A Cana di Galilea

Questo è il primo miracolo che Gesù fece.
Sarebbe meglio dire che a Cana di Galilea è nata ed iniziata l’opera attiva, diretta, totale di Gesù insieme a Maria Vergine. Qui c’è la Betlemme della missione. Maria e Madre feconda per opera dello Spirito santo. Lo è dall’eternità. Lo sarà fino alla fine dei tempi, perché, nel piano della redenzione tutto accade “nel nome di Maria” e ” nel nome di Gesù” per opera dello Spirito Santo.
Gesù e Maria sono il binomio dell’amore di Dio per l’uomo offerto come modello di vita e ideale cui aspirare la propria conversione interiore e quella di tutti i credenti che accolgono Gesù come “proposta d’esperienza di vita con Dio”, di contemplazione, come Persona divina venuta tra noi per insegnarci come mettere Dio al primo posto, come vivere in tutto la sua volontà, come rispondere alla sofferenza, alle contrarietà, alle contraddizioni del nostro io, alle passioni della carne, della superbia, della concupiscenza, alla cupidigia, all’invidia, al desiderio di felicità inquietante e travolgente che agita in ogni istante la tensione profonda dell’essere intelligente e libero: soprattutto quella forza trascendente dello Spirito che non si sazia con il possesso delle cose o con il potere del denaro e della libertà per la libertà a 360 gradi.
A Cana inizia la scuola di Gesù e Maria per la nascita degli uomini figli di Dio. Qui si impone la scoperta della contemplazione come vocazione del credente, della Chiesa e del regno di Dio con noi.
Il contemplativo è testimone dell’essenziale in mezzo a noi. A Cana, Maria, la contemplativa per eccellenza, trascurando il fragore della festa, coglie ciò che è essenziale per il proseguimento delle nozze. E l’essenziale è Dio in Gesù, fatto uomo, che deve essere collocato al centro della nostra persona come il sole in cielo.
“IO sono la luce del mondo” (Gv.9,5). “Camminate finché la luce è ancora tra voi” (Gv.12,35-36).

Così manifestò la sua gloria.
La gloria di Gesù, nel contesto del Vangelo di Giovanni, è inseparabile dalla croce e dalla resurrezione. I segni, di cui quello di Cana è il primo, hanno funzione di svelare che la vicenda di Gesù di Nazareth, incamminato verso la croce, nasconde nel suo profondo la vittoria di Dio.
Alla base di tutto ciò c’è l’amore di Dio per l’uomo: un amore che non annulla la natura umana per piegarla alla natura divina nel Verbo fatto carne, ma un amore che redime l’uomo dalla colpa e dai peccati, offrendogli in Cristo, il modello di umanità possibile, anzi è un invito a lasciarsi conquistare da Cristo.
Il dialogo con Dio in Gesù, uomo e Dio, morto e risorto, è più di un dialogo. Lo abbiamo già dimostrato: è, innanzitutto, una maniera di porsi alla conquista di quell’identità per cui Dio è possibile, è praticabile, è nella dimensione umana senza smarrire nulla della dimensione della Persona divina. A Cana Gesù, per intervento di Maria, annuncia con le parole di Paolo di Tarso: “Ti basta la mia grazia” (2^Cor.12,9). Gesù è ciò che manca ad ogni uomo perché possa essere se stesso. L’uomo laico deve scoprire che senza Gesù, Dio fatto uomo, non potrà mai essere se stesso, perché egli cerca il Dio fatto uomo in ogni suo desiderio di felicità e di benessere. Infine Gesù insegna che la sua gloria dipende dalla conformità e dalla dipendenza al volere del padre.
A Cana Gesù diventa Maestro ed esempio dell’uomo nuovo creato da Dio nella verità, nella giustizia, nella figliolanza divina.
” A quanti l’accolsero diede il potere di diventare figli di Dio” (Gv.1,12). Poiché “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv.1,16).