Pregare per i vivi e per i morti

L’invito a “pregare per i vivi e per i defunti” si basa su una grande e splendida verità: la comunione dei santi. La Chiesa educa in continuazione in tutta la Liturgia, che è la sua preghiera pubblica e ufficiale, all’esercizio di quest’opera di misericordia. Infatti, nella preghiera eucaristica, noi preghiamo sia per i vivi che per i defunti. Quindi, partecipando consapevolmente alla Liturgia, esercitiamo già quest’opera di misericordia.

Ma nel costume della comunità cristiana ci sono anche altre forme individuali e personali: ad esempio, fare celebrare la santa Messa per determinate persone vive, in difficoltà (malati,famiglie in crisi, ecc..) o in date significative della loro vita come l’onomastico, il compleanno, l’anniversario di matrimonio o per i propri parenti defunti, particolarmente nell’anniversario della morte.

Ogni famiglia potrebbe costruire un vero e proprio anno liturgico famigliare. Mentre la Chiesa universale ha il suo anno liturgico, la famiglia “piccola chiesa domestica”, ha anch’essa il suo calendario liturgico che segna, nella preghiera, le tappe della sua vita.

Un’altra forma di attuazione di questa opera avviene attraverso “l’apostolato della preghiera”: è molto forte perché si impernia tutta la realtà della comunione dei santi. Si mette in circolazione nel corpo di tutta la Chiesa il valore delle preghiere, delle azioni, dei sacrifici di ciascun cristiano, ogni giorno: è come un flesso di sangue nuovo che entra in circolazione, che va a nutrire e rafforzare tutte le membra del corpo. Non è una piccola pratica devozionale, è una forma essenziale e robusta di vivere la realtà misteriosa, ma forte e carica di speranza: la comunione dei santi.

Amen,alleluia,amen.

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