Atti degli Apostoli

Ultima cena di Gesù - Joan de Joanes

Cercheremo, fratelli e sorelle, di meditare alcune caratteristiche della Chiesa come appare dagli atti degli Apostoli, desiderando di aiutarci vicendevolmente nella lettura diretta del testo per plasmare su di esso la nostra vita.

At.1,4-8:Stando con loro a tavola, comandò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare la promessa del Padre, “che avete ascoltato da me; perché Giovanni battezzò con acqua, ma voi con Spirito Santo sarete battezzati fra non molti giorni”.
I convenuti allora lo interrogavano: “Signore, in questo tempo restaurerai il regno d’Israele?”.
Disse loro:”Non sta a voi conoscere i tempi e le circostanze che il Padre ha posto in suo potere; ma riceverete la forza dello Spirito santo che verrà su di voi a sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino alle estremità della terra”.

Questi versetti riprendono il filo del Discorso di Lc. 24,46-49, a cui ci si può rivolgere per vedere come vi tornino gli stessi elementi di base di questo passo.
Come è descritta da questi versetti l’esperienza cristiana?

Possiamo individuare tre momenti:

a) non allontanarsi-aspettare;
b) ricevere lo Spirito Santo;
c) essere testimoni.

Come mostra il successivo racconto della Pentecoste (At.2,1-13), il primo momento è sempre una strettoia o un momento di buio e di pazienza nella fede: occorre fidarsi della promessa e non cercare di conoscere tempi e momenti sovrapponendo il proprio progetto a quello che il Padre ha già preparato e messo in opera. E’ il momento del “perseverare nella preghiera” (At.1,14).

L’attesa non è fine a se stessa, ma è coronata dall’adempimento della promessa e dall’ingresso di Dio nella storia: lo Spirito Santo, manifestazione della potenza di Dio, viene per essere la forza dei credenti: se la chiesa non accoglie questa forza divina che la spinge dall’interno, non può rispondere alla chiamata del Signore.

Infine è necessario muoversi e uscire: il testo mostra un bel contrasto tra il ver.4 in cui si dice che gli apostoli non devono allontanarsi da Gerusalemme e il ver.8 in cui Gerusalemme diventa invece una sorta di centro di irradiazione con la massima apertura possibile verso il mondo. Ma il problema, appunto, per i credenti, è di sapere aspettare che maturi il tempo del progetto di Dio; quelli che a noi possono sembrare episodi, sono fatti da tempo preparati, e con un seguito; il loro vero protagonista è lo Spirito Santo che attraverso di essi guida la chiesa al suo compimento fino ai confini della terra.

Saper aspettare è importante, perché è una manifestazione della propria fede nella parola e nelle promesse di Dio: Dio è padrone del tempo, come dice anche Gesù al ver.7, e non si tratta di fare conti o previsioni, ma di cogliere i segni che egli manda, così come li manda.

La storia quindi, nella sua dimensione di tempo, è prima di tutto dominio di Dio, mentre il credente è chiamato a essere testimone superando i limiti dello spazio, con una missione universale che è ineliminabile dall’essere cristiani.

Da ultimo sottolineiamo ancora la centralità assoluta dello Spirito Santo, vero protagonista degli Atti e della storia della chiesa.

Lo Spirito è “promesso dal Padre” (ver.4), perché già i profeti dell’AT avevano parlato di una salvezza sovrabbondante che doveva manifestarsi in Gerusalemme (Is.2,1; Gl.3,5; Zc.12,10 e 13,1); egli riveste i credenti manifestando nelle loro parole e opere la propria potenza, rendendoli cioè testimoni.

L’identità profonda della chiesa è proprio questa: missionaria perché testimone e testimone perché visitata e guidata dallo Spirito Santo.