, e il seguito lo precisa, lo chiarisce prendendo occasione dalla domanda incomprensione di Nicodemo.

Potremmo affermare che siamo di fronte ad una tecnica letteraria, che serve a far progredire il discorso. In realtà c’è molto di più: è rivelatrice di una situazione: l’uomo è incapace di capire, la sua comprensione resta carnale. Ma che cosa capire, fratelli e sorelle? E quali le condizioni pere poter capire?

E’ il significato teologico: una medesima realtà può essere compresa a livello carnale e a livello spirituale. L’uomo è prigioniero del primo livello. Ma per divenire credente deve passare al secondo. Per parlare di Dio è necessario ricorrere alle realtà quotidiane della nostra esperienza, le quali, per chi sa vedere, sono simboli di una realtà più profonda e quindi un mezzo per esprimere Dio:occorre saper vedere.

Infine possiamo intravedere nel dialogo alcuni aspetti:per esempio l’espressione dall’alto-dal basso; carne-spirito. Qui non stiamo parlando di due mondi contrapposti, di due sfere. Qui più semplicemente, mettiamo in luce da una parte l’impotenza dell’uomo lasciato a se stesso, dall’altra la gratuità del dono che ci viene dato.

Abbiamo detto che il discorso si sviluppa in tre battute. Ora possiamo osservare che le prime due(vv.3;5-8) si richiamano fortemente fra loro e si precisano. In esse ricorrono le medesime parole significative:regno, nascere, dall’alto. Il tema, fratelli e sorelle, è la necessità di una rigenerazione per entrare nel Regno.

Al contrario, la terza battuta è diversa dalle prime due: non svolge il tema della rigenerazione ma quello della rivelazione e della fede. In essa ricorrono due termini molto significativi: credere e segno.

A questo punto entriamo in dettaglio nel dialogo.

NICODEMO. E’ lui che va da Gesù e prende per primo la parola. Ma non lasciamoci ingannare: non è lui il protagonista. E’ Gesù che conduce il dialogo portando Nicodemo su strade impensate, mettendolo di fronte alla sua incredulità. Egli va da Gesù di notte (V.2). Che significa: desiderio di quiete, di tempo, in modo da condurre il dialogo sino in fondo? Oppure la paura di compromettersi? Oppure perché la notte è il simbolo della situazione dell’uomo? Forse, fratelli e sorelle, è meglio subire il fascino poetico dell’annotazione:”E’ come su uno sfondo vuoto, nero (come oscura è la notte) che si stagliano le due future”. Nulla ci deve distrarre.

Più importante è osservare che Nicodemo è un uomo rappresentativo. E’ un notabile, un maestro di Israele, e parla come un portavoce:”Noi sappiamo”. Egli pronuncia un giudizio con autorità, sicuro: “Nessuno può compiere i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. E’ sicuro dunque, ma forse sta proprio in questa sicurezza la ragione ultima della sua incomprensione: egli pensa di avere già capito Gesù, ha letto il suo operato entro gli schemi della propria teologia. Così ha perso tutta la forza di rinnovamento a cui la rivelazione di Gesù intendeva portarlo. Nicodemo afferma che Gesù viene da Dio, ma non comprende il suo invito a rinnovarsi.

Nicodemo è l’uomo colto, religioso, con alle spalle una lunga pratica di studio e di ricerca religiosa e morale. Ma tutto questo (ecco il significato ultimo del dialogo) non è che impotenza: Ciò che è generato dalla carne è carne (v:6). Nicodemo non sa capire. Tutto il dialogo sottolinea la sua incomprensione:vv.$,). L’opposizione Gesù-Nicodemo esprime quella più ampia tra Gesù e la gente di Gerusalemme. Tutto questo manifesta il conflitto tra Gesù e il suo popolo, tra Gesù e gli uomini di ogni epoca 8come noi in questo momento), tra luce e le tenebre.

Vedendo i segni, non basta concludere costui viene da Dio, come fa Nicodemo e come già prima avevano probabilmente fatto i molti di Gerusalemme. Di questa conclusione Gesù non si accontenta. Dobbiamo, più profondamente, accogliere la Parola che invita alla rigenerazione. Nicodemo si rifiuta di vedere, attraverso i segni, qualcosa che va oltre la sua conclusione di onesto giudeo, qualcosa che esige una rigenerazione (rinnovamento) perché pone di fronte a un Messia che non soltanto viene da Dio, ma porta una rivelazione che fa cadere le antiche concezioni di Dio.

Possiamo affermare che il dialogo con Nicodemo diventa un forte richiamo a misurare la propria fede. Non basta credere in Dio e nel suo Messia: quale Dio?quale Messia? Ma è anche un forte richiamo alla gratuità del dono di Dio. Si parla di nascita: non esiste un’espressione più adatta di questa per mettere in risalto, da una parte la radicale impotenza dell’uomo, dall’altra la gratuità e la novità del dono.

E’ questo il tema che percorre il colloquio da un capo all’altro. Nicodemo è un maestro, ma non sa darsi la vita divina. Anzi, neppure la capisce. Non intuisce il mistero dello Spirito Santo, eppure l’AT ne ha parlato (v.10). Non capisce le cose terrene (potremmo dire gli aspetti più umani del mistero di Dio); come può capire le cose celesti (cioè le cose che riguardano più direttamente Dio)? “Non si entra nel regno di Dio né per via di conquista, né in forza del genio, anche se religioso. Ci si entra come si entra nella vita: attraverso la grazia di una nuova nascita, dell’amore infinito, in Cristo Gesù”.

La nascita dall’acqua e dallo Spirito. L’espressione “acqua e spirito” è innegabilmente in relazione al battesimo 8V.5). Ma quali aspetti sottolinea Gesù? La purificazione dai peccati e soprattutto l’apertura alla rivelazione di Dio.

L’acqua conserva il suo duplice simbolismo di purificazione e di fecondità. Vi è dunque il motivo della purificazione dei peccati, cioè dalla cecità di fronte alla rivelazione e dal rifiuto dell’amore (peccato di incredulità e di egoismo). Il motivo della purificazione dai peccati è ancora visibile dall’accenno al serpente elevato da Mosè nel deserto (Nm.21,4-9). Ma dobbiamo dire che San Giovanni non si ferma molto a vedere nella Croce il gesto di Dio che ci purifica dal peccato. Egli vede in essa, come preferenza, la rivelazione di quell’amore divino al quale dobbiamo credere e dal quale dobbiamo lasciarci avvolgere. Lo Spirito, fratelli e sorelle, è il vero attore, l’interprete principale, la forza misteriosa che agisce – invisibile come il vento – nelle apparenze visibili del battesimo. E’ una realtà misteriosa e inafferrabile, imprevedibile, ma è pur sempre possibile, in un certo senso, verificare la sua azione e la sua presenza, cioè la nuova, impensata capacità di conoscere e di amare: segno della presenza dello Spirito santo è la capacità di comprendere il mistero di Gesù.