Apocalisse: Prologo 1

cavalieri dell'apocalisse - Viktor Vasnetsov

I Cavalieri dell’Apocalisse, opera di Viktor Vasnetsov

Capitolo 1, 1-3

Rivelazione di Gesù Cristo, che gli fu data da Dio perché mostrasse ai suoi servi le cose che debbono accadere e presto, che egli comunicò – mediante il suo angelo – al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, cioè tutte le cose che vide. Beato colui che leggerà e quelli che ascolteranno le parole di questa profezia, se avranno messo in pratica ciò che in essa è scritto. Sì, il tempo è vicino.

L’inizio del libro e la conclusione (22, 6-10) vanno letti assieme. Si richiamano e costituiscono una cornice che inquadra l’intero discorso. Ci vengono fornite le prime indispensabili notizie: l’origine del messaggio, il suo contenuto, i destinatari, lo spirito con cui ascoltarlo.

Il messaggio viene da Dio, non dall’uomo: qui sta la sua autorevolezza. La rivelazione, di cui il libro è portatore, ha, infatti, il suo punto di partenza dal Padre (gli fu data da Dio), ha come successivi mediatori Gesù Cristo, gli angeli e Giovanni, e raggiunge il suo termine nell’assemblea liturgica, allorché lo scritto viene letto ad alta voce da un lettore e ascoltato con fede dall’intera assemblea. “Le cose che debbono accadere presto”: la formula è abbastanza caratteristica del genere letterario apocalittico; essa richiama allo stesso tempo l’imminenza e il carattere irrevocabile del compimento del disegno di Dio. Vale a dire che la formula non è un semplice procedimento letterario destinata a suscitare un conforto e un impegno immediati; essa s’appoggia sulla convinzione che la fase ultima della storia della salvezza è stata inaugurata dall’evento pasquale.

“E la testimonianza” è in stretto legame col carattere profetico del messaggio. Il testimone è colui che ha udito la parola di Dio o che ha goduto la visione delle realtà celesti e del disegno di Dio. Questa esperienza superiore è nello stesso tempo invio in missione: il testimone deve trasmettere ciò che ha visto e inteso, non per darne la descrizione, ma in modo da comunicarne l’intelligenza profetica e suscitare, di lì, la risposta di fede.

Nell’Apocalisse, come d’altronde nell’insieme della letteratura giovannea, Gesù è il testimone per eccellenza che può rivelare autenticamente e in perfetta fedeltà il disegno di Dio. Beneficiaria di questa rivelazione e illuminata dallo Spirito, la comunità cristiana è, a sua volta, in missione di testimonianza. Come Gesù Cristo, il testimone fedele, essa incontra la contraddizione delle potenze terrene e deve sopportare la persecuzione.

Nel genere apocalittico, la visione è il quadro abituale della comunicazione del messaggio: e il profeta intravede in anticipo, attraverso lo svolgersi della storia, l’approssimarsi e l’avvento degli ultimi giorni. Nell’apocalisse giovannea, le visioni hanno per oggetto principale l’inaugurazione del trionfo di Gesù Cristo e i diversi aspetti della condizione escatologica della Chiesa. Già nell’intestazione e nella conclusione è indicato, globalmente, l’atteggiamento di fondo che il lettore credente deve far proprio: leggere, ascoltare, mettere in pratica. Leggere e ascoltare fedelmente, senza nulla aggiungere e senza nulla togliere.

Prendere con coraggio e senza esitazioni, subito, le proprie decisioni: questo è, appunto, il senso di “mettere in pratica”. Soprattutto ( e questo vale per il giusto perseguitato e scoraggiato) continuare nella propria strada intrapresa, anche se continuamente smentita e apparentemente sconfitta. “Il tempo è vicino”: l’ingiusto commetta pure le sue ingiustizie, l’immondo divenga pure sempre più immondo, ma il giusto perseveri nella sua giustizia e il santo si santifichi sempre di più! All’inizio e alla fine è proclamata la beatitudine per coloro che leggono, ascoltano e mettono in pratica. Nell’intero libro troveremo altre beatitudine, ma avremo tempo di parlarne.

Rivelazione, profezia e testimonianza.

*La rivelazione indica l’origine del messaggio e la sua autorevolezza: viene da Dio Padre, non dal ragionamento dell’uomo.

*Profezia ne indica lo scopo, o la funzione: offrire alle comunità gli strumenti per comprendere in profondità il senso salvifico delle vicende che accadono. La profezia non è la previsione del futuro, ma la lettura del presente con gli occhi di Dio.

*Testimonianza, si riferisce a Gesù Cristo, in particolare alla sua morte e risurrezione. Un doppio riferimento: è la memoria di Gesù la luce che permette di leggere in profondità la vicende che accadono, lettura che là dove avviene trasforma la comunità in una vivente testimonianza resa al Signore morto e risorto.

Capitolo 1, 4-8

*Giovanni alle sette chiese dell’Asia. Grazia a voi e pace da parte di Colui che è, che era, che viene, e da parte dei sette spiriti che stanno davanti al trono di Dio, *e da parte di Gesù Cristo, colui che è il testimone fedele, il primogenito fra i morti, il Signore dei re della terra. A lui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati mediante il suo sangue *e ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e dominio nei secoli dei secoli. Amen! *Ecco: viene sulle nubi. Tutti gli uomini lo contempleranno, anche coloro che l’hanno trafitto, e si batteranno per lui il petto tutte le nazioni della terra. Sì,amen! *Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Dio, colui che è, che era e che viene, il Creatore di tutto.

Destinatari della lettera sono le “sette chiese dell’Asia”, che al cap. 1, 11 vengono accuratamente nominate: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea. Sono tutte collocate sull’antica strada imperiale che collegava i principali centri dell’Asia proconsolare. Ma bisogna anche badare al numero “sette”, numero caro a tutta la letteratura apocalittica e simboleggiante la pienezza. Dunque lo scritto è anche diretto alla Chiesa intera. Il saluto che Giovanni rivolge alle Chiese è tipicamente biblico e cristiano: “Grazia e pace”. Beni che sono dono dell’amore gratuito di Dio.

Dio è descritto con una perifrasi (Colui che è, che era, che viene) che ci ricorda il nome divino in Esodo 3,4: “Io sono colui che sono”. Il messaggio semplice e grandioso di Giovanni è, infatti, questo: la storia è nelle mani di Dio. Può sembrare un’affermazione scontata e generica, ma non lo è se indirizzata ad uomini perseguitati. E osserviamo un particolare. Nel giudaesimo si diceva: “Colui che è, che era, che sarà”. Giovanni ha preferito sostituire (Che illuminazione!) “che sarà” con “che viene”. Con questo il tema del suo discorso è ulteriormente precisato: la venuta del Signore. I sette spiriti sono gli “arcangeli” che secondo la concezione giudaica stanno davanti al trono di Dio. Gesù Cristo è descritto con tre titoli (testimone fedele, primogenito dei morti, Signore dei re della terra), che sembrano evocare alcune espressioni del salmo 89 (vv.38.28), un inno alla fedeltà di Dio e alla sua vittoria sulla ribellione dei popoli. Sono tre i titoli che prendono in considerazione i momenti principali della vita di Gesù: la passione (la testimonianza fedele), la risurrezione (primogenito dei morti), la glorificazione (Signore dei re della terra).Si tratta di una professione di fede cristologia ricca di risonanze tradizionali, perché Giovanni è fedele al patrimonio comune della fede.

L’Apocalisse è un “Vangelo”, una “lieta notizia”. Eccola: “Viene tra le nubi; tutti gli uomini lo contempleranno, anche quelli che l’hanno trafitto. La breve introduzione si chiude, infine, riaffermando la signoria di Dio sulla storia: “Io sono l’alfa e l’omega”, – vale a dire “Io sono il principio e la fine -, colui che è, che era, che viene, l’Onnipotente”. Il brano che abbiamo analizzato, ci offre diversi spunti interessanti.

Primo: la struttura del brano è teocentrica. Si apre (v.4) e si chiude (v.8) con l’affermazione della signoria di Dio sulla storia. E’ unicamente sulla base della sovranità di Dio che l’uomo (non certo il mondo arrogante e violento, ma l’uomo che crede nell’amore e nella verità) è autorizzato a sperare. In questo quadro è inserito il dramma della salvezza, che Giovanni rende comprensibile in quel centro denso e rivelatore che è la storia di Gesù (vv.5-6): una storia d’amore e di donazione (colui che ci ama), di liberazione dal peccato (ci ha liberato dai nostri peccati nel suo sangue) e di recupero dell’unità (ha fatto di noi una comunità di sacerdoti).

Secondo: nel brano è visibile un movimento di discesa e di salita, di dono e di risposta. Da dio discende il dono della grazia e della pace (v.4), dall’uomo sale l’inno di ringraziamento e di lode (v.5). La salvezza è dono gratuito di Dio, all’uomo non resta che accoglierla e ringraziare. I motivi di lode e del ringraziamento sono esplicitamente elencati: l’amore del Cristo, il riscatto del peccato, la comunità.

Terzo: il brano rilegge l’A.T. e la tradizione cristiana. L’Apocalisse è una grandiosa rilettura dell’A.T., e alcune sue pagine sono un vero e proprio mosaico di immagini e di espressioni bibliche. Ma è una rilettura originale, cristologia, fatta a partire da un centro ben definito: la signoria di Dio sugli eventi e la via della Croce ( quindi del martirio) come unica strada di vittoria. Tutte queste cose le incontreremo continuamente e appariranno sempre più come l’asse portante dell’intero libro.

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